Prima di conquistare l’Oscar con La forma dell’acqua, di innalzare l’animazione con Pinocchio e di tornare oggi con un nuovo adattamento di Frankenstein, Guillermo del Toro aveva già iniziato a meditare sugli stessi temi che avrebbero definito la sua carriera. La radice di tutto si trova in Cronos, il suo esordio del 1993, ora restaurato in 4K da Janus Films.
Cronos – Un debutto che segna una carriera
Cronos racconta la storia di Jesús Gris (Federico Luppi), antiquario che scopre un antico dispositivo capace di restituire giovinezza, ma al prezzo di una sete di sangue inestinguibile. L’opera, con i suoi tratti vampirici e la riflessione sulla fragilità umana, anticipa i temi che del Toro avrebbe esplorato per tutta la vita: la tensione tra bellezza e mostruosità, tra desiderio e rovina.
Il film si distingue per un design scenico sontuoso e per creature che incarnano la poetica del regista. L’attenzione al dettaglio e la fusione tra tenerezza e grottesco rivelano già la cifra stilistica di del Toro, capace di rendere esplosivo ogni progetto, indipendentemente dal budget o dalla produzione.
Accanto a Luppi, il film vede Ron Perlman e Claudio Brook. Perlman diventerà uno dei collaboratori più fedeli del regista, segnando l’inizio di un sodalizio artistico che si sarebbe ripetuto in molte opere successive.
Dal primo film a Frankenstein
Osservando oggi Cronos, il cammino artistico di Guillermo del Toro si rivela sorprendentemente coerente: dal suo primo film fino al nuovo adattamento di Frankenstein per Netflix, ogni opera sembra intrecciata da un medesimo filo narrativo. La sua fascinazione per corpi esclusi dal mondo e per la struggente bellezza che li accompagna trova nel progetto attuale una maturazione definitiva, già al centro di un acceso dibattito in vista degli Oscar.
Un ritorno senza tempo
La restaurazione di Cronos rappresenta non solo il recupero di un’opera fondamentale per comprendere l’universo creativo di Guillermo del Toro, ma anche un’occasione per riscoprire la forza di un cinema capace di unire meraviglia e inquietudine. Tornare oggi a quel primo film significa osservare l’origine di un percorso che continua a evolversi e a sorprendere, confermando del Toro come uno dei registi più visionari e coerenti del panorama contemporaneo.