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Torino Film Festival

‘Futur Festival – L’Arca del Dora’: quando la techno diventa cinema

Il debutto del Kappa FuturFestival al Torino Film Festival diretto da Eleonora Danco e Marco Tecce

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“Quale parte del tuo corpo è techno?”

È una domanda che sembra arrivare come un lampo, un colpo di cassa dritta sul diaframma. È così che si apre Futur Festival – L’Arca del Dora, il cortometraggio firmato da Eleonora Danco e Marco Tecce, in concorso nella sezione cortometraggi alla 43ª edizione del Torino Film Festival. Una domanda che non cerca una risposta, ma crea un accesso: quello che permette allo spettatore di precipitare dentro il Kappa FuturFestival come dentro un sogno in movimento. Perché il film non osserva il festival: lo attraversa.

Il KFF secondo i registi: un’arca di ferro, corpi e ritmo

Girato nei tre giorni di luglio del festival nel monumentale scenario post-industriale del Parco Dora, il corto condensa l’essenza dell’evento torinese: centomila presenze, sei palchi, un flusso continuo di corpi che si accendono, si cercano, si perdono, ritornano. Un’arca di ferro che accoglie funamboli, sognatori, guerrieri della notte.

Il riferimento dichiarato è al Futurismo e alla sua fede nella velocità, nell’energia, nella simultaneità. Danco lo racconta evocando Boccioni e La città che sale. Parco Dora è davvero una parte della città che vibra, sale e si trasforma, una selva di colonne d’acciaio che sembrano armature giganti, un paesaggio che spinge verso il futuro.

La musica techno come rito fisico e sociale

«La musica techno lascia libero l’individuo, nel corpo e nello spirito», racconta Eleonora Danco. Nel corto questo concetto prende forma concreta: confessioni improvvise, volti che sfidano la macchina da presa, lacrime, risate, frasi sfrontate nate sul momento. Una spontaneità catturata “rubando” attimi mentre tutto intorno suonano set come quelli di Chris Liebing e Seth Troxler. Non c’è una regia che comanda i suoi interpreti: c’è una regia che ascolta e osserva persone reali.

Il lavoro in post produzione segue la logica della pista. Il montaggio è scandito da un ritmo che si avvicina ai 120-150 bpm, eliminando i tempi morti. Non c’è didascalismo, non ci sono indicazioni. Il film è un flusso, una percezione alterata del tempo, proprio come accade a chi vive un festival nella maniera più intensa possibile.

Parco Dora, un Colosseo futurista

Il festival richiama quasi una dimensione primordiale: l’arena, con le sue colonne ferrose e la sua imponenza, sprigiona un’energia ancestrale. Il film cerca di catturarla lavorando su profondità, dettagli, prospettive che restituiscono la tensione verticale di quel luogo. Il risultato è un cinema che tocca concretamente la materia del mondo: ferro, erba, sudore.

Il Kappa FuturFestival, nato nel 2009 per volontà di Maurizio Vitale, Luigi Mazzoleni e Gianluca Brignone è ad oggi considerato tra i principali eventi di musica elettronica al mondo, in maniera perciò non casuale sceglie di affacciarsi al cinema.

Il cortometraggio dimostra qualcosa di importante: che un festival elettronico può generare un immaginario visivo solido, riconoscibile, fertile. Che può parlare il linguaggio dell’arte, della fotografia, del cinema. Che è, a tutti gli effetti, un fenomeno culturale contemporaneo.

Un film concerto nel concerto

È un cinema che non pretende di spiegare, ma fa respirare. E forse è proprio qui la sua forza: ricordarci che la techno non è solo un genere musicale, ma un luogo che esiste nello spazio, nei corpi e, soprattutto, in quel tempo sospeso che il cinema sa custodire. Futur Festival – L’Arca del Dora costruisce così una dimensione metacinematografica in cui anche lo spettatore può immergersi, lasciandosi trasportare in un’esperienza musicale che apre a un altrove.

FuturFestival – L’Arca del Dora

  • Anno: 2025
  • Durata: 8'
  • Genere: Cortometraggio
  • Nazionalita: Italiana
  • Regia: Eleonora Danco e Marco Tecce