È appena terminata la venticinquesima edizione del Trieste Film Festival. Alla fine di ogni percorso si cercano i bilanci. Quello che si può dire con certezza è che Gennaio è il mese del cinema per la città della bora. I film proiettati erano di varia natura e per tutti i gusti. Donne che rapinano banche, preti che bucano i preservativi ed Enea che cerca l’amore. Nella sezione Sorprese di Genere c’era la prima donna della storia a rapinare una banca in Germania, Banklady – La donna delle banche di Alvart, e c’era anche un simpatico prete croato che per aumentare la popolazione del paesino in cui vive inizia a bucherellare di nascosto i preservativi che saranno poi venduti. E’ Scherzi da prete (Svećenikova djeca) di Vinko Brešan, il film più visto nella storia in Croazia. Il vincitore tra i documentari è Enea, un ragazzo autistico che cerca l’amore. The Special Need – L’amore secondo Enea, previsto nelle sale italiane per il 2 aprile distribuito da TuckerFilm, è appunto la storia vera di un ragazzo che alla soglia dei trent’anni vuole scoprire un sentimento mai provato prima: l’amore. Il film vincitore tra i lungometraggi è Styd/Vergogna, film russo ambientato tra i molti fiordi della penisola di Kola dove c’e’ un piccolo insediamento dove vivono le famiglie dell’equipaggio di un sottomarino e le guardie di frontiera. Tra i lungometraggi c’e’ anche da ricordare un regista che, quasi come Guido nell’ 8 ½ felliniano, non riesce più a fare ciò che è il suo lavoro: un film. E’ la trama del film Quando la sera scende su Bucarest o Metabolismo di Corneliu Porumboiu. Tra tutti non manca anche un premio Oscar, è il regista Danis Tanović, che ha inaugurato il festival, con il film An episode in the life o fan iron picker. Da non dimenticare l’evento speciale Pussy Riot: A punk prayer che racconta la storia delle attiviste russe oggi in carcere. C’e’ poi stato l’omaggio a Sergej Paradžanov, la masterclass di Thanos Anastopoulos Low budget production e il suo film I kori/The daughter, e c’e’ anche Ulay, il famoso artista, ex compagno di Marina Abramović che era presente a Treiste per il film Projekt:Rak. Questo e molto altro è stato presentato nella città dei triestini. E per chi non fosse stato a Trieste non c’e’ niente da fare: non si sa cosa si è perso.
Tra Spritz Aperol e passeggiate tra la sala Tripcovich e il Teatro Miela c’e’ stata un’atmosfera da festival che nonostante la crisi resiste. La filosofia del triestino è rappresentata dal famoso motto No se pol che significa non si può. Ecco, il Trieste Film Festival ha dimostrato che “se pol” e che i festival minori non hanno nulla da invidiare a Roma o Venezia.
Il Trieste Film Festival nasce nel 1987 per iniziativa del Centro La Capella Underground che ebbe il coraggio e la capacità, entrambi lodevoli per quel periodo, di convocare a Trieste i più autorevoli rappresentanti della politica, delle pubbliche istituzioni e della cultura di quella vasta area d’Europa situata a cavallo del complesso confine che allora separava due mondi contrapposti e apparentemente destinati a non collaborare mai, l’Est e l’Ovest (simbolizzati dal grande Muro di Berlino ancora in piedi così come dai modesti paletti ormai divelti che ancora dividevano i campi del Carso). Si trattava del primo progetto sul cinema che nasceva sotto l’egida della Comunità di Lavoro Alpe Adria e certamente nessuno avrebbe potuto nemmeno ipotizzare che con quel progetto nuovo, ancora tutto da ideare e costruire, il Festival riuscisse ad arrivare a festeggiare le nozze d’argento.
Questo solido lavoro di gruppo iniziale ha consentito alla manifestazione di farsi di anno in anno testimone di eventi epocali e di documentare senza interruzioni il tragico lungo periodo della guerra balcanica, di seguire con attenzione il faticoso processo di transizione di quei paesi verso l’indipendenza e la democrazia e il loro difficile percorso ancora in atto per il raggiungimento dei requisiti necessari alla loro graduale integrazione nell’Unione Europea. Seguendo passo passo il percorso della Storia che nell’ultimo decennio del secolo scorso ha cancellato confini e cambiato equilibri internazionali il progetto iniziale ha modificato gradatamente fisionomia, nome, obiettivi, estendendo lo sguardo ad aree geografiche via via più lontane ma accomunate non solo da un passato unificante e dalle problematiche metamorfosi del nuovo presente, ma anche dalla forza delle loro risorse culturali e, per quanto riguarda il cinema, dalla serietà delle loro Scuole, dalla ricchezza dei loro archivi, dalla grandezza autoriale del loro passato e dal coraggioso fermento delle giovani generazioni che con molta fermezza hanno saputo svincolarsi dai canoni dogmatici di un’epoca ormai tramontata e conquistare a poco a poco l’attenzione dei mercati internazionali e i riconoscimenti prestigiosi dei grandi festival del mondo occidentale.
Tra i vincitori di quest’anno, nella sezione documentari, c’e’ The Special Need/L’amore secondo Enea, girato da un regista giovane di grande talento, Carlo Zoratti (in foto), cineasta udinese classe 1982. Enea è un ragazzo autistico che alla soglia dei trent’anni inizia ad avere il bisogno di scoprire un sentimento come ogni altro essere umano su questa terra: l’amore. Non ha mai avuto un rapporto sessuale, nonostante ne senta il desiderio e ne abbia le piene capacità. Alex e Carlo, suoi amici, sentono che Enea abbia bisogno di provare un sentimento che ancora non ha provato. E come fare allora? Questo non è e non vuole essere un classico film sulla sessualità dei disabili spiega Zoratti. Quest’opera, quasi associabile al teatro dell’assurdo di Beckett, anche se tratta di una storia intima e difficile, porta il pubblico a ridere per come viene raccontata e messa in scena. Distribuito da TuckerFilm, The Special Need è previsto nelle sale italiane per il 2 aprile 2014.
http://www.youtube.com/watch?v=BaDnpN4ubrY
Luana Verbanac