Giuseppe Tornatore torna al cinema dal 9 all’11 dicembre con Brunello, un docufilm “garbato”, ricco di massime filosofiche e buoni sentimenti. Il film di Natale che non ti aspetti. Brunello Cucinelli entra nella costellazione degli uomini delle stelle di Giuseppe Tornatore, tra Virgil Oldman (La migliore offerta), Joe Morelli (L’uomo delle stelle), Novecento (Il pianista sull’oceano), Ennio Morricone. Tutti loro sono sognatori mossi da passioni brucianti: la musica, il cinema, l’arte, la moda. Brunello Cucinelli è voce narrante e attore della sua vita, mentre tre giovani attori (Francesco Cannevale, Francesco Ferroni, Saul Nanni) mettono in scena la sua infanzia e la sua giovinezza.
Sul filo de rasoio, il film riesce a distogliere lo spettatore dal rischio di un’autocelebrazione grazie alla bravura di un autore di cui sentivamo la mancanza. “Spero che il prossimo film di Giuseppe Tornatore sia una storia d’amore che ti strappa il cuore come Innamorarsi o la mia Africa“. Questo l’augurio con cui Brunello Cucinelli ha chiuso la conferenza stampa e noi siamo d’accordo con lui, sempre in attesa del prossimo film del regista che ci ha fatto sognare con Nuovo Cinema Paradiso.

Francesco Cannevale con Giuseppe Tornatore sul set del film
Brunello Cucinelli: una vita da film
Cucinelli è un brand di moda celebre per la maglieria in cashmere e Brunello ne è il fondatore. A Brunello nessuno riesce a dire mai di no. É stato lui a volere che un premio Oscar, uno tra i suoi registi preferiti, girasse il suo film e che un altro premio Oscar, Nicola Piovani, componesse la colonna sonora della sua vita e così è stato. Ma com’è Brunello? Brillante, elegante, a volte troppo retorico, scanzonato, sincero, buffo. Un bambino cresciuto in un casolare della campagna umbra che parla con le stelle, un giovane che non sa cosa fare da grande, un appassionato di libri e filosofia, un abile giocatore di carte.
La personalità poliedrica di Brunello si rispecchia nella regia di Giuseppe Tornatore che usa diversi linguaggi per incorniciare il suo ritratto. C’ è la Mdp che “ascolta” i racconti degli interlocutori-testimoni (diverte molto la varietà delle voci coinvolte, dal cugino a Oprah Winfrey); ci sono i filmati in VHS o Super 8 e soprattutto c’è la finzione, il cinema così riconoscibile del regista siciliano che lascia qua e là tracce della sua caratteristica poesia visiva.
Sono evidenti la grande sapienza narrativa del film, la sua capacità di contenere l’esuberanza del protagonista e il suo desiderio di raccontarsi sul grande schermo, semplificando una vita intera in tre grandi temi che diventano tre atti: la natura, il bar, Solomeo, scanditi da una partita a carte di Brunello stesso che sfida un giocatore misterioso.
Primo e secondo atto, la natura e il bar
Nell’incipit del film Brunello è circondato da mille fuochi mentre passeggia dentro una grande vigna. Il fuoco che protegge l’uva dal gelo, ma è anche il fuoco che arde dentro di lui, una forza vitale e creativa che lo caratterizza. Ha ricomprato il casolare dove viveva da bambino per girarvi il film, il luogo dove parlava con le stelle, pettinava i conigli, il luogo dove suo padre gli ha insegnato a vedere la bellezza nelle linee dritte dei campi da arare. Dalla contemplazione meravigliata della natura ha scoperto l’esistenza dell’anima e la necessità di nutrirla con le letture e la bellezza. Le atmosfere ricordano la prima parte di Novecento di Bernardo Bertolucci e anche il piccolo interprete Francesco Cannevale con i suoi capelli biondi e lo sguardo acceso ricorda il piccolo Olmo Dalcò che andava a caccia di rane.
Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me (la citazione di Kant amata da Brunello)
Il bar diventa il luogo simbolo del passaggio dalla campagna alla città, un luogo accogliente attraversato da personaggi felliniani, dove sentirsi accettato, dove poter giocare a carte e farsi degli amici. Il tempo sembra fermarsi tra risate, scherzi, discussioni filosofiche ma Brunello cresce e l’interprete Francesco Ferroni (Brunello adolescente) lascia il posto a Saul Nanni. Intorno ai venticinque anni arriva l’idea, produrre il primo pullover in cashmere colorato.

Saul Nanni in una scena del film
Solomeo
Solomeo è un posto magico, sembra uscito da una favola. Brunello non frequenta più il bar, sposa la principessa di questo piccolo borgo medievale umbro in rovina, l’amore della sua vita, Federica, e diventa il proprietario del castello di Solomeo e come per magia trasforma l’intero paese. Progetta e crea un grande parco dove inserisce le sculture dei suoi pensatori preferiti. Tra quelli che cita di più ci sono Kant, Rousseau, Marco Aurelio. “La poesia e le opere sono ciò che resta dopo di noi”. Dopo aver restaurato il castello, costruisce un teatro e la biblioteca. L’impresa Cucinelli a Solomeo diventa un esempio di quello che Brunello definisce capitalismo umanitario, il suo sogno.
Brunello è circondato da un labirinto di migliaia di libri nella locandina del film. Sono i libri della biblioteca personale che Giuseppe Tornatore ha usato per costruire un set fittizio. In questa immagine è racchiuso tutto il senso del film. C’è l’autocelebrazione, ma anche una fascinazione del regista verso il suo soggetto intorno al quale costruisce la sua cornice cinematografica. Tornatore posiziona la figura di Brunello sullo stesso livello dei suoi personaggi precedenti immersi nei loro universi creativi, circondati dai loro sogni. Come Ennio tra i suoi spartiti, o Virgil Oldman tra la sua collezione di ritratti femminili, Novecento nella grande nave con il suo pianoforte. Brunello è tra i suoi libri, che l’hanno aiutato a decidere che “sì, l’anima è immortale”.