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In Sala

‘Day of the fight’, la cartina al tornasole del boxeur

Il film di esordio alla regia di Jack Huston racconta il percorso circolare che porta al pentimento e, infine, alla redenzione un pugile al vertice della propria carriera. Il protagonista della storia ripercorre gli stessi marciapiedi che, in una vita passata, gli avevano fatto conoscere l'amore, la morte, la solitudine

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'Day of the fight' è il film d'esordio alla regia di Jack Huston, che rielabora il mito del boxeur redentore dal proprio passato di prigionia

Jack Huston, al suo esordio alla regia, regala al pubblico una perla della drammaturgia cinematografica incentrata sul pugilato. Day of the fight è il primo lungometraggio sceneggiato e diretto dall’attore, nipote del “John” regista e star della Hollywood dei tempi d’oro. Alla produzione del film hanno lavorato Jack Huston (anche sceneggiatore) e Productivity Media, Cysa Films, Akrasia Films, Shrink Media, Inc., First Love Films. Nel 2023, Day of the fight è stato candidato al “Premio del Pubblico” all’80° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione “Orizzonti Extra”. Al Raindance Film Festival, dopo una candidatura a “Miglior regista” per Jack Huston, il protagonista Michael Pitt ha ricevuto il premio “Miglior attore”; e Huston quello di “Miglior regista esordiente” al Savannah Film Festival.

La collaborazione tra Huston e Pitt era nata nel 2010 con Broadwalk Empire, una storia di mafia e proibizionismo anni ’20. La serie TV, prodotta dai due grandi nomi Martin Scorsese e Mark Walhberg, trovava il proprio “paladino di (in)giustizia” in Nicky Thompson (Steve Buscemi, anche interprete in Day of the fight nel ruolo di zio del personaggio di Michael Pitt).

Nel film, che vede per la prima volta Jack Huston cimentarsi come regista, si scopre un Pitt rinnovato, forte anche dei suoi molteplici ruoli in film quali The Dreamers (2003) di Bernardo Bertolucci, Last Days (2005) di Gus Van Sant, o Funny Games (2007) dell’austriaco Michael Haneke.

La trama

Brooklyn, New York, fine decennio 80. Mike Flannigan (Michael Pitt), o Mikey o “Irish Mike”, è un ex-pugile che ha abbandonato la carriera e il titolo di campione dopo aver trascorso diverso tempo in prigione. Scontata la pena, in Mikey torna a vivere la speranza di potersi concedere al ring. Tuttavia, l'”incidente”, che dapprima l’aveva costretto dietro le sbarre, ha lasciato dentro di lui una ferita aperta, che lo obbliga, ancora una volta, a reprimere le sue volontà, rinunciando al sogno di combattere. Nonostante le esortazioni a darsi per vinto, un giorno Mikey tenta il tutto per tutto: un ultimo incontro, nell’arena del Madison Square Garden, combinato dal suo coach (Ron Perlman), contro il campione in carica “Fletcher” (Jason Latief Anderson). Nella sua corsa alla rivalsa, scavalca gli ostacoli che la condizione di “dannato” nel mondo dei vivi gli prospetta: la violenza della vita cittadina, la spiritualità nelle piccole cose, le relazioni annodate a un filo di canapa sottile, pronto a spezzarsi in qualunque momento. L’incontro con l’amico fattosi prete (John Magaro), con l’ex-moglie (Nicolette Robinson) e la figlia, con il padre violento e reso “innocente” dalla malattia (Joe Pesci).

Falcando l’asfalto di Brooklyn, Mike Flannigan, in una giornata lunga come un film, affronta le paure, gli amori e le amicizie perdute che da tempo lo avevano reso solo. Il confronto tra il Mikey del presente e quello del passato, tra l’azzurro del cielo e il suo grigiore, tra un sentimento nascosto e uno rivelato, sarà il punto di inizio (e di fine totale) dell’era di un campione.

'Day of the fight' è il film d'esordio alla regia di Jack Huston, che rielabora il mito del boxeur redentore dal proprio passato di prigionia

Fotogramma del film

Flâneur da marciapiede

Il giorno di redenzione di un pugile, giunto all’apice della carriera come campione imbattuto, inizia come ogni altro. Una mattina, prono nel proprio letto, si sveglia e corre con i pensieri. Regnano amore e desiderio di rivalsa, colpa e rimorso, grigio e colori. Il pugile di Michael Pitt si muove claudicante nello spazio della propria mente. Qui, a poco a poco, riaffiorano le passioni e i sogni di dieci anni prima, che tuttavia continuano a essere sconvolte da un mare nero e mosso che non dà tregua. Dopotutto, è come se quella mattina non si fosse mai svegliato. La mente viaggia, nonostante i rimproveri del corpo, verso orizzonti lontani, che forse possono essere sfiorati.

La macchina da presa rincorre gli spostamenti di Mikey, mentre questi si muove tra un punto e un altro di Brooklyn. Anzi, negli spazi aperti si allontana momentaneamente dal protagonista, per far respirare la scena, inserendosi tra i paesaggi diroccati del quartiere newyorkese e le sagome statiche che lo abitano. Al contrario, la macchina torna ad avvicinarsi, a ridosso di Mikey, quando entra col personaggio negli spazi chiusi, in un ritmo claustrofobico. Il significato di tale movimento dinamico della macchina da presa si nasconde dietro un velo di misticismo che Huston vorrebbe restituire al proprio film. Anche se questo atteggiamento, in certi casi, potrebbe apparire pretenzioso, ben si sposa con l’aura di riflessività che la pellicola sostiene e, anzi, rende quella assai più luminosa.

Fotogramma del film

Doppio gioco, doppia sfida

La sfida finale, quella contro Fletcher, diventa per Mikey una sfida anche, e soprattutto, contro se stesso. La sua immagine, riflessa nello specchio di casa mentre si allena, dà il La che sdoppia il personaggio: da quel momento, per tutto il resto del film, di Mikey, non se ne vedrà mai uno solo per singola scena. Le due prospettive, l’una fisica, l’altra più mentale (l’una come pugile, l’altra come uomo, figlio, padre), alternandosi, determinano le misure sulla bilancia, l’andamento narrativo. Se nella prima sequenza è più presente Mike come uomo, nella seconda gli occhi dello spettatore sono aperti su quelli semichiusi e sognanti del Mike allenato e pronto ai pugni.

Nell’ultimo scontro, girato come in piano sequenza (e la resa in montaggio fa di questo momento l’apice di dinamicità e disordine psicofisico del protagonista), la personalità dippia di Mike, e le altre declinazioni di questa, si annullano in una sfida di uno contro uno. Alla destra del ring, Fletcher: l’ideale deturpato, la magrezza dello spirito, l’annullamento di ogni possibilità. Alla sinistra: il sogno riscosso, la consapevolezza dell’oppresso, il come in risposta al quando. Da una parte, dunque, c’è il Mikey “rubato” al passato, tormentato dalla colpa e dalle menzogne raccontate a se stesso. Dall’altra, invece, dimora la presa di coscienza che porta alla redenzione. Così, alla morte.

'Day of the fight' è il film d'esordio alla regia di Jack Huston, che rielabora il mito del boxeur redentore dal proprio passato di prigionia

Fotogramma del film

Day of the fight: omaggio o rifiuto?

Splendida e spettacolare la fotografia di Peter Simonite. Il bianco che contrasta il nero, che vira improvvisamente al colore, tenue, del volto della figlia di Mike, come fosse riflesso in una sfera di cristallo. È indubbio il censimento che Huston opera nei confronti di buona fetta della cinematografia pugilistica. Nella realizzazione di Day of the fight, non mancano i riferimenti al genere. Nomen omen, Day of the fight era il titolo di un cortometraggio di Stanley Kubrick del 1951, storia di un pugile che si prepara a disputare l’ennesimo incontro di una fortunatissima carriera. Il bianco/nero della pellicola rimanda a Toro Scatenato di Martin Scorsese, film del 1980, e a un De Niro smagliante nei panni dell’autentico peso medio Jake LaMotta. L’immaginario collettivo si fermerebbe ai soliti tre film (tra questi, non potrebbe mancare Rocky come eccellenza di categoria). Ma Day of the fight, pur nella mediocrità di talune sequenze e di alcuni risvolti narrativi, va oltre lo stereotipo di un film sul pugilato. A partire, questo, dal sonoro: le musiche e i rumori, mix di modernità e di suburbano, Crucify your mind di Sixto Rodriguez, il sax sulla metrò. Rock e jazz, la ribellione delle orecchie alla monotonia dei pensieri, scandiscono l’inizio della rivoluzione di Mike.

Fotogramma del film

Day of the fight (Il giorno dell'incontro)

  • Anno: 2023
  • Durata: 108'
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Genere: sportivo, drammatico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Jack Huston