fbpx
Connect with us

DVD/Blu Ray

Il figlio di Saul di László Nemes in blu ray

Il giovane László Nemes (1977), al suo esordio dietro la macchina da presa, realizza un film decisivo, importante, laddove la questione dell’orrore dei campi di concentramento nazisti viene affrontata con sguardo ‘pudico’, nel senso che, pur penetrando, come mai prima si era tentato, all’interno delle fabbrica dello sterminio, il regista ungherese non cede, rivelando grande coerenza stilistica, alla tentazione della ‘cosmesi’, ovvero della spettacolarizzazione della più grande catastrofe della Storia

Pubblicato

il

Il giovane László Nemes (1977), al suo esordio dietro la macchina da presa, realizza un film decisivo, importante, laddove la questione dell’orrore dei campi di concentramento nazisti viene affrontata con sguardo ‘pudico’, nel senso che, pur penetrando, come mai prima si era tentato, all’interno delle fabbrica dello sterminio, il regista ungherese non cede, rivelando grande coerenza stilistica, alla tentazione della ‘cosmesi’, ovvero della spettacolarizzazione della più grande catastrofe della Storia. L’insistenza della mdp sul volto impietrito di Saul Auslander (Géza Röhrig), ebreo ungherese arruolato nel Sonderkommando, ovvero quel gruppo di prigionieri deputato alle operazioni di realizzazione del ‘trattamento’ dei deportati, a scapito del resto dell’azione, che, seppur concitata, rimane in un ostinato fuori campo, è funzionale proprio alla necessità di testimoniare i fatti senza ricorrere all’aberrante ridondanza della ‘rappresentazione’ che, in quest’occasione, non avrebbe aggiunto alcunché, se non soddisfare il voyeurismo, neanche troppo inconscio, di uno spettatore sempre più sadicamente attratto dai limiti del filmabile.

Nemes, che probabilmente ha compulsato l’interessante Immagini malgrado tutto di Georges Didi-Huberman, dimostra di avere profondamente meditato sul piano etico-estetico, giacché sa bene che, nonostante le varie testimonianze che hanno riferito quanto accaduto all’interno dei campi di sterminio, non esistono dei documenti visivi che attestino i fatti quando ancora le operazioni della ‘soluzione finale’ erano in corso. Ed infatti vediamo, durante una significativa sequenza, uno dei componenti del sonderkommando tentare di scattare una foto durante le manovre di ammassamento dei morituri, da inviare all’esercito di liberazione, nella speranza di essere tratti in salvo quanto prima; non è un mistero, d’altronde, che anche la stessa popolazione tedesca per anni sia rimasta all’oscuro, non potendo credere a quanto veniva narrato dai pochi sopravvissuti, dato che l’assurdità e soprattutto l’antieconomicità di un tale processo davvero rendevano non credibile quanto riferito.

I vari fuori fuoco con cui sapientemente il regista sfuma ciò che avviene in campo lungo (capiamo bene dal sonoro che sta avvenendo un’intollerabile mattanza) rispondono all’esigenza di non accondiscendere alla richiesta di uno sguardo che voglia penetrare laddove mai nessun operatore esterno è giunto, e solo per rari e brevissimi momenti si coglie quanto davvero sta accadendo. Nella realtà, infatti, possediamo, seguendo quanto è esposto da Didi-Huberman, solo pochissime agghiaccianti istantanee delle operazioni di cremazione dei corpi gasati nelle fosse di cinerazione all’aria aperta all’interno del campo di Auschwitz (dove d’altronde si svolge il film), e, quindi, rimanendo fedele a quanto effettivamente ci è pervenuto, Nemes si attiene all’unica documentazione plausibile, senza alcuna smania – arbitraria – di ricostruzione dell’azione. La sua scelta è coraggiosissima, e il suo, difatti, non è un ‘bel film’, cioè non collude mai con l’aspettativa di un pubblico che vorrebbe vedere riferirsi, implacabilmente, la cartografia dell’orrore, e allora si rimane appesi alle pieghe del volto impassibile di Saul, che, attraverso la sua immobilità, costituisce la testimonianza più efficace di quanto coerentemente viene negato allo sguardo. Stupisce, proprio per la fermezza di tale posizione, che Il figlio di Saul abbia comunque incassato tanti importanti premi (Premio Oscar al Miglio Film Straniero, Premio della Giuria al Festival di Cannes, Golden Globe al Miglior Film Straniero, David di Donatello al Miglior Film Europeo), a dimostrazione del fatto che forse si stia realmente verificando uno slittamento nel versante della fruizione, che finalmente riesce a slegarsi dai consueti orizzonti percettivi, in favore di nuove modalità in cui, superando la logica della rappresentazione, viene messa a frutto un valutazione etica che riposiziona le prospettive usuali; un processo comunitario tramite cui davvero vengono riformulate le coordinate dello sguardo, e, dunque, anche la ricostruzione degli avvenimenti storici passa per questo decisivo mutamento.

Pubblicato da Teodora Film e distribuito da CG Entertainment, Il figlio di Saul è disponibile in blu ray in formato 1.33:1 (HD 1080, 24p) con audio originale e in italiano (DTS-HD Master Audio) e sottotitoli opzionabili.

Luca Biscontini

Trova il film su CG Entertainment

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

  • Anno: 2015
  • Durata: 107'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Ungheria
  • Regia: László Nemes