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Lucca Film Festival

‘In the Mouth’: quando l’ansia diventa un volto troppo familiare

In concorso al Lucca Film Festival 2025, In The Mouth è il film di Cory Santilli che dipinge l'ansia come un incubo tra le mura di casa

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Immagina svegliarti una mattina, con gli occhi incrostati e il peso della stanchezza che ti ancora al letto. Ti alzi lentamente, riavvolgi le tapparelle e in cortile noti un volto gigante: il tuo. Lui ti fissa e spalanca le sue fauci enormi. Per Merl, protagonista di In the Mouth, questa visione assurda diventa un’ossessione concreta, non solo una metafora per l’ansia.

Il lungometraggio di 83 minuti, presentato in concorso al Lucca Film Festival (qui il programma), è girato in bianco e nero e costruito con un immaginario surreale per dare corpo alle paure più recondite di Merl. Con questo film, il regista e sceneggiatore Cory Santilli traduce lo spaesamento interiore in un’esperienza visiva sospesa tra lirico e grottesco, claustrofobia domestica e irrealtà tanto bizzarra quanto rivelatrice.

In The Mouth: dove finiscono tutte le nostre paure

In the Mouth segue Merl (interpretato da Colin Burgess), un uomo tormentato dall’ansia che vive come recluso nella propria casa, incapace, o quasi, di uscire. La sua paura si manifesta con un evento surreale: una gigantesca versione del suo stesso volto spunta dal suo giardino, bloccandogli qualsiasi via d’uscita. A complicare le cose insorgono i suoi debiti. Merl è infatti in ritardo con il pagamento dell’affitto di tre mesi e, per evitare di essere sfrattato, decide di accogliere in casa un coinquilino: Larry (Paul Rothery), un anziano che pare nascondere delle verità pericolose e che arriva per restare. Da quel momento, la storia mescola elementi di grottesco, umorismo nero, realismo psicologico e surrealtà volti a raccontarci l’interiorità di Merl.

La natura dell’ansia di Merl

Merl è il centro pulsante di In the Mouth ed è fin da subito definito dal suo rapporto con l’ansia. Non appena si sveglia, sul comodino, lo attendono delle pillole, farmaci che lo sostengono nella sua quotidianità, che però non prende. La prima cosa che fa al mattino è, invece, indossare gli occhiali da vista e leggere la frase di un poster attaccato sul suo soffitto: « Stop being you ». Questa è frase che apre il film e che insospettabilmente ci permette di addentrarci nell’insicurezza del protagonista.

La routine di Merl è ripetitiva, banale e statica: fa colazione mentre il telegiornale scorre in sottofondo (che si premura di spegnere subito perché lo rende ansioso), gioca ai videogiochi con un visore per la realtà aumentata, sbircia di tanto in tanto in cortile per verificare di essere al sicuro. E tutto questo senza mai togliersi il suo comodo pigiama a righe. A volte, gli capita di prendere il sole di fronte al poster di una foresta, fingendo qualche sembianza con il mondo esterno. Eppure, per la maggior parte del tempo, Merl, è solo, nel conforto del suo stesso silenzio. Ogni minimo rumore è per lui un disturbo, qualcosa che stimola la sua ansia amplificandola: che sia il verso di un procione o, banalmente, la proprietaria di casa Margaret, venuta a riscuotere l’affitto. Ogni piccolo stimolo dall’esterno mina la sua tranquillità.

Il volto gigante di In The Mouth

Il volto gigante piantato nel cortile di Merl rappresenta la sua agoraphobia, che lo tiene prigioniero in casa. Ogni volta che “il mostro” apre la bocca, è per nutrirsi della sua ansia e masticarla con gusto. È questo a tenere la sua paura in vita, come se il protagonista non potesse esistere senza di essa e viceversa.

Quando arriva Larry, per un po’, il volto scompare e Merl sembra acquisire una nuova consapevolezza: aumenta in lui la curiosità di conoscere meglio il suo coinquilino, con il quale sta stringendo un legame vero, ma anche la necessità di aprirsi a qualcuno che lo capisca. Dopo tanto tempo, finalmente, pare sentirsi a suo agio con una persona con cui può essere sincero. Eppure, l’equilibrio crolla quando Merl, sentendo dei rumori sospetti in casa, finisce per ucciderlo (senza sapere di essersi appena difeso da un tentato omicidio). In quel momento la testa riappare per perseguitarlo per quello che ha fatto, svelandosi però, al contempo, la sua unica alleata: è proprio grazie alle sue fauci che Merl riesce, infatti, a disfarsi del cadavere di Larry.

Chi è Larry?

« Non mangio tavolette di cioccolato, possono contenere rasoi. »

« Cosa? »

Larry è un anziano dal carattere disinvolto e riservato, capace di strappare un sorriso grazie ai suoi strani battibecchi con Merl. Una ventata d’aria fresca che serve a Merl per evitare che la sua ansia stagni, l’unica ragione nella dimensione di assurdità di In the Mouth. Nonostante la sua vera identità sia spesso descritta come violenta e brutale, Larry appare al protagonista come un innocuo vecchietto. È il faro con cui Merl può iniziare ad esplorare il cortile di casa sua, senza il timore di essere divorato da quella testa gigante. Eppure, allo stesso tempo, è l’assassino di cui dovrebbe effettivamente avere timore, con il suo fare sospetto e uno sguardo perennemente inquisitore. Merl decide comunque di fidarsi di lui. Dopo averlo ucciso, viene addirittura divorato dai sensi di colpa e dalla paura di finire rinchiuso in prigione. La rivelazione finale su Larry è talmente devastante da trascinarlo in un sogno di fuga impossibile: dopo averlo divorato, la testa gigante vola sul mondo, per poi fare ritorno nella sua casa sfrattata, dove ora è finalmente in grado di mangiare le mele del frutteto.

La natura surreale del racconto ci porta dentro la mente del protagonista, dove ogni minaccia prende forma come proiezione. L’intera parentesi con Larry potrebbe essere letta come una costruzione dell’ansia: un modo con cui Merl giustifica il potere che la paura esercita su di lui.

Uno stile particolarmente evocativo

Lo stile di In the Mouth sfrutta il bianco e nero mescolandolo ad inquadrature costruite in montaggio. Il film apre e chiude il sipario, quasi come fosse un piccolo teatro alla David Lynch, su sogni e incubi. I riferimenti lynchiani sono numerosi, per citarne uno, l’inquadratura a spinta manuale sul viso addormentato di Merl accompagnata da un forte fruscio, che ricorda una scena del capolavoro per eccellenza del maestro, Mulholland Drive.

La scelta del bianco e nero compatta il mondo di Merl, lo rende ancora più piccolo e chiuso. Le ombre e gli angoli inclinati delle riprese sottolineano l’instabilità del personaggio senza bisogno di artifici. I movimenti di macchina sono pochi e, quando presenti, sono realizzati in modo pratico, evitando CGI a basso costo. L’immagine filmata del volto enorme di Burgess sovrapposta nell’inquadratura, per esempio, vibra insieme a Merl, creando un effetto tanto diretto quanto disturbante.

Il risultato è un mondo che sembra estraneo al nostro, ma che possiede una tattilità perturbante, troppo reale per chi, come Merl, vorrebbe soltanto restare al sicuro nella sua casa.

In The Mouth

  • Anno: 2025
  • Durata: 83'
  • Genere: Thriller, Commedia
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Cory Santilli