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Medfilm Festival

‘My Father’s Diaries’ Il genocidio in Europa

Il primo lungometraggio diretto dal regista Italo - bosniaco Ado Hasanovic

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My Father's Diaries

My Father’s Diaries (I diari di mio padre), diretto dal regista italo – bosniaco Ado Hasanovic, scritto insieme ad Armando Maria Trotta e Anna Zagaglia, prodotto da Carlo Degli Esposti, Nicola Serra e Antonio Badalamenti, per Palomar e Mediawan Rights, è in concorso nella sezione Amore e Psiche del MedFilmFestival.

Ado Hasanovic, autore di diversi cortometraggi premiati nei principali festival internazionali, firma la regia del suo primo lungometraggio, girando dei filmati dedicati ai propri genitori. Accostandoli a vecchi nastri VHS, realizzati dal padre, Bekir Hasanovic, durante gli anni della guerra, scoppiata dopo la dissoluzione della Jugoslavia. In questo modo il regista italo – bosniaco riapre uno dei capitoli più crudeli della storia recente. Un genocidio, il primo, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, avvenuto nel cuore dell’Europa.

My Father’s Diaries: il genocidio di Srebrenica

È il 1993, quando Bekir Hasanovic scambia una moneta d’oro con una videocamera che userà per filmare la vita di ogni giorno a Srebrenica, nei giorni della guerra. Le immagini, girate con una troupe improvvisata, chiamata Dzon, Ben & Boys, danno vita a un ritratto inaspettato di una popolazione smarrita, che conserva, però, un fiero legame con la realtà, senza rinunciare alla giusta dose di umorismo. Ado, figlio di Bekir, parte da queste immagini e dalle pagine dei diari tenuti dal padre, per ricostruire, insieme alla madre, la sua immagine, e riuscire a scoprire come sia riuscito a sopravvivere al genocidio di Srebrenica.

La guerra in Jugoslavia

A distanza di quasi trent’anni da quella sanguinosa guerra, probabilmente, il ricordo si è affievolito. Almeno per chi non ha vissuto, in prima persona, quei momenti così tragici. Non è così, però, per Bekir Hasanovic, il padre del regista de My Father’s Diaries, che, con estremo dolore, ricorda, sollecitato dalle domande insistenti del figlio, quella guerra di cui porta ancora i segni.

I fatti esposti nel film documentario di Ado Hasanovic risalgono ai primi anni Novanta del secolo scorso, quando la città di Srebrenica, in Bosnia, viene distrutta e i suoi abitati, circa ottomila, tutti massacrati. Nel 2007, la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato ufficialmente questo massacro un genocidio. La guerra in Bosnia ha visto più di centomila vittime: bosniaci, serbi, croati, cristiani e mussulmani gli uni contro gli altri dopo la dissoluzione della Jugoslavia. In un’escalation di violenza che ha travolto intere famiglie.

L’11 luglio del 1995, Ratko Mladic, il macellaio dei Balcani, con le sue truppe serbe, entra a Srebrenica, enclave serba in territorio bosniaco. La città, dichiarata zona protetta dalle Nazioni Unite, viene distrutta, e ragazzi e uomini, di maggioranza mussulmana, scappano nei boschi e il resto della popolazione cerca di fuggire. Così avviene uno dei massacri più brutali, mai avvenuti in Europa, con l’impotenza anche le forze dell’ONU di fronte a tanta crudeltà.

Un’esperienza tragica impressa su pellicola

My Father’s Diaries ci riporta in quel teatro di guerra dove scorre sangue e cadono granate dal cielo. Il regista, facendoci riflettere sull’assurda crudeltà di ogni guerra, dà vita a una specie di dialogo tra presente e passato. Il suo è un film che fa da cornice a immagini girate dal padre Bekir, durante il conflitto. Filmati vecchi, caratterizzati dalla tipica pellicola dei nastri VHS, spesso sfocata e con un forte ronzio. Bekir, durante l’assedio della sua città, vuole lasciare una testimonianza, sua e dei propri compagni, accampati in rifugi di fortuna, per trovare riparo dalle bombe.

La piccola telecamera registra le parole di uomini costretti a scappare dalle proprie case, lasciando fratelli, sorelle, figli e mogli. Momenti difficili, ma vissuti con una certa speranza per il futuro e solidarietà tra i vari componenti di una troupe improvvisata, per realizzare un documentario sulla guerra.

Questi estratti visivi degli anni Novanta trovano una nuova collocazione in My Father’s Diaries. Il regista è il primo spettatore delle preziose testimonianze paterne. Insieme alla mamma Fatima prende visione del girato, lo osserva, lo commenta e con un montaggio accurato crea una particolare alternanza tra il passato e il presente.

My Father’s Diaries: Immagini e parole

La guerra è fortunatamente terminata, ma è stata tanto crudele da lasciare segni evidenti nella memoria di tutti. Un detto locale dice: “Chi è sopravvissuto a Srebrenica, non può avere sentimenti in corpo”. Parole che descrivono perfettamente lo stato d’animo di donne, uomini e bambini strappati dalle proprie terre, costretti a lottare per sopravvivere mangiando pane ammuffito e a vivere ammassati in pochi metri quadrati.

Un’esistenza dura, come quella catturata dalla piccola videocamera utilizzata da Bekir e una realtà impressa sulla pellicola con l’intento di creare una precisa testimonianza, allo scopo di gettare le basi per la costruzione di una memoria capace di denunciare al mondo intero la crudeltà della guerra.

Una condanna a ogni guerra

Nel suo primo lungometraggio Ado Hasanovic non si limita a rimontare i filmati del padre ma li manipola, conservando, però, l’intenzione di Bekir, partecipando empaticamente alla tragedia vissuta dalla propria famiglia e dal suo popolo. Il regista cerca continuamente un confronto con il padre, un uomo oggi maturo e un po’ burbero, poco disposto a rivivere quei giorni, segnati dal boato delle bombe.

È in questo modo che My Father’s Diaries riporta sullo schermo il genocidio di Srebenica, dove la distanza temporale dai fatti esposti, prende forma nella tipologia delle immagini proposte. I filmati sfocati, realizzati dal padre, accompagnati da una voce narrante che riporta lo stato d’animo vissuto durante il conflitto, diventano dei varchi emozionali, capaci di farci conoscere le paure, ma anche le speranze di uomini in guerra. Con  My Father’s Diaries, Ado Hasonovic utilizza lo strumento audiovisivo per riflettere e far riflettere lo spettatore sull’assurdità di una guerra avvenuta quasi trent’anni fa, ormai terminata, ma che continua a condizionare l’esistenza dei sopravvissuti e dei propri cari. Il regista italo – bosniaco, con il suo primo lungometraggio lancia un messaggio di pace universale e una condanna a ogni guerra.

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My Father's Diaries

  • Anno: 2024
  • Durata: 90 minuti
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Ado Hasanovic

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