Il Cinema Ritrovato

Jim Jarmusch: American Way of Art

Incontro cinefilo con il regista di ‘Broken Flowers’ e ‘Solo gli amanti sopravvivono’

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Regista, ma anche scrittore, musicista, produttore, ma soprattutto artista. Jim Jarmusch, emblema del talento eclettico, viene accolto dai cinéphiles del Cinema Ritrovato 2025 con le trepidanti aspettative riservate agli interpreti più originali e trasversali della cultura a stelle e strisce, in grado di decostruire i generi, sperimentare dentro l’immaginario, coniugare raffinata marginalità narrativa con minimalismo stilistico, infondere suggestioni filmiche composite, coltivare il gusto della malinconia e del paradosso.

Polifonia di un outsider

Con alle spalle quarantacinque anni di cinema, l’autore di Stranger than Paradise, Dead Man, Broken Flowers, Paterson e I morti non muoiono, intervistato nella splendida cornice liberty del Cinema Modernissimo dal direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, esordisce con un tripudio di comicità, citando i versi composti da Roberto Benigni durante le riprese di Down by Law (uno stralcio: “io muoio senza accappatoio”), ma anche nel candore del dolce e commosso ricordo della compianta Marisa Paredes (che il festival ha omaggiato), amica di lunga data, da lui chiamata mariposa (farfalla).

Due tonalità, leggers e intimistica, che si alternano e sfumano nel corso del dibattito, in una carrellata di decenni artistici tra Parigi e New York, tra cinema classico e quello moderno, tra cantautori e fotografia underground: non un amarcord languido, ma un’affettuosa e brillante rievocazione di fenomeni e stagioni culturali di cui Jarmusch è stato testimone e poi interprete fuori dagli schemi.

Lezioni erranti, maestri inattesi

L’ospite (classe 1953) rievoca l’incontro con Henri Langlois alla Cinémathèque française, quando era un giovane squattrinato a Parigi, e quello con László Benedek, regista di Il selvaggio con Marlon Brando, che gli fornì una borsa di studio; ma soprattutto si sofferma sull’amicizia con Nicholas Ray, descritto nella sua iconicità (la benda sull’occhio) e amabile bizzarria (il colloquio di lavoro come suo assistente si basava su domande sulla dialettica e Hegel).

Jarmusch prosegue ricostruendo la collaborazione con Wim Wenders, che gli fornì materiale audiovisivo da Lo stato delle cose per il suo Stranger than Paradise, il rapporto con il mentore Samuel Fuller, i contatti con Robert Frank e William Burroughs. Non si tralascia poi il novero di attori fidati che hanno popolato il suo obliquo e sulfureo universo creativo, costituendo una factory eterogenea (anche per metodi e preparazione al ruolo), che comprende Bill Murray, Tilda Swinton, Adam Driver, Tom Waits, Roberto Benigni.

Ma soprattutto l’ispirazione di Jarmusch vive di devozione alla sensibilità femminile, contando sui legami con Patti Smith e Thelma Schoonmaker (moglie di Michael Powell e storica montatrice di Martin Scorsese) e in particolare sulla partnership con la musa Tilda Swinton, a cui il regista riserva le parole più toccanti, in un altissimo riconoscimento reciproco.

“Jarmusch spiega l’America agli alieni restando lui un alieno”. Tilda Swinton

“[Tilda] dovrebbe essere la Regina del pianeta Terra in una società matriarcale”. Jim Jarmusch

Epifania in note

Inevitabile poi approfondire la centralità della colonna musicale nei suoi lavori, vera protagonista insieme ai suoi personaggi periferici, senza però una corrispondenza immediata e rigida con la storia che si sta raccontando, se non nella mente di Jarmusch stesso. Esemplare l’aneddoto su Broken Flowers: durante la produzione infatti gli capitò di ascoltare per strada della musica funk-jazz etiope e, senza saperne la motivazione, ne fu così conquistato tanto da inserirla nel film, giudicandola appropriata. Dichiara, inoltre, dopo che Gian Luca Farinelli ha nominato la partecipazione di Tom Waits e di Iggy Pop ai suoi film:

“Per me la musica è più pura di un dipinto o di una pagina scritta, che richiedono contemplazione e lettura: la musica mi rende libero”.

Frammenti rarefatti

Nel corso dell’incontro l’autore rivendica le sue predilezioni per la brevità della forma narrativa e per la struttura ad episodi (che vanta un’illustre tradizione letteraria antica, con il Decameron e I racconti di Canterbury), per la scrittura dei personaggi piuttosto che allo sviluppo del plot (tanto da disdegnare i biopic, con rare eccezioni sovversive, come Marie-Antoinette di Sofia Coppola), per i protagonisti ai margini del quotidiano, una delle cifre tematiche della sua opera.

Conferma l’identità del suo cinema in cui il viaggio conta più della destinazione, in cui le soste, i vuoti, i tempi sospesi nel mezzo delle cose assumono una rarefatta intensità, come la pausa sigaretta in Coffee and Cigarettes, le conversazioni tra autista e clienti in Taxisti di notte, eleggendo il giapponese Yasujirō Ozu come nume tutelare, per il suo stile sobrio e rigoroso.

Un cinefilo d’eccezione a Bologna

Infine, l’omaggio più gradito al pubblico del Cinema Ritrovato: l’anticipazione dell’uscita in autunno del suo prossimo film (secondo fonti non ancora confermate, in anteprima alla prossima Mostra del Cinema di Venezia).

Il prossimo appuntamento con Jim Jarmusch sarà per il pubblico bolognese mercoledì 2 luglio alle 21.45, quando in piazza Maggiore introdurrà Solo gli amanti sopravvivono, interpretato da Tilda Swinton, all’interno della rassegna ‘dopo festival’ Sotto le stelle del cinema. Non solo: il regista, in duo con il compositore e liutista Jozef Van Wissem, sarà anche in concerto sabato 5 luglio al Teatro Duse.

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