‘The Substance’: permutazioni femministe contro i diktat dello star-system
Coralie Farget realizza un fanta-horror originale e femminista, diretto con grande maestria registica e cura estetica. Il finale eccessivo e ridondante denuncia le mostruosità prodotte dallo star system, dalle disparità sociali e dal mito della giovinezza
Ha avuto del coraggio la regista francese Coralie Farget, è innegabile, a sceneggiare e dirigere un film come The Substance: presentato in Concorso al 77° Festival di Cannes, il grottesco, distopico, feroce bodyhorror, con un finale grandguignolesco, è al cinema distribuito da I Wonder Pictures.
La regista ha colto nel segno, a giudicare dall’accoglienza ottenuta al Festival. Altrettanto coraggio ha dimostrato la rediviva attrice statunitense Demi Moore (fra tutte le sue interpretazioni ricordiamo Soldato Jane, Ghost-Fantasma, La lettera scarlatta), qui nel ruolo di una ex-star sulla via del tramonto, Elisabeth Sparkle, divenuta show-woman di un noto fitness televisivo per signore, che mostra, senza timori e con grande disinvoltura, i segni degli anni sul corpo nudo e sul viso (in parte, di certo, accentuati dal trucco).
Un film che ha scosso il concorso e aperto strade nuove, forse indugiando in modo eccessivo, nel finale (e non solo) su spargimento di sangue, parti sensibili dei corpi femminili e violenza gratuita o annunciata. Ma il messaggio arriva forte e chiaro: la ridondanza e la mostruosità chiamano a raccolta le masse diseredate, i desideri repressi o negati, il divario con le giovani e spesso superficiali generazioni, il desiderio di apparire e mantenere i propri spazi nel mondo, l’affermazione del potere maschile, l’alterazione della natura, la rabbia cieca di non poter essere forever young.
Al fianco della Moore, nel ruolo della creatura da lei generata attraverso una permutazione settimanale (‘non c’è un tu e una lei’, recita la voce telefonica creatrice del magico medicamento, ‘siete sempre un’unità’), l’astro nascente Margaret Qualley, la bellissima e giovane Sue. Sue aspirerà ben presto ad abbandonare e uccidere la ‘madre’ (come nelle migliori tradizioni psicoanalitiche) per ottenere la piena autonomia e le più alte vette del successo nella medesima trasmissione (svecchiata e ringiovanita) tenuta per anni dalla sua generatrice. Il prezzo da pagare, per entrambe, sarà altissimo, com’è spesso il prezzo che pagano le dive per mantenere un successo duraturo.
The Substance: ‘avete mai sognato una versione migliore di voi stessi’?
Ed è proprio questo uno dei temi centrali del film: l’invecchiamento, soprattutto per gli esponenti dello star system. Inizia con la scoperta delle prime rughe, col terrore di essere messi da parte dopo i cinquant’anni (specialmente le donne), di non essere più sotto i riflettori, idolatrati da un pubblico adorante. Con l’allontanamento e il licenziamento dal proprio lavoro, come accade a Demi Moore/Elisabeth Sparkle ad opera di un orribile, ma apparentemente benevolo e maschilista capo produzione, interpretato in modo geniale da Dennis Quaid, che adora le ragazze giovani e i loro fondoschiena (recita giulivo e beota: ‘tutte le giovani ragazze devono sempre sorridere’) e che dà il benservito a Elisabeth Sparkle senza troppi convenevoli.
Per non dover vivere simili frustrazioni c’è chi è disposto a tutto, anche a provare una strana ‘sostanza’ (The Substance, appunto), conosciuta per caso, erogata per vie misteriose e non esplicitate. Una voce al telefono, consegne in luoghi remoti, un kit ospedaliero con istruzioni per auto-erogare il farmaco/elisir, capace di ridare vigore e gioventù: addirittura una seconda vita (e un secondo corpo), attraverso una permutazione, pur mantenendo la propria vita a settimane alterne. I passaggi sono chiariti da foglietti esplicativi. Primo, iniettarsi la Sostanza; secondo, nutrire le due creature; terzo mantenere lo status quo con pozioni e, quarto, permutare una volta alla settimana.
Ma tale opzione si rivelerà dolorosa, onerosa e difficile da gestire, richiedendo qualcosa di importante in cambio. E presto le due protagoniste, che si alternano di settimana in settimana nel vivere la propria vita reale e/o nel rimanere stese sul pavimento del bagno nutrite da buste contenenti la Sostanza (come prevede il protocollo del programma The Substance, col quale la Moore entra in contatto per caso e le cui istruzioni arrivano via posta come se fossero consegne di Amazon), vorranno cambiare le loro posizioni iniziali. La madre/matrice gode della vita della sua giovane ‘alter ego’ auto-generata, ma al tempo stesso ne è gelosa e non approva il suo modo di vivere. La giovane figlia/clone non è più disposta a vivere a metà tempo e vuole godere di ogni momento, divorare tutto. Elisabeth e Sue daranno vita a una sorta di caos genetico, modificando le rigide istruzioni impartite e non rispettando gli equilibri: di permutazione in permutazione, ciò condurrà a mostruosi mutamenti delle creature, unificate, distorte, rifiutate, implose.
“The Substance è un film di genere, un film cruento, un presunto horror – ha spiegato Thierry Frémaux, relatore alla conferenza stampa del festival. Mettetevi delle protezioni perché alla fine c’è molto sangue, sembra quasi che arrivi in sala attraverso lo schermo. Coralie Fargeat, già selezionata a Cannes per la sua opera prima The Revenge, ha partecipato quest’anno al concorso a pieno titolo”.
Combattere l’utilizzo strumentale del corpo femminile
Convinta sostenitrice della parità di genere in ambito di professioni cinematografiche, membro attivo del collettivo 50/50 che ha la finalità di promuovere l’uguaglianza tra donne e uomini e la differenza nel cinema e nell’audiovisivo, la Farget realizza un’opera che ha dato una scossa.
The Substance è un’opera che può risultare complessa e finanche ostica, ma che ha riscosso un notevole successo di critica nel panorama dei film in competizione (chi lo paragona a Titane, chi fa della regista un’erede di Cronenberg). Il risvolto cruento sulla vita del corpo femminile – tagli, cuciture, riaperture, ferite mai rimarginate – sono dettate dalla speranza di una nuova giovinezza, ottenuta attraverso un prodotto miracoloso seguendo lo slogan: ‘con la Sostanza potrete generare una versione migliore di voi stesse, più giovane, più bella, più perfetta’.
Il fanta-horror rivela in realtà messaggi femministi, in parte rivolti a denunciare con il grottesco le aberrazioni dello star system, il mito della giovinezza a tutti i costi, e l’utilizzo strumentale del corpo femminile, da parte di uomini che detengono posizioni di potere e, in generale, da parte dei mass-media. Le stelle di Hollywood sono destinate a cadere nel dimenticatoio (come dimostrano l’usura del tempo e delle stagioni che passano e rovinano la stella sul marciapiede di Elisabeth Sparkle), ed è meglio rischiare nuove possibilità in un nuovo corpo, con conseguenze imprevedibili e sanguinose, piuttosto che essere lasciate da parte.
“È un piccolo mattone nel grande muro che dobbiamo ancora costruire riguardo a questo problema – afferma la regista – e ad essere onesti, spero che il mio film sarà anche uno dei mattoni di quel muro. Questo è ciò che intendevo fare.”
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