Dopo una produzione di ben otto anni, dopo il Premio Solinas per il miglior documentario nel 2017 e dopo la partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia del 2023 nella sezione Le Giornate degli autori, arriva al Trento Film Festival il primo lungometraggio di Irene Dorigotti: Across. Lo stesso titolo è profetico di ciò che la giovane autrice ci mostra in questo viaggio attraverso la spiritualità e la ricerca di sé stessi.
Il film è una produzione Start in collaborazione con Rai Cinema e in co-produzione con Noha Film e RSI radio televisione svizzera.
Il Trento Film Festival si svolgerà dal 26 aprile al 5 maggio con l’obiettivo di dare spazio agli autori del territorio e non solo.
Across: un film documento
Il primo lungometraggio di Irene Dorigotti non può essere separato dal dato biografico dell’autrice. Across è infatti una testimonianza evidente del percorso personale della regista. La formazione da antropologa visiva è evidente nella scrittura del film e nella sua estetica. Across non è quindi un semplice documentario che mescola realtà a immaginario culturale ma è anche, e soprattutto, documento di vita. Le immagini si susseguono in un flusso ininterrotto di stimoli visivi che si alternano tra disegni, riprese di performance, materiale d’archivio e riprese con camera a mano. Queste ultime seguono il viaggio della protagonista Irene, interpretata dalla stessa Irene Dorigotti, portando lo spettatore da Torino sino alle spiagge della Sardegna.
Cinema etnografico
L’utilizzo della camera a mano, del materiale d’archivio e delle riprese di performance sono marchi di fabbrica del cinema etnografico. Il cinema etnografico è uno dei maggiori strumenti di ricerca antropologica, grazie soprattutto a due nomi importantissimi nell’ambito dell’antropologia: Jean Rouch e Diego Carpitella. I due studiosi hanno dato nel corso degli anni un grande impulso a questa modalità di ricerca che negli ultimi anni sta continuando la sua crescita, specialmente nel campo della videoarte.
Ricerca e spiritualità
La piccola, e assolutamente basilare, introduzione al cinema etnografico è fondamentale per approcciarsi ad Across. L’opera di Irene Dorigotti è infatti a tutti gli effetti un documentario etnografico e come tale deve essere visto. Non esiste una trama lineare, ma c’è una storia. La storia di una giovane scout, che va alla ricerca di qualcosa che la religione non riesce a darle. E la trova. La trova durante un viaggio, fisico e spirituale. Che parte da Torino e si dipana sino all’oriente per poi portarci in riva al mare, quel mare che come spesso accade è luogo di riflessione e calma ritrovata. La bellissima intuizione della Dorigotti è quella di unire il documentario a questa ricerca di spiritualità e di sé stessi. Il risultato è un perfetto connubio tra ricerca scientifica e ricerca personale. Proprio questa impostazione ibrida è il grande punto di forza di un’opera che pone ulteriori domande, le cui risposte spesso possono essere trovate solo dentro di noi.
Una tecnica consolidata
Dal punto di vista puramente tecnico Across può vantare una regia molto ispirata e che va dritta al sodo. La camera a mano si muove con sicurezza tra i vari punti di vista che si susseguono nell’arco dei 77 minuti. Gli inserti disegnati, le riprese delle performance e le immagini d’archivio si alternano con efficacia mostrandoci attentamente ciò che la stessa Irene vede e sente. Una nota di merito va all’utilizzo della voice-over che accompagna la ricerca di Irene, e di riflesso anche la nostra, con una dolcezza che non risulta mai artefatta. Tutti gli elementi sono molto ben bilanciati dalla giovane regista che con questo suo primo lungometraggio dimostra a tutti le sue grandi capacità di scrittura e di regia.
Per una panoramica più ampia sul film e sul lavoro della regista qui la nostra intervista: https://www.taxidrivers.it/304907/interviews/irene-dorigotti-intervista-tra-sacro-e-profano-alla-regista-di-across.html
