Tra i lungometraggi in concorso al Rome International Documentary Festival, sezione world doc 2025, è presente A Little Gray Wolf Will Come, il primo lavoro cinematografico diretto da Zhanna Agalakova.
Un film emotivo e intimistico che racconta un viaggio reale e simbolico e una sofferta presa di coscienza.
A Little Gray Wolf Will Come: un potente ritratto di amore
Zhanna è una corrispondente estera per la TV russa e segue i principali eventi nei paesi occidentali da una prospettiva vicina al Cremlino. Alice, teenager filoccidentale, critica il lavoro di sua madre, definendolo mera propaganda. Nel tentativo di colmare la distanza che le divide, Zhanna decide di riportare Alice nella sua terra d’origine. Inizia così un viaggio attraverso la Russia di Putin; quattro estati e un inverno tra città, villaggi e ricordi, alla ricerca di un legame, di un senso di appartenenza e di verità. A Little Grey Wolf Will Come è un potente racconto di amore, un ritratto intimo sulla memoria e sul fragile equilibrio tra ciò che difendiamo e ciò che scegliamo di vedere davvero. [sinossi ufficiale]

Alla scoperta della Russia
Zhanna Agalakova si cimenta per la prima volta con la macchina da presa e, affiancata da suo marito Giorgio Savona, che cura la fotografia e scrive la sceneggiatura insieme a sua moglie e a Tatiana Agalakova, realizza un film, che nella sua semplicità, riesce a toccare varie tematiche che spaziano tra il privato e il pubblico.
Il tutto nasce dall’idea di fare un viaggio in Russia, terra madre di Zhanna che, dopo anni di lavoro all’estero (Stati Uniti e Francia) desidera tornare nel suo paese. Un’esigenza nata da una certa nostalgia di casa e allo stesso tempo dal desiderio di dare la possibilità alla gente comune di esporre le proprie idee. L’intenzione della regista di A Little Gray Wolf Will Come è quella di mettersi sui passi di Aleksander Salzenicyn, Premio Nobel, che, dopo l’esilio statunitense, decide di tornare nella sua Russia, per raccontare la propria terra attraverso le voci delle donne e degli uomini incontrati durante il tragitto. Quest’idea iniziale, poi, viene in parte accantonata, perché nel corso della sua realizzazione la giornalista regista viene colpita – per usare le sue stesse parole – come un fulmine da un’osservazione di sua figlia Alina:
“Mamma tu fai propaganda”.
Un dialogo continuo, genuino tra mamma e figlia
È questo l’incidente scatenante del film documentario che, inconsapevolmente o meno, diventa un diario di una donna, di una giornalista, di una mamma e di una moglie che progressivamente apre gli occhi sulla realtà che la circonda. Una situazione che da anni rifiuta di accettare, perché Zhanna, come tutti noi del resto, accetta i compromessi che la vita ci pone dinanzi.
Poi arriva il 2022, l’aggressione russa dell’Ucraina e così Zhanna Agalakova, che nel corso della sua carriera è diventata una delle giornalisti più affidabili di tutta la Russia ( con il conferimento della medaglia all’ordine Al merito della Patria) si dimette dalla principale emittente del Paese e rifiuta tutti i premi ottenuti.
La presa di coscienza è dolorosa. Il riconoscere che il suo Paese, tanto amato, è guidato da un tiranno, da un uomo corrotto, capace di eliminare, con ogni mezzo i suoi avversari politici la fa sentire smarrita. La consapevolezza conquistata da parte di Zhanna infittisce il dialogo con sua figlia Alice, che diventa un’ interlocutrice privilegiata del film. Tra mamma e figlia si sviluppa un confronto, un dialogo sincero e genuino che commuove per la sua affettività. E mentre Zhanna cerca di far apprezzare la grande cultura russa ad Alice, quest’ultima riesce a far comprendere a sua madre che il confine tra patriottismo e fascismo è ormai superato. Si percepisce la necessità di denunciare il regime di Vladimir Putin.

A Little Gray Wolf Will Come: il confine tra patriottismo e fascismo
È in questo modo, istintivamente, che l’idea iniziale di dare voce alla gente comune è dirottata in una dimensione privata, a tutti gli effetti domestica. Con questo film, Zhanna Agalakova colloca la sua presa di coscienza nel seno della sua famiglia. Il pubblico diventa privato e viceversa.
“Era in corso una guerra e io ero un’arma”.
Sono queste le parole che usa la regista per descrivere il suo stato d’animo, quando la Russia di Putin annette la Crimea nel 2014, per poi invadere il Donbass nel 2022. Un’aggressione militare che Zhanna non può accettare, non può più essere complice di un uomo assetato di potere.
Quello che colpisce di questo film è la sua intensità, istintiva, schietta e immediata. Lo spettatore viene accolto, in maniera informale, da questa famiglia multiculturale e partecipa, emozionandosi, alla presa di coscienza della co protagonista e regista, che riesce a rendere per immagini il suo travagliato percorso politico, professionale e privato, valorizzando l’immensa cultura russa, unica al mondo, e allo stesso tempo, denunciando l’attuale regime di Puntin.
“In occidente è in corso una propaganda, ma quella del governo russo è ancora più forte”.
É obbligo segnalare il mancato riferimento ai tanti oppositori di Putin, come Anna Politkovskaja, uccisa a Mosca nel 2006 per le sue inchieste sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, e Alexei Navalny, morto nel 2014 in circostanze ancora non chiare, dopo aver denunciato la corruzione del governo russo.
Zhanna Agalakova, probabilmente, ha preferito omettere queste vicende, perché il suo è un racconto personale. A Little Gray Wolf Will Come è il viaggio intimistico di una presa di coscienza, ma il riferimento ad Anna Politkovskaja e Alexei Navalny avrebbe reso ancora più potente la narrazione del film e aggiunto ulteriori riferimenti ai terribili crimini commessi da Putin.
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