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Personaggi

Master Blaster ricorda Roberto Perciballi dei Bloody Riot

Master Blaster ricorda Roberto Perciballi. Il cantante dei Bloody Riot, definito “teppista rock” e colui che portò il punk nella Capitale, si è spento il 20 Marzo scorso, a 52 anni, stroncato da un infarto

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Come molti della mia generazione ricevere la temutissima cartolina di precetto militare fu un vero shock. Ero furioso, mi sentivo stuprato dentro e impotente di fronte a quella che consideravo un’autentica ingiustizia. Chiamato a servire per dodici mesi quello stesso stato borghese di cui volevo – e di cui voglio ancora – il superamento.

Con le lacrime agli occhi e i pugni stretti nelle tasche del chiodo mi recai a Viale Giulio Cesare per l’avvilente rituale dei “tre giorni”. A darmi la forza un walkman che sparava nelle orecchie “Naja de merda”. Quello fu il mio primo vero approccio con la musica del Bloody Riot, un gruppo capace di darmi una forza e un’energia che da allora non mi ha più abbandonato.

Nel 2002 , dopo undici anni di militanza nella scena con i p38punk, finalmente ho l’occasione di dividere con loro il palco. Ricordo che la prima cosa che pensai conoscendo Roberto Perciballi, fu che tutto sommato sarebbe stato meglio non conoscerlo. Questo era uno degli effetti a pelle che Roberto poteva dare ad un primo, superficiale incontro.

Chi ha conosciuto il suo carattere spigoloso, sa di cosa parlo.

Ma siamo punk. Edulcorare gli eventuali aspetti aspri di qualcuno, solo perché gli vogliamo bene, non è da noi. Qualche tempo dopo lo rincontrai in occasione di una serata allo Strike e qui accadde un episodio che me lo fece vedere sotto una luce completamente diversa.

Due ragazzetti si stavamo menando un po’ troppo oltre il lecito e la cosa rischiava di degenerare. Da sotto il palco vedo schizzare la figura di Roberto che a grandi falcate taglia la folla e li raggiunge.

Nella mia memoria era imponente rispetto ai due e dopo averli agguantati per la collottola, li divise e li costrinse al dialogo. Tempo dieci minuti e quei tizi che sembravano fermamente intenzionati a mangiarsi  reciprocamente il fegato si salutano in amicizia come vecchi compagni di sbronze  (cosa che probabilmente erano, o almeno così mi piace pensare).

Quella fu una svolta, un punto di inizio su cui ho cominciato a riconsiderare profondamente la sua figura.

Probabilmente era caratterizzato da quella veniale spocchia, un po’ punk e un po’ romanesca, cosciente dell’importanza del suo ruolo nella costruzione di una scena culturale o contro-culturale, complessa, articolata, fragile e ricca come quella Romana. Ma proprio per questo ne sentiva, secondo me, la responsabilità.

Se ne prendeva cura, con quel suo istinto paterno, che  rivelava gradualmente a tutti quelli che hanno avuto la pazienza e la fortuna di conoscerlo umanamente. Una ruvida generosità che lo ha portato a spendersi in tutte le sedi e tutte le circostanze praticabili affinché la musica, la cultura, la visione del punk non si trasformassero da movimento in moda. Capiva con una lucidità a dir poco invidiabile che quel contenitore andava continuamente riempito di contenuti perché non diventasse un vuoto ricettacolo di effetti decorativi. Dai libri, alla pittura, ai concerti, ai benefit che a volte abbiamo sostenuto insieme, era una presenza costante.

Non un’icona.

Perché un’icona è mera contemplazione del passato e di certo Roberto non era uno che avesse voglia di dismettere le sue passioni e i suoi sogni. Le serate a casa sua spesso finivano giù, nella saletta che aveva approntato in cantina. La musica era senza dubbio il modo migliore che trovai per comunicarci, perché ne era innamorato così tanto che per lei si sarebbe venduto l’anima.

Di più, l’impressione che ho e che credo nessuno potrà mai farmi cambiare, è che la musica FOSSE la sua anima. Roberto ci ha lasciato e come ha detto un mio amico, abbiamo perso il re sulla scacchiera. É nelle cose che lo si piange.

Ma Roberto se ne è andato cavalcando ancora la sua musica.

Come chiunque abbia fatto determinate scelte, augura a se stesso, quando verrà il suo momento.

Master Blaster