Il 28 luglio 1995 usciva nelle sale Waterworld, un progetto visionario nato dall’ambizione di reinventare la fantascienza. Diretto da Kevin Reynolds e interpretato da Kevin Costner, il film immaginava un futuro sommerso dalle acque per effetto del cambiamento climatico. Doveva essere il nuovo riferimento per il cinema d’azione, ma divenne uno dei fallimenti più emblematici degli anni ’90. Oggi, a tre decenni di distanza, è forse giunto il momento di osservarlo con occhi diversi.
Mad Max e Waterworld
Ispirato al successo della saga di Mad Max, Waterworld si proponeva come una sua controparte marittima. Gli sceneggiatori Peter Rader e David Twohy idearono un mondo dove l’umanità si era adattata a vivere sull’acqua, un concept che prende spunto anche dal fumetto underground Freakwave di Peter Milligan e Brendan McCarthy. L’estetica da film d’azione distopico era evidente, ma mancava quello spirito anarchico che aveva reso Max Rockatansky iconico.
Il protagonista, il Mariner, interpretato da Costner, è muto, burbero e poco accessibile. Non ha nemmeno un nome. Questo rese difficile al pubblico affezionarsi. Al contrario, Dennis Hopper offrì un’interpretazione brillante del Diacono, bandito carismatico e folle, che riecheggia personaggi come il Colonnello Kurtz di Apocalypse Now o il Joker di Nicholson nel film Batman. La narrazione ruota attorno a Enola, bambina portatrice di una mappa tatuata che conduce all’ultima terra emersa.
Un set tra onde e tensioni
L’errore fatale fu quello di girare in mare aperto. Nonostante il consiglio di Spielberg di costruire set in bacini artificiali, la produzione scelse la via più rischiosa. Tempeste, guasti, incidenti e litigi tra Costner e Reynolds resero le riprese un inferno. Il budget iniziale di 100 milioni lievitò a 175, un record per l’epoca. Costner sfiorò la morte, molti della troupe se ne andarono e la lavorazione durò ben oltre il previsto.
Il film non riuscì a rientrare nei costi, generando profitti solo grazie al mercato home video. La campagna di merchandising fu però sorprendente: romanzi, videogiochi e persino attrazioni nei parchi tematici contribuirono a mantenere viva l’eredità del progetto.
Waterworld oggi
Waterworld può essere visto oggi come una strana mutazione tra un B-movie e un kolossal hollywoodiano. Il suo spirito anarcoide, la sua estetica selvaggia e la critica alla società dei consumi lo rendono un prodotto unico nel suo genere. Costner e Reynolds pagarono caro il fallimento, ma l’opera ha influenzato il cinema successivo. George Miller ne raccoglierà l’eredità con Mad Max: Fury Road e Furiosa, entrambi firmati in parte proprio da Brendan McCarthy, autore dell’idea originaria che ha dato forma all’immaginario di Waterworld.