‘The Masque of the Red Death’: attento a ciò che desideri

Tratto dall’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, il cortometraggio The Masque of the Red Death, diretto dal regista belga Rune Callewaert e presentato al Figari International Short Film Fest, è un ritratto vivido del decadimento inarrestabile a cui può condurre l’ossessione cieca per un desiderio.

Il racconto

All’interno di un locale notturno ognuno decide di stordirsi come meglio crede. Il ricco proprietario però deve assicurarsi che tutto sia sotto controllo. Nulla gli sfugge quando a un tratto il suo sguardo viene stregato dal vestito rosso di una donna affascinante e misteriosa che è seduta al bancone.

Nel disperato tentativo di catturare la sua attenzione, le offre qualsiasi drink lei ordini, sicuro della sua ricchezza. La sete della donna però pare inarrestabile, tanto da portare piano piano il gentiluomo sul lastrico. Ormai ridotto in miseria, l’uomo riesce finalmente a vedere la verità: la fonte del suo desiderio non era altro che un’illusione demoniaca.

Dreaming in Stop motion

L’uso della stop motion si rivela il vero punto di forza di questo cortometraggio, poiché riesce a spingersi dove nessun’altra tecnica è arrivata: dona verosimiglianza all’onirico, immergendoci completamente in quel mondo e lasciandoci la sensazione di poter quasi toccare con mano gli incubi.

Il risultato visivo è potente: mostra in maniera diretta e senza filtri la natura degli istinti e dei desideri umani privi di ogni morale.

In questo cortometraggio muto, ritmo e sensazioni sono lasciate alla guida di musiche e suoni decisamente distorti che rielaborano bene il senso di stordimento dovuto ai vizi logoranti come l’alcol o la lussuria.

The Masque of the Red Death o il confine del desiderio

Il cortometraggio rende decisamente giustizia alla sottile e geniale penna di Allan Poe, mostrando in maniera semplice ma immediata la pericolosità del rincorrere ciecamente la bramosia. L’ossessione è il vero male capace di condurre alla rovina, distraendo dai punti fermi. Questa corsa senza fiato porta alla spoliazione totale delle sovrastrutture che siamo costretti a indossare, eppure la nostra vera essenza, mostrata nuda e senza filtri, può rivelarsi poco interessante agli occhi di chi la riceve in dono, tanto da generare indifferenza.

Allora forse, l’unico modo per poter andare avanti senza soffrire è proteggerci da noi e dagli altri indossando un’altra maschera.