Letto numero 6 è un horror italiano del 2019, diretto da Milena Cocozza e scritto da Carmine Elia, da un soggetto dei Manetti Bros. Un film che, a dispetto di una certa prevedibilità e ridondanza, riesce comunque a costruire una buona atmosfera. Disponibile su RaiPlay.
Trama
La protagonista è Bianca (Carolina Crescentini), una dottoressa che inizia a lavorare in una clinica infantile gestita da religiose e diretta da Padre Severo. È lui a informarla del fatto che la pediatra a cui lei sta subentrando si è suicidata lanciandosi dalla finestra della stanza in cui anche a lei toccano le guardie notturne. Nonostante questa storia la turbi, Bianca accetta comunque l’impiego. Tuttavia, durante i turni di notte, Bianca comincia a vedere un inquietante bambino, Michele, che occupa il letto numero 6 per poi smaterializzarsi misteriosamente. Un infante rancoroso che, oltre a toglierle il sonno, si accanisce anche nei confronti degli altri piccoli pazienti. Bianca ne denuncia la presenza, ma né suo marito Ettore né Padre Severo le credono. Ma poco a poco emergeranno dal passato le ragioni e responsabilità di chi ha interesse a tenere nascosto Michele.
Un horror “argentiano”
Letto numero 6 è un palese omaggio al cinema di Dario Argento. Fin dalla bellissima scena iniziale, tanto semplice quanto d’impatto, che sembra davvero ideata dal maestro dell’horror in persona. In più occasioni non si può non pensare alle atmosfere di Suspiria e Profondo Rosso. Anche le musiche, composte da Motta, richiamano le sonorità e lo stile dei Goblin. Il film è inoltre debitore a quel filone dell’horror incentrato su bambini posseduti/spaventosi, associando elementi tipici dell’infanzia a toni più oscuri e inquietanti. Titoli come Omen – Il Presagio o Il Villaggio dei Dannati sono tra i più rappresentativi di questo genere, da cui Cocozza attinge a piene mani. Anche l’ambientazione ospedaliera richiama alla mente titoli come The Orphanage, The Ward e addirittura il terzo capitolo della saga di Nightmare.
Questa sua varietà di elementi già visti rende Letto numero 6 un horror citazionista, ma non particolarmente originale. La storia risulta piuttosto prevedibile e spesso ridondante. Il film avrebbe giovato di una durata più contenuta e di un ritmo più serrato.
Tuttavia, la fotografia e l’atmosfera sono ben curate e permettono di immergersi in una vicenda piuttosto cupa, provando in più occasioni un brivido di inquietudine. L’ambientazione è ben valorizzata (tra corridoi bui e scorci gotici) e la regista non si risparmia nel mostrare dettagli particolarmente crudi in alcune scene. Buono anche il make-up. In generale, il livello tecnico del film è piuttosto valido e rende la visione piacevole, a discapito di una trama non proprio brillante.
Gli attori
La recitazione è abbastanza buona, seppur con qualche limite. Carolina Crescentini (H2Odio, Boris – Il Film, C’Era Una Volta Il Crimine) è credibile nel ruolo da protagonista e sa valorizzare i momenti più intensi ed emotivi. Purtroppo i dialoghi sono talvolta troppo didascalici e inverosimili, generando confusione e compromettendo il coinvolgimento dello spettatore. Tra gli attori presenti anche Andrea Lattanzi, Roberto Citran, Pier Giorgio Bellocchio, Carla Cassola e Peppe Servillo, che svolgono tutti un buon lavoro.
Nonostante la sua natura semplice e derivativa, Letto numero 6 è un discreto horror italiano. Un omaggio ad un genere che, purtroppo, nel nostro paese trova sempre più difficoltà ad essere prodotto e che merita di essere supportato.