In Stella è innamorata, la diciassettenne Stella (Flavie Delange), appena tornata da una vacanza in Italia, in compagnia delle amiche del cuore, scopre che il padre (Benjamin Biolay) ha abbandonato la madre ed è andato a vivere con un’altra donna.
La madre (Marina Fois) prova ad andare avanti, ma il marito le ha lasciato un bar pieno di debiti e lei è costretta a cederlo. Ivonne, l’amante della madre, inizia a ciondolare per casa e, poiché non é insensibile alle grazie di Stella, lei decide di andare a vivere in una minuscola mansarda.
Soprannominata dai ragazzi di classe “la cimice”, perché silenziosa e sempre immersa nei suoi pensieri, Stella inizia a frequentare una discoteca e s’innamora di Andrè, un giovane musicista grande ballerino.
Lei però ha sempre l’anima in subbuglio; ha paura degli ascensori, non può dormire senza luce, teme di non potersi diplomare ed è convinta di essere una buona a nulla. Riuscirà, sul finale, a prendere il sospirato diploma?
Stella è innamorata: una commedia fresca, ricca di poesia e sensibilità
Non è mai un’operazione semplice narrare quel periodo complesso che caratterizza l’adolescenza, stagione della vita attraversata da dubbi, tormenti, esitazioni e incertezze. Ci prova anche Sylvie Verheyde, che ambienta la vicenda a Parigi, nel 1985.
A dispetto del titolo, che potrebbe rimandare a una stupida commediola adolescenziale, la regista francese prosegue idealmente il percorso sull’universo giovanile femminile, iniziato con il suo interessante Stella (2008), nel quale narrava la vicenda di una ragazzina che deve affrontare, non senza difficoltà, la prima media.
Verheyde diserta la retorica narrazione degli adolescenti sul grande schermo, descritti il più delle volte come angeli che precipitano nel baratro dell.0’autodistruzione o, al contrario, come ragazzi vuoti, perennemente allegri o super-simpatici.
“Non si può essere seri a diciassette anni”, recitava una magnifica poesia di Arthur Rimbaud. Lo è invece Stella, perennemente attanagliata dalla paura di perdere sempre qualcosa di ciò che la circonda, di non saper cogliere il senso della vita e di non essere in grado di riconoscere le sue emozioni.
Cercavo risposte nei libri. Leggendo facevo nuovi amici
Anche quando è innamorata di Andrè e, come confida a un’amica, “le gira la testa”, Stella sembra sempre non essere in grado di nutrirsi di ciò che prova.
Mi andava bene passare per una sfigata. Mi aveva evitato la bocciatura.
Assetata di qualcosa alla quale non sa dare un nome, con una sigaretta accesa perennemente tra le mani, vaga come un’ombra, tra l’assordante discoteca, e i solitari notturni viali parigini.
Flavie Delange, una giovane attrice da tener d’occhio
La regista parigina pedina il volto della soave e dolce protagonista, la cui innocente bellezza rimanda a quella di Marine Vacth di Giovane e bella di Francois Ozon.
Senza appesantire la narrazione, lascia che la voce off della protagonista commenti, di volta in volta, quello che le sta accadendo; ma, intelligentemente, non inonda la vicenda con dialoghi fiume. Lascia che a testimoniare il dolce tormento della protagonista siano i suoi sguardi e il suo silenzio.
In apertura il brano Vado via, cantato da Drupi, e in chiusura Mille anni più di me per la voce di Franco Tortora.
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