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‘Dracula di Bram Stoker’: la blasfemia dell’Altro
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2 mesi agoon
Uno dei più importanti registi della storia, un cast stellare e il personaggio di fantasia più famoso di tutti i tempi: è tutto ciò che caratterizza Dracula di Bram Stoker (Bram Stoker’s Dracula). Diretto da Francis Ford Coppola, l’opera esce nelle sale nel 1992 e diventerà senza dubbio un cult.
Disponibile sulla piattaforma streaming Netflix, o a noleggio su Amazon Prime Video, Apple TV e Chili.
Dracula di Bram Stoker: l’eco di un amore maledetto
Nel Dracula di Bram Stoker, Coppola riporta in vita il vampiro più famoso di sempre. La storia inizia con Jonathan Harker, un giovane avvocato inglese, che intraprende un viaggio in Transilvania per affari. Lì incontra il Conte Dracula: un essere affascinante ma maledetto, la cui esistenza è un’eco di secoli di solitudine e rimpianto.
Dietro la facciata di un semplice affare immobiliare si cela un amore che sfida il tempo e la morte. Dracula riconosce in Mina, la promessa sposa di Jonathan, la reincarnazione della donna che amò secoli prima, la sua Elisabetta. Così lascia la sua terra oscura e approda a Londra. Tra cimiteri e sontuosi palazzi, il vampiro semina il terrore, seducendo, mordendo e avvelenando cuori. La sua presenza getta un’ombra su tutti coloro che ama Mina e sulle persone a lei care. Intorno a lui si stringe una cerchia di uomini coraggiosi, guidati dal professor Abraham Van Helsing, pronti a tutto per fermarlo. Ma come fermare chi si nutre di passione e rimpianto?
Il cast che ha dato corpo all’opera
Gary Oldman interpreta il Conte Dracula, mentre Winona Ryder è Mina Murray, la giovane donna che diventa il centro del conflitto tra amore e dannazione. Keanu Reeves veste i panni di Jonathan Harker, il giovane avvocato inviato in Transilvania per incontrare il conte. Anthony Hopkins assume il ruolo del dottor Abraham Van Helsing, lo studioso e cacciatore di vampiri. Sadie Frost interpreta Lucy Westenra, amica di Mina, vittima del fascino di Dracula.
Nel cast troviamo anche Tom Waits come Renfield, Richard E. Grant come dottor Seward, Billy Campbell interpreta Quincey Morris e Cary Elwes è Lord Arthur Holmwood, i tre uomini che tentano di salvare Lucy e Mina. Da ricordare anche Monica Bellucci, che appare come una delle tre spose vampire di Dracula, insieme a Michaela Bercu e Florina Kendrick.
Il codice cromatico: rosso e blu, le passioni nascoste in Dracula di Bram Stoker
Nel sontuoso e inquietante Dracula di Bram Stoker Coppola non si limita a raccontare una storia di vampiri. Egli dipinge un affresco morale, una vera e propria ‘moralità religiosa in chiave gotica’, come acutamente osserva la studiosa Veronika Bernard. In questo dramma dell’anima, la studiosa ci svela un segreto profondo: il linguaggio dei colori. Esso non è un semplice ornamento scenico, ma una struttura portante, un codice criptico che permette a Coppola di sondare gli abissi dell’inconscio e del desiderio.
Il rosso è il cuore pulsante del film. Il colore non solo indica il sangue, ma funge da manifestazione visiva di forze primordiali e incontrollabili. È la passione che divampa, il desiderio che brucia, il peccato che si manifesta in tutta la sua seducente e terribile potenza. Il rosso è l’espressione di una libertà pagana, di una trasgressione che non conosce argini, la carne che si ribella allo spirito. È il richiamo del peccato originale che in Dracula, l’uomo dannato, trova la sua incarnazione più sublime e tragica.
In antitesi al rosso, emerge il blu. È il colore della mente, della purezza inviolata, dell’ordine. Simboleggia la calma razionale, la fede, la morale rigida della società vittoriana che tenta di contenere l’irruenza delle passioni. È un blu etereo e quasi soprannaturale, che rappresenta tra le altre cose il potere spirituale di Dracula, la sua capacità di corrompere e sedurre non solo fisicamente, ma nell’intimo dell’anima. È il modo in cui trasforma la virtù in tentazione e la castità in desiderio proibito.
Dracula e l’incarnazione della bestemmia primordiale
“Io rinnego Dio! Risorgerò dalla mia stessa morte per vendicarla, con tutti i poteri delle tenebre!”
Non è un’originale lettura quella che vede in un film su Dracula la dialettica tra religione e paganesimo. Nel film, come nel romanzo, Dracula è un essere in lotta con Dio. Lo spettatore conosce la tragica storia del conte dalla battaglia contro i Turchi alla successiva perdita di Elisabetta. E tutto ciò porta il conte a maledire l’Altissimo, rinnegando la fede e trafiggendo la croce. Un gesto iconoclasta, che lo trasforma nell’incarnazione di una bestemmia primordiale.
Dall’altra parte la scienza, la ragione, la religione, tutte forze che si oppongono all’indicibile. Van Helsing pronuncia “Voi fate sì che i vostri occhi non vedano, che le vostre orecchie non odano ciò che non riuscite a spiegare”, una frase che svela la cecità della razionalità ottocentesca. Il rifiuto di affrontare l’eccesso, l’irrazionale. Dracula, ancora una volta, è l’inquietudine di un’epoca che si illude di poter controllare ogni cosa. È lo scandalo del reale che la ragione non può contenere.
Il sangue: codice del contagio e specchio
Nel cuore di Dracula di Bram Stoker, il sangue non è mai solo nutrimento. È un fluido abissale, il segno di un legame perverso e di una contaminazione inarrestabile. Jules David Law, in The Social Life of Fluids, ci svela il segreto: Stoker, e ora Coppola, orchestra il sangue per dare corpo alle più profonde paure vittoriane. La purezza del corpo, i confini sociali, tutto crolla. Ogni morso, ogni trasfusione, è un rito. Uno scambio fisico che pulsa di eros e minaccia. Il sangue circola, mescola identità, frantuma ogni barriera. Dracula, l’Altro, il corpo estraneo e migrante, incarna il terrore della contaminazione invisibile. Corrompe la morale, dissolve l’ordine di un’Inghilterra ossessionata dal controllo. Il sangue, allora, diventa il vero fluido sociale del romanzo.
In una visione più recente, o meglio contemporanea, agli anni in cui è uscita l’opera la trasfusione di sangue è un argomento ancora rumoroso. Siamo nel pieno di quegli anni di disinformazione e terrore riguardo l’AIDS e l’argomento è protagonista di tutte quelle produzioni cinematografiche che fanno da metafora una contaminazione fisica basata sullo scambio di liquidi.
Il corpo indisciplinato e il desiderio proibito
“C’è una magia potente nella sua bellezza”
L’obiettivo di Van Helsing e i suoi alleati è quello di ridurre Dracula a un corpo disciplinato, mentre Dracula sfugge sempre, si dissolve in una presenza che non è mai del tutto spiegabile. La raccolta di diari, lettere e documenti, che sono simbolo del sapere razionale vittoriano, non riesce a contenere l’eccesso di immagini che l’orrore de non-morto scatena. Il vampiro diviene così inquietudine per gli umani. È un corpo indisciplinato che mette in crisi la fede ottocentesca nel fatto, nell’ordine e nella scienza.
Come nel romanzo, la sessualità è carne viva. Coppola voleva il suo Dracula un vero ‘sogno erotico’. Ed è un sogno dichiaratamente non innocente, un desiderio proibito. Lucy, civettuola che osa esprimere i suoi impulsi ‘innaturali’, viene impietosamente punita, sacrificata all’altare di una morale vittoriana implacabile. Mina, la pura, diventa l’oggetto di un amore che cerca redenzione. Tuttavia, il vero scandalo visivo si consuma tra Dracula e Harker, secondo un originale analisi della critica culturale e dei queer studies. Essi infatti, vedono nella scena della rasatura un rito quasi nuziale, e nel riflesso ambiguo nello specchio un suggerimento a una fusione proibita. La reazione quasi orgiastica di Dracula al sangue di Harker supera ogni altra. È qui che il sogno erotico si fa ombra, alludendo a una condanna. Dracula, maledetto da Dio, è legato a una sessualità ‘altra’, a una malattia del sangue, come precedentemente analizzato in base al periodo storico vissuto.
Dracula di Bram Stoker: l’inizio di tutto
Tutto ebbe inizio con la sceneggiatura di James V. Hart, che riscrisse il celebre romanzo Dracula di Bram Stoker restituendogli gran parte delle atmosfere gotiche e sensuali che spesso erano state trascurate nei precedenti adattamenti. Arrivato nelle mani di una giovanissima Winona Ryder, decise di consegnarla a Coppola. Il perché? L’attrice aveva avuto un piccolo incidente con il regista, in quanto doveva recitare ne Il Padrino – Parte III nel ruolo di Mary Corleone, ma si ritirò all’ultimo minuto, lasciando Coppola in difficoltà.
Lei stessa successivamente dichiarerà di aver consegnato la sceneggiatura dicendo “Se hai tempo guardalo. C’è Dracula”, e a Coppola, leggendo, “gli si accesero gli occhi”.
È bene ricordare, tuttavia, dell’enorme sfida che ha rappresentato tale film. Bisognava essere cauti, in quanto di film di vampiri ce n’erano a bizzeffe, e adattare un altro film su Dracula così fedele al romanzo e allo stesso tempo così visivamente ‘barocco’ non era per niente scontato per uno studio hollywoodiano.
Ricordiamoci dell’opera del regista che precede Dracula di Bram Stoker: Il Padrino – Parte III, e il nome Coppola andava più che mai, anche se non era una garanzia di incassi per un horror gotico così adulto e sperimentale visivamente.
Il trionfo dell’occhio
In ultimo, ma non per importanza, è il valore visivo e scenografico dell’opera. Thomas Elsaesser ha osservato come Coppola riporti lo spettatore alle origini del cinema, usando tecniche ottiche e trucchi artigianali per creare un effetto di ‘lanterna magica’ che rievoca l’immaginario vittoriano. L’opera è un trionfo per gli occhi, un’orgia visiva che trascende la narrazione. Sembra quasi girato come un film del cinema muto, che evoca una dimensione fiabesca e teatrale. Coppola volle girare gran parte degli effetti in camera, senza l’uso della computer grafica (CGI).
E poi, i costumi. Le visioni di Eiko Ishioka, che fonde immaginari orientali a quelli occidentali, e grazie a tale lavoro è riuscita a vincere un Oscar per questo film. Celebre per il suo stile teatrale e scultoreo, Ishioka trasformò i costumi in vere e proprie estensioni simboliche dei personaggi: l’obiettivo non era vestire i personaggi in modo storicamente veritiero, ma simbolico. L’armatura rossa di Dracula, ispirata a muscoli esposti e guerrieri orientali, lo rende un predatore primordiale e regale allo stesso tempo. I veli di Mina e Lucy, ispirati all’arte preraffaellita, evocano purezza e sensualità.
Dunque, Dracula di Bram Stoker si colloca in un filone di cult senza tempo. Si fa innovatore di un genere rivisitato più volte, riuscendo comunque a renderlo originale: dalla regia, ai costumi e all’estetica. Non manca nell’elenco la celebre colonna sonora che conta 76 tracce in totale, e in ultima la famosa canzone Love Song for a Vampire interpreta da Annie Lennox.