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FESTIVAL DI CINEMA

Other Israel Film Festival: dialogo e resistenza attraverso il cinema

Tra registi israeliani e palestinesi, la 19ª edizione newyorkese propone un programma coraggioso e necessario

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In un anno segnato dalle tensioni del conflitto israelo-palestinese e dalle controversie che hanno attraversato l’industria cinematografica globale,l’Other Israel Film Festival si presenta come un raro spazio di confronto.
Giunto alla 19ª edizione, il festival torna al Marlene Meyerson JCC di Manhattan dal 6 al 13 novembre 2025, con l’obiettivo di dare voce a registi israeliani e palestinesi e promuovere uno sguardo complesso e condiviso sulla vita in Medio Oriente.
Come sottolinea il direttore esecutivo Isaac Zablocki, «il cinema e il dialogo rimangono gli strumenti più potenti per il cambiamento culturale». In un contesto in cui molte voci artistiche vengono oscurate o polarizzate, il festival si impone come spazio di resistenza e di ascolto reciproco.

Film di apertura: ‘The Sea’

A inaugurare la manifestazione sarà ‘The Sea(Narrative | Israele | 2025 | 96 min), candidato ufficiale di Israele agli Oscar 2025, diretto da Shai Carmeli-Pollak.
Il film racconta il viaggio di Khaled, un ragazzino palestinese determinato a vedere il mare nonostante le barriere che lo separano da Israele. Una storia di desiderio e libertà che diventa metafora di confini reali e interiori, e che riflette sulla possibilità di attraversarli.

Tra trauma, memoria e ricerca di pace

Il programma di quest’anno alterna fiction e documentari che esplorano le conseguenze della guerra, le ferite della memoria e la complessa crisi identitaria di chi vive sospeso tra due mondi. Molti film affrontano il conflitto non solo come cronaca degli eventi, ma come lente attraverso cui osservare le tensioni sociali, culturali e psicologiche che attraversano Israele e Palestina.

Spiccano titoli come ‘I Cried in Gaza’ (Documentario | Israele | 2025 | 55 min) di Nurit Kedar, che racconta le esperienze delle donne soldato israeliane dopo il 7 ottobre. Il film entra nelle loro vite quotidiane, esplorando il trauma, lo stress post-bellico e la resilienza necessaria per affrontare la violenza, offrendo uno sguardo umano e intimo sulla loro realtà.

Di pari intensità è ‘There Is Another Way’ (Documentario | Palestina/Israele/USA | 2025 | 67 min) di Stephen Apkon, dedicato al gruppo Combatants for Peace, composto da ex combattenti israeliani e palestinesi. Il film documenta gli sforzi concreti di questi individui per costruire un dialogo e una convivenza possibile, dimostrando che, anche nel cuore del conflitto, esiste chi sceglie la riconciliazione e la cooperazione.

Tra le opere più significative troviamo anche ‘Israel: Ministers of Chaos’ (Documentario | Francia | 2025 | 58 min) di Jérôme Sesquin, un’inchiesta sul potere dei ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, che analizza le loro strategie per rimodellare la democrazia israeliana secondo una visione politica e ideologica controversa, mettendo in luce le tensioni tra leadership e cittadinanza.

Accanto a questi documentari, ‘A Place of Her Own’ (Documentario | Israele | 2025 | 60 min) di Adi Toledano e Dana Pney-Gil, che segue un gruppo di donne arabe del villaggio di Jisr az-Zarqa nella loro battaglia quotidiana per costruire un centro comunitario. Tra minacce di violenza, pressioni sociali e la vicinanza di un complesso residenziale di lusso, il film mostra la forza di chi lotta per creare spazi di autonomia e speranza in un contesto difficile, sottolineando il potere trasformativo della solidarietà e della partecipazione comunitaria.

Nuove prospettive identitarie

L’edizione 2025 propone diverse prime internazionali e nordamericane che esplorano le identità culturali e le trasformazioni sociali delle comunità beduine e arabe in Israele e Palestina.

Tra i titoli principali c’è ‘Eid(Narrative | Israele | 2024 | 90 min) di Yousef Abo Madegem, il primo lungometraggio diretto da un regista beduino. La pellicola racconta la storia di un giovane di Rahat intrappolato tra i desideri personali e le imposizioni familiari, offrendo uno sguardo sulla vita quotidiana e sulle tensioni della società beduina, tra tradizione, ambizione e trauma infantile.

Accanto a questo emerge ‘Open Wound (Documentario | Israele | 2024 | 51 min), che esplora la crisi identitaria dei beduini del Negev dopo il 7 ottobre. Attraverso le vicende di cinque persone, il film mette in luce il delicato equilibrio tra radici palestinesi, cittadinanza israeliana e legami familiari, mostrando la complessità di chi vive tra appartenenze e conflitti interni.

Non mancano storie di resistenza culturale, come ‘The Smugglers’ (Documentario | Israele/Palestina | 2025 | 86 min) di Tony Copti e Yaniv Berman, che segue la missione di un libraio arabo di Giaffa e di suo nipote per lanciare un festival del libro e promuovere la letteratura araba, simbolo di preservazione culturale e rinascita della comunità.

Infine, ‘Rabbi Capoeira’ (Documentario | Israele | 2024 | 69 min) di Barak Heymann racconta il viaggio di un rabbino ultraortodosso che si avvicina alla capoeira brasiliana, superando paure e stereotipi. La disciplina diventa metafora di apertura, trasformazione personale e dialogo tra culture apparentemente lontane.

Chiusura in leggerezza: “Bella”

A chiudere il festival sarà ‘Bella’ (Narrative | Israele/Belgio | 2025 | 75 min) di Jamal Khalaily e Zohar Shachar, una commedia on the road che mescola toni grotteschi, malinconici e ironici.

Protagonista è Yaki, il cui legame con una colomba da competizione rubata lo spinge a intraprendere un viaggio attraverso Israele e Palestina. Tra posti di blocco, matrimoni combinati, auto rubate e altre disavventure, la storia si trasforma in una tragedia comica, che racconta un paese frammentato e complesso, ma anche la tenacia e la resilienza di chi cerca di preservare i propri sogni.

Con il suo tono leggero ma incisivo, il film chiude la rassegna offrendo una riflessione sulla speranza, sul coraggio individuale e sulla capacità del cinema di affrontare temi profondi senza perdere il sorriso.

Un cinema che costruisce ponti

Con una programmazione che intreccia storie personali e riflessioni politiche, l’Other Israel Film Festival 2025 si conferma un laboratorio di dialogo e comprensione reciproca in tempi di divisione. Tra anteprime narrative e documentari, la rassegna mette in luce la complessità della vita in Israele e Palestina, dando voce a chi quotidianamente cerca di costruire un futuro di convivenza e speranza.

Registi israeliani e palestinesi rispondono alla violenza e al silenzio con la forza della narrazione, mostrando che il cinema può diventare strumento di memoria, resilienza e trasformazione sociale. L’edizione 2025, tra riflessione e leggerezza, conferma come il grande schermo possa essere uno spazio dove le culture si incontrano, i conflitti si raccontano e, soprattutto, si immaginano possibili ponti di pace.