Togoland Projectionen è in concorso al Bolzano Film Festival nella sezione Reale Non Reale. Nel 1913 un giovane regista tedesco, Hans Schomburgk, arriva a Togo, quella che veniva da tutti considerata una colonia modello tedesca. Il suo intento era quello di girarvi documentari e film di avventura. Non era solo. Con lui c’erano un cameraman britannico e l’attrice Meg Gehrtson, destinata a interpretare il ruolo stereotipato della dea bianca che viene rapita e adorata dalla popolazione indigena.
Più di un secolo dopo, il documentarista Jurgen Ellinghaus decide di ripercorrere il viaggio della piccola carovana di Schomburgk dalla capitale Lemay verso Nord.
I piani d’ascolto
In ogni villaggio in cui si ferma, il regista di Togoland Projectionen allestisce piccole proiezioni con il materiale girato da Schomburgk ed è qui che accade la magia: in un territorio dove è difficile trovare sale cinematografiche, spettatori togolesi di tutte le età, per la prima volta assistono alla rappresentazione che i bianchi colonizzatori hanno per anni divulgato della loro patria e dei loro costumi. Ritrovano i loro antenati, si indignano nel vedere scene di sopraffazione, sorridono per lo strano modo di vestire che avevano i bianchi. Ritrovano le loro radici culturali. In alcuni casi il montaggio crea un canale di comunicazione diretto tra le immagini del 1914 e il presente.
Dai dibattiti che seguono le proiezioni emergono questioni fondamentali sul valore morale del racconto per immagini. Cosa ci rivelano o nascondono? Dietro la patina dorata di una colonia modello, si celano anni di sfruttamento della popolazione indigena, perché, come ribadisce un giovane spettatore in ogni visione, è fondamentale capire il punto di vista. Dopo essere passato sotto tre potenze colonizzatrici (tedesca, inglese, francese), il Togo vive oggi il suo presente di indipendenza. Significativa è l’ultima tappa del tour del regista, che, per la sua proiezione, decide di fermarsi al cinema Flex, dove una volta al mese si incontrano giovani amanti del cinema.
Innumerevoli schermi
Dal classico telo bianco issato in un campo, al muro diroccato di una torre abbandonata, il proiettore posato su un tavolo sghembo: le immagini viaggiano insieme al regista. Dalle crepe di una parete di cemento si spostano nell’aula di una scuola dove studenti sordo-muti cercano di tradurre il labiale di un giovane togolese intervistato da Schomburgk. In una piccola tv di una capanna sul mare viene trasmessa una soap opera africana contemporanea, posta a confronto diretto con il film muto in bianco e nero proiettato da Ellinghaus durante una sera d’estate. Come nelle migliori grandi proiezioni all’aperto, gli spettatori si portano sulle spalle il proprio posto a sedere.
La fotografia si lascia ispirare dai colori delle spiagge sterminate del Togo, chiarissime di giorno, rosate al crepuscolo. Ogni inquadratura dell’attuale società togolese rivela frammenti del passato coloniale del territorio. Dai cartelli pubblicitari di birra straniera, ai murales di governatori tedeschi ancora integri o i nomi delle strade (Avenue Strauss). Il mare fa da cornice a questo viaggio itinerante dell’immagine, da dove sbarcò Hans Schomburgk ai titoli di coda accompagnati dal suono conciliante delle onde.
Qui trovi il programma completo del Bolzano Film Festival.