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The Alto Kinghts – I due volti del crimine: Robert De Niro in un doppio ruolo

Si rivede nuovamente l'intramontabile Robert De Niro in un gangster movie, questa volta sotto una veste particolare

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The Alto Knights – I due volti del crimine è un gangster movie diretto da Barry Levinson, con Robert De Niro protagonista in un doppio ruolo. Il film è basato su eventi reali della mafia newyorkese degli anni ’50 e segna il ritorno di De Niro al genere gangster, dopo capolavori come Goodfellas, The Irishman, Casino e The godfather. E’ stato scritto da Nicholas Pileggi (lo sceneggiatore di Goodfellas e Casino).

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Un Amicizia Tradita, Ma Senza Profondità

Ambientato negli anni ’40 e ’50 a New York, The Alto knights racconta la rivalità tra due boss mafiosi italo-americani: Frank Costello e Vito Genovese, entrambi interpretati da Robert De Niro. Il film si apre con una narrazione in voice-over di Costello da anziano, che rievoca i giorni del loro incontro nel club sociale “Alto Knights” a Little Italy, dove i due amici d’infanzia – entrambi immigrati poveri – iniziano a scalare la gerarchia criminale attraverso racket di alcol di contrabbando, gioco d’azzardo e prostituzione. Costello è il diplomatico, ambizioso ma cauto, che mira a un’immagine rispettabile e a legittimare i suoi affari; Genovese, invece, è impulsivo, geloso e violento, ossessionato dal potere assoluto e dal traffico di droga.

La trama ruota attorno al loro scontro inevitabile: gelosie meschine, tradimenti e un tentativo di assassinio nel 1957 (il famoso “colpo al Central Park” che ispira la scena del barbiere in Il Padrino) portano a una guerra che ridefinisce la mafia americana. Il film intreccia eventi storici reali, come l’indagine del Senato sulle attività criminali interstatali e il summit mafioso di Apalachin (1957), dove centinaia di boss si riuniscono ma vengono interrotti dalla polizia. È una storia di ascesa e declino, di lealtà fraterna che si trasforma in vendetta, con un focus sul “mantenere il potere” piuttosto che sulla scalata, come in molti mob-movie classici.

Robert De Niro in un doppio ruolo apprezzabile

Robert De Niro è il cuore del film, e il suo doppio ruolo è il vero gancio promozionale. Come Costello, indossa un naso prostetico per differenziarsi dal Genovese più “selvaggio”, e alterna un carisma suadente (ricordando il Vito Corleone di Marlon Brando) a un’ira trattenuta. Come Genovese, è più animalesco, con un accento più marcato e una gelosia irrazionale che lo rende il “cattivo” archetipico. È un’impresa tecnica ammirevole usa espressioni facciali e voci distinte per distinguere i due all’età di  81 anni. Il makeup è funzionale ma distrae in alcune inquadrature.

Il resto del cast è solido ma sottoutilizzato. Debra Messing è Bobbie Costello, la moglie leale e saggia che funge da coscienza morale, in una performance calda ma marginale. Kathrine Narducci (la Carmela di The Sopranos) interpreta Anna Genovese con astuzia, aggiungendo un tocco femminile alla narrazione maschilista. Cosmo Jarvis come Vincent “The Chin” Gigante, il sicario fallito, porta energia in scene di violenza, mentre Michael Rispoli e Louis Cancelmi nei ruoli di supporto mafiosi aggiungono colore al sottobosco criminale. Non ci sono veri antagonisti oltre De Niro, e le donne sono confinate a ruoli di supporto, un difetto ereditato dal genere ma non rivisitato qui.

Levinson in Autopilota

Barry Levinson, al suo ritorno dopo 10 anni (l’ultimo era The Wizard of Lies nel 2017), dirige con competenza ma senza passione. La fotografia di Dante Spinotti cattura un New York anni ’50 con dettagli curati – auto d’epoca, fumo di sigari, club sotterranei – e inquadrature che omaggiano Scorsese (tracking shot in ristoranti, riflessi in specchi). La colonna sonora, con jazz di Louis Prima e Keely Smith, evoca l’era, ma è derivativa. Il montaggio è lento, con sequenze dialogiche che si trascinano, e la violenza è diversa rispetto ai classici: sparatorie e omicidi ci sono, ma privi di impatto viscerale.

Il film punta sul dramma relazionale più che sull’azione, ma fallisce nel bilanciare i due. Amici che diventano nemici in un mondo che cambia, ma senza l’energia o la satira. Levinson sembra non interrogarsi su cosa significhi la mafia oggi. Un’opportunità mancata.

Un Pastiche Godibile, ma che stanca

Il ritmo è fiacco: Tutto troppo espositivo, sembra una serie TV condensata in due ore. C’è una mancanza di originalità: Tanti cliché mafiosi (amicizia tradita, summit interrotto), senza twist o profondità emotiva, ed ill terzo atto si sgonfia in scene banali, come boss che fuggono da un fruttivendolo.

De Niro resta un gigante: il doppio ruolo è intrigante e offre momenti di confronto surreale che valgono il biglietto per i suoi fan.

Il film Integra eventi reali come Apalachin con accuratezza, rendendolo un buon “lezioni di mafia” per neofiti. Il periodo storico è ben ricreato, con dialoghi machiavellici che catturano l’essenza del crimine organizzato. Per gli appassionati: È un omaggio al genere, con easter egg da Goodfellas e The Godfather.

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The alto Kinghts - I due volti del crimine

  • Anno: 2025
  • Durata: 123'
  • Distribuzione: Prime video
  • Genere: Gangster
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Barry Levinson
  • Data di uscita: 20-March-2025