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Gli occhi di Bette Davis: il trionfo del talento

Due volte premio Oscar e una vita solitaria: la donna dietro lo sguardo di Bette Davis.

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Bette Davis (1908-1989) è tra le attrici più influenti e celebrate del cinema USA. La sua carriera cinquantennale fu segnata da una incredibile intensità e dai suoi celebri occhi espressivi. Rifiutò sempre i ruoli da “bella ragazza”, preferendo personaggi complessi, spesso drammatici o negativi. Fu la prima attrice a raggiungere dieci candidature all’Oscar, vincendo due statuette. Davis è vista come una vera pioniera. Combatté apertamente il sistema degli studi di Hollywood per ottenere il controllo creativo sui suoi film. La sua eredità è quella di una figura dura, talentuosa e indomita, che ha ridefinito il ruolo della donna nello spettacolo.

Da Broadway a Hollywood: la rivincita del talento

Bette Davis esordì a Hollywood nel 1930 dopo l’esperienza formativa di Broadway. I suoi primi anni furono un calvario, bloccata in ruoli minori e irrilevanti. Lo studio Universal Pictures la sottovalutò profondamente, ignorando il suo potenziale. La critica la definì sferzante, etichettandola come “poco attraente” per il grande schermo. La sua vera svolta arrivò con il passaggio alla Warner Bros. nel 1932, ma l’esplosione si ebbe con Schiavo d’amore (1934). Qui interpretò Mildred Rogers, una sgradevole cameriera, con una performance di una tale intensità da valerle il rispetto immediato. Davis stabilì immediatamente il suo marchio: un’attrice coraggiosa che accettava solo ruoli drammatici e sfidanti. Questa tenacia la portò presto a scontrarsi con i dirigenti dello studio per esigere ruoli migliori e dimostrare che il talento superava l’immagine fisica.

Il dominio degli anni d’oro e la collezione Oscar

Gli anni ’30 e ’40 segnarono il dominio assoluto di Bette Davis, che si affermò come la stella di punta della Warner Bros. Si specializzò in ritratti indimenticabili di donne forti, spesso ambiziose o moralmente complesse, diventando una vera icona drammatica. Il suo talento fu presto riconosciuto dall’Academy: il primo Oscar arrivò per Paura d’amare (Dangerous, 1935). Un secondo meritato trionfo seguì per la sua potente interpretazione in Figlia del vento (Jezebel, 1938), dove diede vita a un’irascibile bellezza del Sud pre-guerra. Davis fu la regina indiscussa del melodramma sofisticato di quegli anni. Altri capolavori fondamentali includono Ombre malesi (The Letter, 1940), un thriller impeccabile. La carriera, dopo una breve crisi, raggiunse un nuovo culmine nel 1950 con Eva contro Eva (All About Eve). Nei panni della cinica attrice Margo Channing, ottenne un’altra candidatura per quello che resta forse il suo ruolo più iconico e citato. La Davis chiuse la sua carriera con un totale di dieci nomination, un record per l’epoca.

La ribellione artistica

Lo stile di recitazione di Davis era basato su una sincera, quasi feroce, intensità, distinguendosi nettamente dai manierismi teatrali dell’epoca. Lei utilizzava i suoi grandi occhi espressivi come arma drammatica distintiva, rifiutando categoricamente ruoli superficiali o le semplici parti da bellezza. Questa dedizione totale all’arte sfociò nel celebre e storico scontro con la Warner Bros. nel 1937. La Davis non esitò a citare in giudizio il potente studio. Voleva disperatamente scegliere i propri ruoli, liberandosi dai progetti scadenti di serie B che le venivano imposti. Sebbene avesse perso la causa legale, la sua azione fu un atto fondamentale di ribellione che aprì un varco per i futuri diritti di tutti gli attori di Hollywood. Mantenne sempre un legame vitale con il teatro, che considerava la sua vera scuola professionale. Davis fu una vera pioniera: lottò per il controllo creativo sul suo immenso talento e divenne l’artefice del suo stesso successo.

Quattro matrimoni e la faida leggendaria

La vita personale di Bette Davis fu nota per essere intensa e caotica, segnata da quattro matrimoni terminati con un divorzio o la vedovanza. L’attrice ammise apertamente di aver sacrificato la stabilità domestica e i legami coniugali in nome della sua carriera totalizzante. Ebbe tre figli, di cui una biologica, Barbara. Proprio il rapporto con quest’ultima divenne dolorosamente tesissimo dopo che la figlia pubblicò un libro molto critico sulla madre, causandole una ferita profonda negli ultimi anni di vita. La sua faida più celebre in assoluto fu però quella con la collega Joan Crawford, una rivalità alimentata in modo feroce dalla stampa e dai dirigenti degli studi. Questo odio reciproco raggiunse il suo culmine sul set di Che fine ha fatto Baby Jane? (1962). Le loro celebri schermaglie sono state recentemente rievocate nella serie tv (2017) di Ryan Murphy. Lo show, con Susan Sarandon e Jessica Lange, ha rinnovato l’interesse sulla complessa dinamica delle due dive, in lotta contro il sessismo dell’età a Hollywood.

 

Oltre il cinema

Oltre i suoi trionfi personali, Bette Davis ha lasciato un’impronta profonda sul concetto di attrice forte. Nonostante non si definisse femminista, il suo rifiuto di essere trattata come una merce e la sua lotta per ruoli complessi la resero un modello ante litteram di indipendenza professionale per intere generazioni di donne. Dimostrò che l’intelligenza poteva rompere il soffitto di cristallo del glamour. A riprova della sua immortalità, la sua figura e le sue battute sono costantemente celebrate nella cultura pop.

“Fasten your seat-belts, it’s going to be a bumpy night!”

da Eva contro Eva è una delle citazioni cinematografiche più famose di sempre. Ma l’omaggio più noto resta la hit mondiale del 1981, Bette Davis Eyes di Kim Carnes, che ha sigillato il magnetismo dei suoi occhi leggendari nell’immaginario collettivo globale.

La vittoria finale di Bette Davis

L’influenza di Bette Davis nel cinema mondiale è inestimabile, rendendola un punto di riferimento cruciale per ogni attore moderno. La sua eredità va ben oltre i due Oscar vinti. È considerata il simbolo della donna non marginalizzabile e inarrestabile. In un’epoca dominata dal potere assoluto degli studi, fu una delle prime dive a lottare apertamente e con veemenza per il controllo artistico dei suoi progetti. La sua battaglia legale contro la Warner Bros., sebbene persa in tribunale, pose di fatto le basi per i futuri diritti contrattuali degli artisti di Hollywood. Per il pubblico e la critica, il suo nome evoca la recitazione di una altissima intensità drammatica. Nonostante il carattere notoriamente difficile, Davis provò che il talento puro e la forza espressiva prevalevano sempre sulla bellezza convenzionale e superficiale. La sua famosa frase suggella al meglio la sua straordinaria, indomita carriera:

“Ce l’ha fatta nel modo più difficile”.