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Personaggi

Sharon Stone: la grande diva temuta da Hollywood

Politicamente impegnata, volto e voce della comunità femminile nella vita come nel lavoro, Sharon Stone rappresenta il perfetto connubio di bellezza, sensualità, astuzia e determinazione, rimanendo l'emblema della femme fatale che non deve mai chiedere

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Attrice e produttrice di successo, con all’attivo più di 40 anni di carriera e un totale di 77 tra film e serie tv, Sharon Stone viene unanimente considerata come una dei migliori astri nascenti della sua generazione. Consacrata con la nomination all’Oscar nel 1996 come “miglior attrice protagonista” per Casinò, a oggi la sua fama gli ha permesso di far elevare la sua voce a difesa della comunità femminile e delle minoranze di tutto il mondo.

“A volte bisogna morire un poco per rinascere.”

Sharon Stone: l’infanzia e l’accettazione di se stessi

Sharon Stone nasce il 10 marzo 1958 a Meadville, un paesino della Pennsylvania che si trova tra Pittsburgh ed Erie. I suoi genitori, Joseph William Stone II, detto Joe, e Dorothy Marie Lawson, hanno origini irlandesi: provengono da Galway e lavorano rispettivamente come contabile e produttore di utensili e stampi. È la seconda di quattro fratelli; ha infatti un fratello maggiore (Mike), un fratello minore (Patrick, deceduto nel 2023) e una sorella minore (Kelly).

Enfant prodige, Sharon inizia a parlare e a percorrere i primi passettini a dieci mesi. A cinque anni frequenta la seconda elementare e sogna una carriera come avvocata. Innamorata dei film in bianco e nero, soprattutto quelli con Fred Astaire e Ginger Rogers, a tredici è determinata a diventare la moderna Marilyn Monroe. Nonostante l’indubbio charme, però, viene giudicata dai compagni troppo snob per l’atteggiamento da prima della classe, non venendo inclusa nella cerchia delle alunne più corteggiate del liceo di Saegertown.

“Se fossi soltanto normalmente intelligente, probabilmente andrei avanti con la mia intelligenza, ma io sono fieramente intelligente e questo è minaccioso.”

Ormai quindicenne, la Stone raggiunge un quoziente intellettivo di 154 e i genitori, contro la sua volontà, la iscrivono alla Edinboro University. Un giorno, lo zio le offre svariati dollari per convincerla a partecipare a un concorso di bellezza: lei accetta ma solo perché ha bisogno di denaro per pagare le tasse scolastiche. Non vince, ma il giudice la persuade a gareggiare in altre competizioni che la vedranno trionfante come quella, nel 1975, di Miss Crawford County.

Sharon Stone in ‘Stardust Memories’ (1980)

Primi incerti passi verso un nuovo cammino artistico: il cinema

Sicura di se stessa più che mai, Sharon Stone si trasferisce nel 1977 nella Grande Mela, per intraprendere una carriera nell’ambito delle passerelle. Firma, così, un contratto con la Ford Modeling Agency, mentre lavora part-time come cassiera da McDonald. Défilé, riviste accreditate e campagne pubblicitarie fanno di questa conturbante pantera una delle indossatrici maggiormente apprezzate d’America.

Successivamente è la protagonista delle pubblicità televisive delle aziende Burger King Maybelline ma, insoddisfatta della piega che la sua carriera sta prendendo, sceglie di tentare la strada del cinema. Nel 1980 è la passeggera del treno di Woody Allen in Stardust Memories e, dodici mesi più tardi, è diretta da Wes Craven nel raccapricciante Benedizione mortale, che ottiene un grande successo al botteghino.

Il regista Claude Lelouch la note mentre si trova in vacanza in Francia e decide di affidarle una piccola parte nella commedia Bolero (1981) in cui recita al fianco di James Caan per soli due minuti; per questo il suo nome non appare nei crediti. Nel 1983 è selezionata da George Lucas e Steven Spielberg per la parte femminile di Indiana Jones e il tempio maledetto, ma alla fine la scelta ricade su Kate Capshaw, ritenuta più versatile e adatta al personaggio da interpretare.

Sharon Stone in ‘Benezione mortale’ (1981)

Gli anni ’80 e i primi successi nelle piccole produzioni

Dopo il film per la TV Fino all’ultimo dollaro (1984) il suo nuovo passaggio sul grande schermo avviene nello stesso anno con Vertenza inconciliabile, in cui recita insieme a Ryan O’NealShelley Long e una giovane Drew Barrymore. Il film, mai giunto in Italia, è da ricordare perché vede la Stone cimentarsi nel ruolo di femme fatale che l’avrebbe poi resa celebre qualche anno dopo. Nel medesimo anno, partecipa anche, nel ruolo  di Deidre Dupres nella serie poliziesca Magnum P.I..

“Per raggiungere il successo si devono mettere in conto sicuramente lo scontro di volontà e la forza e la determinazione che ci vogliono per acquisire una disciplina coerente e attenta. Forse il detto “La fortuna è l’incontro tra la capacità e l’opportunità”, è appropriato al mio caso…”

In quel periodo, Sharon si separa dal collega George Englund Jr. per convolare a nozze col produttore televisivo Michael Greenburg: l’unione finì poco tempo dopo. Verso la fine degli anni Ottanta recita in alcune pellicole di minore spessore, riuscendo a impressionare felicemente la critica in Allan Quatermain e le miniere di re Salomone (1985), Gli avventurieri della città perduta (1986), Nico (1988) e Ossessione d’amore (1989).

Sharon Stone: Atto di forza e l’incidente stradale

Il suo primo ruolo di un certo rilievo è in Atto di forza (1990), di Paul Verhoeven, dove interpreta la moglie di Douglas Quaid (Arnold Schwarzenegger). In coincidenza con l’uscita del film viene pubblicato un suo servizio fotografico senza veli per la rivista Playboy. Al suo interno viene immortalata completamente nuda mentre apprende le tecniche del Taekwondo, arte marziale indispensabile per la buona riuscita del film. In seguito, riguardo alle foto osé, dichiara di averle fatte per bisogno di soldi, avendo appena finito di ristrutturare casa.

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“Negli anni Novanta e primi anni Duemila la resistenza nei confronti delle donne era tale che non potevo dirigere. Ed è stato un peccato perché sentivo che la mia intelligenza era stata sprecata nel tentativo di convincere i dirigenti degli Studios meno intelligenti di me a permettermi di farlo.”

Poco dopo l’uscita di Atto di forza Sharon Stone è coinvolta in un incidente stradale a Los Angeles, sul celebre Sunset Boulevard; subito dopo il sinistro torna a casa ignara dei traumi che ha subito. Rimane paralizzata per tre giorni e dichiara di avere pianto per tutto quel tempo prima di decidersi ad andare in ospedale, dove le vengono diagnosticate fratture della scapola e della mascella, oltre a numerose contusioni.

L’ottima interpretazione al fianco di Schwarzenegger avrebbe dovuto segnare la svolta della sua carriera, ma l’incidente la mette fuori gioco per vari mesi. Dopo la guarigione lavora in maniera stakanovista (nel solo 1991 appare in ben cinque film), ma si tratta di pellicole a basso budget e poca gente riesce a vederle: solo Scissors – Forbici, per la regia di Frank De Felitta, ottiene un minimo seguito di pubblico.

Sharon Stone e Arnold Schwarzenegger in ‘Atto di forza’ (1990)

Basic Instinct e il personaggio di Catherine Tramell

Il personaggio che le fa ottenere gloria internazionale e che la fa entrare nella storia del cinema, ponendola come la Faye Dunaway della sua generazione, è quello della femme fatale e presunta serial killer Catherine Tramell in Basic Instinct (1992). Inizialmente il ruolo di protagonista era stato offerto alla più esperta Geena Davis, che però ha rifiutato a causa delle numerose scene di sesso e di nudo presenti nella pellicola. L’interpretazione le vale una nomination al Golden Globe per la “migliore attrice in un film drammatico“.

Basic Instinct è tra i trionfatori degli incassi della stagione cinematografica 1992-93, fermo restando che la critica attacca le numerose scene di sesso presentate senza censure. La seconda collaborazione tra Sharon Stone e il regista olandese dà alla luce un thriller torbido e magnetico, che riesce a far esplodere uno strabordante erotismo senza però dimenticarsi della componente giallistica.

Questo non vuol dire che sia una narrazione perfetta, tutt’altro. Infatti alcuni colpi di scena appaiono quanto meno improbabili, ma la suspense rimane garantita per oltre due ore. La stessa regia paga la sua “via di mezzo”, tra cinema destinato al grande pubblico e velleità autoriali. Il fascino però è conferito soprattutto dalla sensuale e intensa interpretazione di una strepitosa Stone, accattivante e ricca di una morbosa bellezza che si divora attorialmente quella di un pur onesto Michael Douglas.

“Più divento famosa e potente, e più potere ho per far del male agli uomini.”

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Sharon Stone in ‘Basic Instinct’ (1992)

Sharon Stone: costruendo una nuova immagine

Appena diviene famosa decide di non voler più interpretare personaggi simili a quello di Catherine nei film successivi, e quindi sceglie di impersonare ruoli da vittima. Nel 1993 recita in Sliver, diretta da Phillip Noyce. Successivamente si aggiudica il premio come componente della peggior coppia del cinema assieme a Sylvester Stallone per Lo specialista. E nello stesso anno recita in Trappola d’amore al fianco di Richard Gere.

Nel 1995 è la protagonista del film di Sam Raimi Pronti a morire al fianco di Gene Hackman, Russell Crowe e Leonardo DiCaprio, un omaggio agli spaghetti-western. L’anno successivo la vede in Difesa ad oltranza, con Randy Quaid Rob Morrow, e Diabolique con Isabelle Adjani e Chazz Palminteri. Nel 1998 invece interpreta la Dr. ssa Elizabeth “Beth” Halperin nel fantascientifico Sfera di Barry Levinson, al fianco di Dustin Hoffman.

“Di Sam mi erano piaciuti molto i suoi film. Ho pensato fosse molto intelligente e divertente. Ma era un ragazzino e non aveva lealtà. Non aveva il senso di famiglia. Non mi ha più parlato. Non mi ha ringraziato. Non ha avuto riconoscenza.”

L’anno seguente recita in Gloria di Sidney Lumet, e viene inserita tra le venticinque playmate più sexy del secolo. Ottiene una candidatura al Golden Globe per il ruolo della madre di Kevin, un bambino affetto da una malattia chiamata sindrome di Morquio, nel film Basta guardare il cielo. Nell’ottobre del 1997 la rivista Empire la inserisce tra le cento più brave attrici di tutti i tempi.

Sharon Stone, Elden Henson e Kieran Culkin in ‘Basta guardare il cielo’ (1998)

Casinò e la definitiva affermazione come attrice e diva dello spettacolo

Il successo più importante della carriera di Sharon Stone giunge nel 1996, quando ottenne una candidatura al premio Oscar come “migliore attrice protagonista” per la sua interpretazione in Casinò di Martin Scorsese. Per il ruolo della prostituta Ginger McKenna vince anche un Golden Globe. Il film è ispirato al libro omonimo dello stesso anno di Nicholas Pileggi, che dettaglia le attività criminali dei mafiosi statunitensi Frank “Lefty” RosenthalAnthony “The Ant” Spilotro nel mondo dei casinò della Las Vegas degli anni Ottanta.

I rapporti umani si riducono al primitivo, violenza amore e amicizia sono carnali, il tutto rappresenta una corsa folle e disperata senza momenti di sosta, un’overdose di immagini, parole, suoni, dettagli visivi. Il ritmo va veloce tanto quanto l’evoluzione meccanicistica dei suoi protagonisti. Essi non maturano decisioni, non ragionano o razionalizzano alcunché. Il personaggio della Stone vive senza esserne consapevole, attraversando una parabola temporale passando dall’apice della felicità al fondo della depressione senza neanche realizzarlo.

Una volta entrata a far parte del cast, assieme a nomi del calibro di Robert De Niro e Joe Pesci, la Stone chiede a Scorsese di essere duro con lei e di fare uscire il suo lato nascosto, dato che ormai la gente la crede ancorata al personaggio di Basic Instinct. Scorsese le lascia ampio spazio di costruzione del personaggio: sua è la decisione del cambio drastico di look che avviene nella seconda parte della pellicola.

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Sharon Stone in ‘Casinò’ (1995)

Attraverso fallimenti e successi nei primi anni ’00

Verso la fine degli anni Novanta Sharon Stone riceve la sua quarta nomination al Golden Globe per la commedia La dea del successo (1999), diretta da Albert Brooks, nel quale interpreta Sarah Little, moglie del personaggio di Brooks. Sempre nello stesso anno recita in due film di scarso successo: Beautiful Joe Inganni pericolosi, mentre l’anno successivo è nel cast di Ho solo fatto a pezzi mia moglie, con protagonisti Woody Allen, Kiefer Sutherland e Maria Grazia Cucinotta.

Dopo qualche anno di assenza dovuto a problemi di salute, nel 2003 ritorna sul grande schermo con il film Oscure presenze a Cold Creek, thriller psicologico nel quale è l’infedele ma onesta moglie di Dennis Quaid, alle prese con strani avvenimenti nella loro nuova casa. Nel 2004 partecipa ai film Catwoman, nel ruolo della villain Laurel Hedare, e Codice Homer. Riscuote tuttavia maggiore fortuna sul piccolo schermo quando vince il Premio Emmy come “miglior attrice” per la sua partecipazione al serial The Practice nei panni di una avvocata tormentata ma coraggiosa.

“Non possiamo semplicemente dire che le donne dovrebbero aiutare le donne, perché è l’unico modo in cui siamo sopravvissute finora. Dobbiamo dire che gli uomini buoni devono aiutare gli altri uomini. Devono essere consapevoli che molti dei loro amici non lo sono. Non si può continuare a fingere.”

Un altro successo arriva nel 2005 quando recita insieme a Bill MurrayJessica Lange Tilda Swinton in Broken Flowers di Jim Jarmusch, pellicola vincitrice del Grand Prix al Festival di Cannes. L’anno successivo torna a occupare le prime pagine dei giornali per la sua pessima interpretazione in Basic Instinct 2. Diretto da Michael Caton-Jones e presentato in anteprima al Roma Film Festival, la pellicola non ottiene tuttavia il successo sperato, risultando un clamoroso flop al botteghino.

Sharon Stone e il raggiungimento della maturità artistica

Le pellicole che rivedono l’attrice sul grande schermo sono When a Man Falls in the Forest e If I Had Know I Was a Genius, entrambe uscite nel 2007. Mentre con il film corale Bobby, candidato al Golden Globe come “miglior film drammatico” e al SAG Awards come “miglior cast“, la Stone riesce a tornare al successo. Nel 2008 è nel cast di 5 dollari al giorno e nello stesso anno appare in tre episodi della serie Huff. In seguito recita nelle pellicole Contrasti e amori e Streets of Blood, usciti direttamente in DVD negli USA.

Nel 2010 recita nel ruolo di guest star in quattro episodi della serie Law & Order – Unità vittime speciali. Il 2013 è un anno intenso per la Stone, che partecipa a tre film: Lovelace, incentrato sulla vera storia della pornodiva Linda Lovelace, nel quale interpreta la madre di Linda, ben accolto dalla critica. Seguono Gigolò per caso, commedia diretta e interpretata da John Turturro insieme a Woody Allen Vanessa Paradis e Gods Behaving Badly, commedia sugli dei dell’Olimpo nel quale interpreta Afrodite.

Sharon Stone in ‘Bobby’ (2006)

Gli impegni recenti e il Torino Film Festival

Nel 2014 il regista Pupi Avati la vuole nel suo nuovo film Un ragazzo d’oro, interpretato da Riccardo ScamarcioCristiana Capotondi e Giovanna Ralli. Nella pellicola la Stone interpreta una scrittrice che sarà molto importante per il figlio dell’uomo di cui stava per pubblicare la biografia. Il film vince il premio come “miglior sceneggiatura” al Montreal World Film Festival.

Nel 2015 è la protagonista della nuova serie Agent X interpretando la vicepresidente degli Stati Uniti Natalie Maccabee, mentre nel 2016 è nel cast del film Mothers and Daughters. Negli ultimi anni Sharon Stone prende parte a diverse pellicole in ruolo di secondo piano, come nella commedia biografica The Disaster Artist (2017) di James Franco e nel film Panama Papers (2019) per la regia di Steven Soderbergh.

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Insieme a Matthew Broderick, uno degli attori più rappresentativi della sua generazione, la Stone è stata al 42° Torino Film Festival per presentare in sala il western Pronti a morire (1995) di Sam Raimi. Ambedue hanno ricevuto il prestigioso premio “Stella della Mole”, riconoscimento cinematografico che viene assegnato a figure di spicco del cinema internazionale.

“La vera felicità ti viene da dentro. Nessuno può regalartela.”

Sharon Stone e Matthew Broderick al Torino Film Festival

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