Api è il nuovo documentario breve del regista e documentarista Luca Ciriello (L’armée rouge), prodotto da Lunia Film e L’eubage, e distribuito da Sayonara Film. Dopo Quaranta Cavalli (Giornate degli Autori, Premio Laguna Sud), il film è il secondo capitolo del progetto in fieri Trilogia dell’adolescenza. Presentato in anteprima a Filmmaker Festival 2023, nel Concorso Prospettive, a Milano.
Si tratta di un documentario che racconta l’estate in Apecar di un gruppo di adolescenti valdostani ai limiti della legalità.
La sinossi di Api di Luca Ciriello
Saba, Gallo, Fede e Jill (15 anni a testa) hanno finito la scuola e trascorrono il mese di agosto circondati dalle cime prominenti della Valle d’Aosta scorrazzando sulle proprie Apecar modificate (motore Piaggio 50 cc). A Pollein, in provincia di Aosta, le loro giornate scorrono in maniera ciclica tra tentativi di tenere l’Ape su due ruote, riparazioni approssimative dei motori e stereo che pompano musica trap a tutto volume.
Al mondo delle Api si contrappone il mondo delle moto, rappresentato da Rudy, diciottenne altezzoso e determinato a mostrare a tutti di essere il numero uno. Si ritrovano tutti alla Torre, un ex-parcheggio abbandonato dell’acciaieria Cogne: mentre Rudy si esibisce impennando, Saba e la sua banda passano il tempo sui cassoni delle Api, tra pizze e sacchi a pelo fino all’arrivo della notte, illuminati dalle luci led. Sembrano ignorare anche le poche ragazze interessate alle loro avventure. L’argomento dei loro discorsi è sempre lo stesso: l’Apecar.
La recensione
Un modo ancora diverso per raccontare l’adolescenza. Luca Ciriello, dopo il precedente Quaranta Cavalli, con Api pone l’attenzione sul mezzo di trasporto (che si trasforma in qualcosa di più) più che sui giovani protagonisti. In parte gli adolescenti vengono utilizzati per raccontare un mondo alternativo che si costruisce dietro questi mezzi, in parte sono i mezzi stessi a essere utilizzati per raccontare una particolare adolescenza. Un’adolescenza che, però, osservando e riflettendo attentamente, non è poi così diversa da quella di tanti altri.
Quello che Ciriello invita a fare è riflettere sull’evoluzione di questi giovani e sul loro rapporto con il mondo.
Un documentario di contrapposizioni
È evidente il modo in cui il regista sceglie di mostrare i giovani e, in maniera più generica e generale, l’adolescenza. Ma è altrettanto evidente il modo in cui questa adolescenza viene inserita all’interno di un contesto ben preciso, dove a contrapporsi sono api e moto.
Se da una parte l’ape viene associata solitamente a determinate categorie di lavoratori che ne usufruiscono per spostarsi e trasportare del materiale, la moto è, per eccellenza, uno dei simboli della gioventù e delle prime concessioni di libertà e autonomia. Nel film di Luca Ciriello Api, invece, avviene qualcosa di diverso. L’adolescenza è (col)legata alle api, in quanto non solo mezzi di trasporto, ma simboli di evasione e differenziazione. Il fatto, poi, che esse vengano truccate ne è la prova schiacciante.
Quello che fanno i giovani protagonisti di questo documentario è nascondersi dietro quello che l’apparenza dell’ape conferisce. Nascosti da una maschera nota e conosciuta, si fingono altro per apparire più forti. Ed ecco anche la musica scelta, il linguaggio utilizzato e il modo di rapportarsi tra loro e con chi sta loro intorno.
Api di Luca Ciriello è un documentario sui giovani, ma non solo per i giovani.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli