Are you a man è il corto di Gjorce Stavreski in concorso alla 21esima edizione del Sedicicorto Forlì International Film Festival, che si svolgerà a Forlì dal 4 al 13 ottobre. Il cortometraggio, che verrà proiettato giovedì 9 ottobre alle 20,45 della durata di 15 minuti, racconta la storia del piccolo Marko, che, senza un padre, è costretto a crescere in fretta e a imparare cosa significa diventare adulti prima del tempo.
La trama di Are you a man
Marko è un bambino a cui piace la matematica. Senza un padre che si occupi di lui, vive da solo con la madre che confida i suoi timori di madre single alla vicina di casa. Mentre Marko sta facendo i compiti, il partner della vicina, Vlado, lo mette alla prova. Vlado insiste che risolvere problemi di matematica sia da “femminucce” e convince Marko a fare un test. Marko dovrà portare un accendino con la scritta “Are you a man” sulla scale sotto un ponte, eludendo le raccomandazioni materne. La breve strada da percorrere è costellata da incontri negativi e Marko ritornerà indietro in fretta e furia senza aver superato il test, avendo imparato cosa significhi diventare presto adulti.
Are you a man: essere maschi nei Balcani
In 15 minuti di cortometraggio il regista Gjorce Stavreski offre un campionario di mascolinità negativa a cui sembra che nessuno possa sottrarsi. Mentre la madre di Marko teme che suo figlio non abbia un modello paterno di riferimento, la vicina di casa le ricorda cosa significhi essere uomini nei Balcani: cazzeggiare nei centri commerciali, ubriacarsi e taccheggiare. Lo dimostra il suo compagno Vlado che, tra un bicchiere e un altro, convince il piccolo Marko a sottoporsi a test “da veri uomini”. Intelligente e ingenuo, Marko non resiste alle insinuazioni di Vlado e accetta la sfida. Ma nel suo viaggio di andata incontra un ragazzino che scappa, un adulto drogato e un branco di adolescenti che lo minacciano. Il ragazzino è più grande di lui, lo blocca e gli dice di non fidarsi degli adulti, anzi di mollare loro un bel ceffone perché non sanno mai quello che dicono.

Il piccolo Marko e il grande Vlado
Quando Marko ritorna a casa, inventa una bugia. Non vuole sfigurare davanti a Vlado che è completamente ubriaco e dimentico di quello che ha detto prima. Marko è molto intelligente e vorrebbe risolvere il problema. Perde i modi silenziosi e gentili dell’infanzia per fare posto alla violenza mascolina che ha imparato in un così breve lasso di tempo. Quando sta per mollare uno schiaffo a Vlado, si trattiene. Sembra ascoltare se stesso, una versione che ancora deve crescere ma che sta già maturando sotto gli occhi ignari e preoccupati della madre. Il piccolo Marko è diventato grande giusto il tempo di una camminata.
Ma cosa significa davvero essere uomini? La risposta non esiste perché una domanda simile non ha ragione di essere. L’accendino viene ritrovato il mattino del giorno dopo da un transessuale che sorride leggendo la scritta: non esiste nulla di più divertente e ironico. E nello stesso tempo è la giusta risposta a un interrogativo frutto di millenni di maschilismo, violenza e stereotipi di genere.