Connect with us

Festival Cinema Africano, Asia e America Latina

‘Valentina o la serenidad’. La difficile accettazione di un’assenza

Proiettato in prima italiana al 33° FESCAAAL il film drammatico di Ángeles Cruz, regista messicana di origini indie

Pubblicato

il

Valentina o la serenidad è un film della regista messicana Ángeles Cruz in concorso alla 33ª edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America latina.

Presentato in prima assoluta al Toronto Film Festival, viene ora proiettato in prima nazionale a Milano e va ad arricchire la grande tradizione del cinema messicano.

Valentina o la serenidad. La trama

Valentina (Danae Ahuja Aparicio) è una bambina di nove anni che vive in una comunità indigena insieme ai genitori e a un fratello e una sorella più grandi. Il giorno in cui il padre Emiliano non torna a casa, annegato in un torrente, in Valentina si innesca un processo di negazione dell’accaduto.

Inizia così a pensare che il padre non sia realmente morto, ma che viva nelle acque del fiume. Ne sente la voce che si rivolge a lei in mixteco, l’idioma locale che lei non comprende. Lo cerca tuffandosi nelle acque impetuose rischiando a sua volta di morire e, progressivamente, inizia a isolarsi, rifiutando la compagnia di Pedro (Alexander Gadiel Medoza Sanchez). Non mangia, non gioca più, non va a scuola a rischio di farsi bocciare. Passa le sue giornate a vagare per i boschi e a guardare l’acqua del fiume e cerca di imparare il mixteco per poter comunicare con il padre.

Sino a quando l’amore della madre (Myriam Bravo) e l’affetto di Pedro le faranno acquistare la consapevolezza e l’accettazione del tragico evento, permettendole, lentamente, di ritornare a vivere.

Valentina o la serenidad. Immagini concesse dall’ufficio stampa del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina

Un film intimo, incentrato sul dolore e sul difficile cammino per superarlo e tornare a vivere

Con Valentina o la serenidad, Ángeles Cruz, a sua volta originaria di una comunità indigena delle montagne di Oaxaca, nel sud del Messico, mette in scena un film molto intimo, incentrato sul dolore e sul difficile e complesso cammino per giungere al suo superamento.

In un certo senso il film della Cruz lo si può considerare un road movie in cui, però, il viaggio è tutto interiore. Un percorso di crescita che porterà la protagonista (eccezionale la performance della piccola Danae Ahuja Aparicio) a confrontarsi con la dura realtà e, di conseguenza, ad accettare la nuova condizione di orfana in cui il padre sarà presente solamente nel proprio cuore, oltre che nella natura nella quale la bimba è costantemente immersa e che, nel film, diventa un personaggio aggiunto.

Valentina accetta, quindi, di affrontare la sfida di crescere, riacquistando quella serenità necessaria per poter onorare al meglio le persone amate, siano esse vive o defunte.

Ci riuscirà grazie alla madre che, in una scena di particolare effetto, durante un rito in una capanna purificatoria, fra vapore e aromi di essenze naturali, pronuncia le seguenti parole: “Emiliano ti chiamo ogni giorno, ti cerco ovunque. In ogni albero, in ogni scintilla, in ogni sorso di acqua, in ogni goccia di rugiada. Che la ferita si rimargini”. E poi, rivolgendosi alla figlia: “Impara a sognare, impara a vivere. Il dolore passerà, mio piccolo fiore”.

Un film che tocca corde profonde, temi con i quali, tutti noi, abbiamo dovuto confrontarci.

Gli articoli di Marcello Perucca

Valentina o la serenidad

  • Anno: 2023
  • Durata: 85'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Messico
  • Regia: Ángeles Cruz