Il doom milanese si è risvegliato e sceso nuovamente in strada per gridare al mondo quanto la nostra integrità di essere umani stia per essere messa su di un banco da gioco, inconsapevoli di esser stati noi per primi giocatori incalliti della nostra stessa esistenza guidati da false ideologie e promesse da falsi mercanti. All in, ragazzi, abbiamo giocato tutto…e sulla puntata sbagliata.
Tornano i Quarzomadera e lo fanno alla loro maniera, senza riserve, senza sconti perché contro la nostra ingenuità serve una voce tuonante ma al contempo giusta e commiserevole. Tornano con un nuovo album, il quarto di una carriera ormai quindicennale, dopo un estenuante (ma sentito) lavoro in cui una strada ben precisa è stata tracciata.
Una linea evolutiva e mutevole, da un rock che definirei “noir” ad una forma-canzone introspettiva con la costante critica ai dissapori creati dalla nostra società. Alternative rock di matrice italiana senza sperimentazioni osannate ma con un songwriting deciso ed incisivo.
Apologia del calore si presenta ancor più energico e diretto rispetto alle precedenti produzioni, molte le influenze psichedeliche anni 60/70 e suggestioni post-grunge abrasive come punto di riferimento per per conferire al concept artistico il suo significato intrinseco e duale di esperienza (insegnata dal passato), e di evoluzione (recepita dal moderno).
Una serie di aspetti deprecabili della società odierna sono i contenuti di ciascun brano: ego smisurati e viscerali, falsi miti, tendenze autolesionistiche; tracce come Nel Nucleo, Il Gregge o la magnifica Astri (nascita, vita, morte) dipingono a tinte forti molti dei contrasti riguardanti gli anni che stiamo vivendo.
L’album è inoltre occasione per la band di cimentarsi per la prima volta in una cover, una canzone storica e di rara bellezza anche contenutistica come Amico di ieri dei mai dimenticati Le Orme. Oltre a consigliarvene caldamente l’ascolto, vi invito a soffermarvi su questo piccolo stralcio d’intervista in cui il duo Sar/Centorrino fornisce una spiegazione quantomai convincente del perché di tale scelta:
Espone il fatto di come il vento in passato (l’amico di ieri) fosse fondamentale per tutte le attività umane (i mulini, la navigazione, il volo e quindi il traffico commerciale, gli scambi culturali, la scoperta di nuove terre, ecc.), mentre oggi, col progresso raggiunto, è considerato dai più solo come un fastidioso elemento della natura (“sporca solo la città” come recita il testo in chiusura). Un invito quindi ad essere meno superficiali e più rispettosi nei confronti della natura che ci governa, cercando il più possibile di salvaguardarla, non dimenticando mai quanto sia stata fondamentale ed importante per l’uomo“.
Con Apologia del calore, in rappresentanza del fuoco, si conclude un ciclo, iniziato con i precedenti tre lavori, dedicato ai quattro elementi naturali del pianeta come senso profondo dell’essere umano in ogni sua trasfigurazione, etica, religiosa e umana.
Underground Reflex
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