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‘Echo Valley’: una madre trascinata nel baratro dall’amore per la figlia

Nella fattoria dell’incubo tra cadaveri e figlie disperse.

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Arriva su Apple TV+ Echo Valley il dramma thriller diretto da Michael Pearce su una sceneggiatura di Brad Ingelsby (Mare of Easttown). Il film è prodotto dalla casa di produzione di Ridley Scott, la Scott Free Productions, e Apple Studios. Protagoniste il premio Oscar Julianne Moore e la star di Euphoria Sydney Sweeney, affiancate da Kyle MacLachlan, Domhnall Gleeson e Fiona Shaw.

Il TRAILER – Echo Valley

Sinossi

Kate (Julianne Moore) lavora come addestratrice di cavalli nella sua fattoria, Echo Valley, nel sud della Pennsylvania. La donna, isolata e depressa, vive di ristrettezze economiche e deve ancora superare la morte prematura di sua moglie, cercando in tutti i modi di aiutare la figlia tossicodipendente Claire (Sydney Sweeney). Presto Kate si troverà coinvolta in una sfida più grande di lei, intrisa di ricatti, che la porterà a mettere in discussione il suo stesso ruolo di madre

L’incondizionato amore materno

In Echo Valley la narrazione segue uno schema lineare ma potente: Claire, tossicodipendente in continua fuga tra debiti e dipendenze, viene puntualmente coperta, perdonata e accolta da Kate disposta a tutto, anche all’umiliazione, pur di non abbandonarla. Ed è in questo attaccamento materno che risiede il nucleo emotivo della pellicola: una madre che continua a sostenere la figlia, da tempo irriconoscibile e costantemente in errore, anche quando la ragione suggerirebbe il contrario.

Il film si iscrive in quel filone cinematografico che ha visto madri non mollare mai dinnanzi ai figli scapestrati, senza rimedio o figli nel ruolo opposto; nel cinema del passato abbiamo esempi come Mamma Roma, il capolavoro di Pier Paolo Pasolini,  e nel cinema più recente non può non essere menzionata la splendida commedia Lady Bird di Greta Gerwig.

La difficoltà di essere madre

Il film prodotto Apple, nella sua impostazione, si presenta come un inno all’amore materno che non smette mai di insistere e di tenere ai propri figli. La sceneggiatura di Ingelsby – ideatore della miniserie Mare of Easttown con Kate Winslet – si dedica soprattutto alla condizione difficile di una madre che, nonostante la solitudine e la fragilità, resta sempre protesa a realizzare la propria vita in virtù del benessere della figlia.

Ci sono diversi, seppur minimi, punti di contatto con la celebre serie HBO: prima di tutto lo stesso luogo, la Pennsylvania, anche se al mondo dinamico di Mare of Easttown si contrappone un’arena chiusa all’interno della fattoria Echo Valley.
Anche i profili delle protagoniste sembrano viaggiare in parallelo: Kate, proprio come la detective interpretata da Kate Winslet, parte da un abbandono che nel suo caso è un dolore lancinante. La perdita di sua moglie da causa scatenante diventa effetto determinante del suo stato di non vita.

La circolarità di Kate e Claire

Così Kate ed Echo Valley si sviluppano nell’attaccamento esasperato e continuo di una madre ansiosa e premurosa verso una figlia interrotta. Il dramma segue una struttura circolare che si ripete continuamente: il personaggio di Claire scappa per poi fare ritorno, chiedendo la complicità della madre che si ritrova così coinvolta in ricatti e circostanze compromettenti. Eppure l’amore materno resiste e non molla, promettendo una presenza che accoglie il suo stesso sangue e perdona. Questo affetto incondizionato, seppur nella prevedibilità della narrazione, si prende il suo spazio, centralizzando il rapporto di fughe e ritorni tra i due personaggi, almeno finché il dramma famigliare non esce di scena per fare posto ad un thriller contorto, che carica se stesso, modificando il senso di rotta e il carattere dei personaggi.

La non continuità della storia

Ad un certo punto il film segue le sfumature di un thriller che spinge tutto nell’evoluzione di eventi improvvisi della protagonista. Claire scompare e Kate dirige la trama nel rapporto con il sadico e disturbato spacciatore, interpretato da Domhnall Gleeson che qui sembra riproporre il serial killer della serie The Patient con Steve Carell.
Quindi abbiamo un prima e un dopo. Il dramma è attraversato dalla coesistenza tra Claire e Kate mentre le tensioni affondano nel ricatto con lo spacciatore verso il quale la figlia ha un grosso debito. Echo Valley si trasforma così in un thriller che, pur senza volerlo, sfiora i toni della parodia. Perché in fondo il film sembra utilizzare il rapporto madre-figlia, sospeso e trattenuto per buona parte della narrazione, come motore per attivare i classici meccanismi del ripetersi dell’imprevisto e della suspense costruita sul rischio di perdere tutto, senza che poi ciò avvenga davvero.

Tale mancanza di equilibro tra la natura di Echo Valley e la discontinuità della storia, la si vede quando è la fattoria al centro del film. La fattoria con i suoi cavalli, unico rifugio che ha sempre protetto Kate dal mondo esterno attraverso una sorta di isolamento, diventa il teatro in cui si intrecciano più generi narrativi. Dal thriller al giallo investigativo, la storia culmina in un classico spiegone finale, in cui viene svelato ciò che era rimasto nascosto: un piano orchestrato da Kate insieme alla sua migliore amica per incastrare lo spacciatore.

Il dramma famigliare snaturato

Il film si denota per una dinamica propria dello streaming che condiziona molti prodotti cinematografici pensati proprio per le piattaforme. Si evince infatti una certa serializzazione degli eventi, attribuendo al dramma un respiro notevolmente corto che non permette alla protagonista Kate, eccessivamente travolta dalle dinamiche criminali, di essere inquadrata pienamente nel suo obiettivo originale: recuperare e salvare la figlia che è sempre più vicina al baratro. Così siamo in presenza di un ibrido tra cinema e telefilm. Un dramma famigliare in cui la forma thriller ha una smania eccessiva di velocizzare avvenimenti e situazioni  (con tanto di riepilogo su pianificazioni e inganni), prendendo il sopravvento sulle dinamiche del conflitto dei personaggi e iscrivendosi, per questo, in un guilty pleasure della tensione.

Echo Valley, nonostante la prova attoriale di Julianne Moore, è una grande occasione sprecata per via delle diverse linee che persegue. È nei fatti, il film Apple, un thriller travestito da debole dramma famigliare, oscillando tra il bisogno di attaccamento di una madre a una figlia sull’orlo del baratro e una trama, per molti versi, inverosimile.

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