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Trieste Film Festival

‘In Limbo’: la guerra attraverso il timore di chi la vive

Il documentario di Alina Maksimenko racconta lo stravolgimento della vita quotidiana della regista e dei suoi genitori.

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Diretto da Alina Maksimenko, In Limbo è stato presentato in concorso nella sezione Documentari al Trieste Film Festival. Il documentario racconta i risvolti della guerra in Ucraina sui cittadini civili che la popolano.

 

In Limbo: la vita quotidiana dei civili durante i giorni di guerra

In Limbo si apre con Alina Makismenko intenta a fare degli esercizi per la gamba, a causa di un intervento chirurgico subito di recente. Nel suo primo minutaggio, il documentario ci mostra una donna che vive da sola con il suo gatto. Contemporaneamente, lo spettatore viene a conoscenza che la narrazione si svolge in Ucraina nel Febbraio 2022. Alina, infatti, vive nella periferia della città di Kiev. In quei giorni, è iniziata l’invasione Russa da parte dell’esercito del Cremlino, costringendo la regista a raggiungere i suoi genitori nel loro villaggio.

I tre protagonisti del documentario, in concorso al Trieste film Festival, sono: Alina, Tetiana Maksimenko, sua madre, e Anatolii Maksimenko, suo padre. Riunitosi, il nucleo famigliare cerca di fare del loro meglio per continuare la vita di tutti i giorni. Nonostante la costante minaccia di un’imminente distruzione del villaggio da parte dei missili russi, percepita dai toni e dai dialoghi, la famiglia cerca di trovare delle soluzioni per rimanere al caldo, nutrirsi e prendersi cura degli animali abbandonati da altre famiglie in fuga. Sospesi in un limbo, in cui la tensione del mondo che conoscevano deve scendere a patti con il futuro incerto che li aspetta.

In Limbo offre, quindi, uno spunto riflessivo sulla dimensione personale e intima della guerra. Una narrazione a cui lo spettatore non è abituato. Infatti, in periodi di guerra solitamente si mostrano le rovine di città dismesse, popolate solo da fantasmi e da ruderi. Qui, invece, la regista sceglie di narrare gli orrori della guerra in modo inedito: attraverso gli occhi spenti del padre, la rassegnazione della madre e il ritorno nella vecchia casa dove ha vissuto da bambina.

Questo atteggiamento narrativo affronta, attraverso il ribaltamento improvviso della quotidianità della regista e dei suoi genitori, le topiche principali di un’esistenza sopraffatta dalla guerra. Il film affronta i temi della perdita, della resistenza e della resilienza in un contesto intimo e famigliare che, almeno non per ora, potrebbe diventare simbolo della devastazione della guerra.

Uno spettro si aggira per il film: la paura di non vedere il domani

La regista ucraina riesce a costruire un racconto in grado di andare oltre le immagini di guerra. In Limbo si concentra sull’esplorazione delle emozioni che si celano dietro le dinamiche famigliari dei tre protagonisti, costretti a vivere in un limbo – condizione da cui prende titolo il documentario- fra la speranza e l’incertezza.

La scelta di Alina Makesimenko di filmare la sua famiglia durante i giorni di inizio guerra permette l’umanizzazione del conflitto. Infatti, la narrazione immerge lo spettatore in medias res, dentro le difficoltà quotidiane di chi deve adattarsi a una vita che, all’improvviso, cambia completamente. La sensibilità che caratterizza il documentario privilegia un contatto diretto con il nucleo famigliare di Alina, piuttosto che concentrarsi sugli eventi sensazionalistici della cronaca bellica. Il risultato è un costante sentimento di angoscia e tristezza che accompagna lo spettatore durante tutto lo svolgimento del film.

Il documentario, quindi, lascia un segno profondo in chi lo guarda, attraverso la sua capacità di raccontare il dolore e la speranza tramite la vita quotidiana dei cittadini ucraini.

 

Il contenuto stilistico di In Limbo: tra reportage di guerra e racconto intimo

Dal punto di vista dello stile attraverso cui la regista decide di girare il documentario, Alina Makesimenko sceglie di mescolare il reportage di guerra al racconto intimo. Ad esempio, le immagini che mostrano l’auto di Alina passare di fianco a un carro armato o quelle del cielo notturno che evidenziano, in lontananza, i missili russi, si alternano al racconto intimo che avviene fra le quattro mura della casa dei genitori.

Attraverso silenzi eloquenti, Alina Maksimenko trasmette il peso delle scelte quotidiane. Il disorientamento e la paura che accompagnano ogni singolo momento vissuto dalla sua famiglia sono palpabili, mentre la distanza geografica e politica tra l’Ucraina e il resto del mondo sembra crescere ogni giorno spropositatamente.

Durante il film ci sono anche momenti di tenerezza, dove Alina racconta al padre e alla madre i suoi sogni. Memorabile è quello in cui il padre di colpo si mette a danzare e la donna cerca disperatamente di prendere la videocamera per filmare questo evento inaspettato. Sfortunatamente, nel momento in cui riesce ad afferrare la telecamera, la protagonista si sveglia.

I momenti di inaspettata gioia risultano disarmanti per lo spettatore. Nonostante il timore che incombe sui tre protagonisti, la famiglia di Alina riesce ancora a strapparsi sorrisi a vicenda, attraverso ricordi, momenti apparentemente futili di quotidianità e sogni. Ciò dimostra che, anche nei periodi più bui dell’umanità, la speranza è l’ultima a morire.

 

Attraverso questo struggente documentario Alina Maksimenko offre un’importante riflessione sulla condizione umana durante i tempi bui della guerra. In Limbo si dimostra un racconto che non vuole solo denunciare la violenza, ma far luce sulla forza invisibile delle persone che lottano per rimanere integre, anche quando tutto il resto, intorno a loro, crolla.

 

 

In Limbo

  • Anno: 2024
  • Durata: 71 minuti
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Ucraina
  • Regia: Alina Maksimenko

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