Parkland è un film del 2013 che segna l’esordio alla regia del giornalista e scrittore Peter Landesman. Si basa sul libro Reclaiming History: The Assassination of President John F. Kennedy, scritto dall’ex procuratore Vincent Bugliosi.
Il film è stato presentato in concorso alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e successivamente al Toronto International Film Festival.
Racconta gli eventi che si verificarono a Dallas il 22 novembre 1963 nelle ore immediatamente successive all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Lo fa attraverso un punto di vista di persone ordinarie improvvisamente trasportate al centro di circostanze straordinarie.
Con un cast corale, Parkland racconta gli eventi che si sono verificati al Parkland Memorial Hospital, dopo l’assassinio di John F. Kennedy nel 1963. Il film si concentra sui personaggi che si sono ritrovati coinvolti all’interno di questo tragico evento: storie di persone differenti unite dalla morte di uno dei Presidenti più amati della storia degli Stati Uniti.
Agenti dei servizi segreti, poliziotti locali, infermiere e medici del Parkland Memorial Hospital, nel quale il presidente ferito fu ricoverato. Abraham Zapruder la cui cinepresa a 8mm riprese l’assassinio, la madre e il fratello di Lee Harvey Oswald: sono queste le figure più significative su cui Peter Landesman si è voluto focalizzare.
Un Paul Giamatti nei panni di colui che per puro caso filmò l’omicidio, un volto che ritrae un dramma di coscienza, la consapevolezza di avere nelle mani la ripresa dell’assassinio di Kennedy e la paura di quello che il mondo avrebbe potuto fare con il suo video. Zac Efron insieme a Colin Hanks riveste invece il ruolo di uno dei due medici che ha cercato di tenere in vita John F. Kennedy, senza riuscirci.
“Parkland”: immagini e approfondimento
É inevitabile che il racconto degli eventi tragici porti ad avere un atteggiamento di commozione nei confronti del triste e alquanto inaspettato avvenimento. Interessante il gioco delle inquadratura e la scelta di alternare la narrazione con filmati di repertorio. Un montaggio sicuramente positivo che ci mostra inoltre tutte le possibili sensazioni dei personaggi che da attori secondari si sono ritrovati a dover rivestire il ruolo di protagonisti.
Se per quanto riguarda la parte visiva il film è riuscito, mancano un vero e proprio approfondimento e un commento. Peter Landesman si limita a mostrare, a ricostruire linearmente una storia senza catturare la curiosità o l’interesse di chi guarda.
Uno dei confronti più interessanti si ritrova nella descrizione attoriale del fratello e della madre di Lee Harvey Oswald. Dialoghi dai quali emergono le sfaccettature di tutto il peso e la follia di una vera e propria tragedia familiare.
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