Alice Winocour scrive e dirige un lungometraggio, Riabbracciare Parigi (Revoir-Paris): la storia delle vittime che cercano di ritrovare la loro vita dopo i fatti del 13 novembre 2015, quando ci furono contemporaneamente quattro attentati. 137 morti, tanti feriti, qualche sopravvissuto: tra questi c’è Jeremie, fratello della regista, a cui è dedicato il film, disponibile nelle sale italiane a partire dal 9 novembre 2023, distribuito da Movie Inspired.
Nel cast, assieme a Virginie Efira (premio Césarcome migliore attrice) si annoverano Benoît Magimel e Nastya Golubeva Carax.
La trama di ‘Riabbracciare Parigi’
Mia (Virginie Efira) è una traduttrice dal russo, a Parigi. Abbastanza soddisfatta della sua vita, una sera come le altre ha appuntamento a cena con suo marito Vincent (Grégoire Colin); poi lui ha un imprevisto e deve tornare in ospedale. Lei decide di regalarsi comunque una cena in un ristorante e si reca all’Etoile d’Or. Mentre si guarda intorno godendosi i vari scenari (turiste che immortalano il momento, una gruppo caloroso che festeggia un compleanno…), il buio: urla, fumo e spari. Gente a terra, corpi senza vita.
È la notte del 13 novembre 2015 e nello stesso momento un gruppo di terroristi sta aggredendo altri tre luoghi di aggregazione nella capitale (due ristoranti, uno stadio e un teatro). Sette mesi dopo, Mia deve ricostruire la vicenda: non riesce a ricordare nulla di quella sera. La conoscenza di altre persone scosse e toccate da quell’evento le darà una mano e la farà sentire meno sola. Persone, testimonianze e ricordi la aiuteranno a ri-vedere, a riabbracciare Parigidi nuovo.
‘Rabbracciare Parigi’ dopo il trauma
“Non posso tornare quella di prima”
In seguito agli attentati, il film continua insieme alla vita di Mia. La donna si trova ad affrontare il post-trauma : non è l’unica ad essere rimasta scossa da quella notte. La sua vita è cambiata come quella delle persone che hanno vissuto l’evento in maniera più o meno diretta. C’è Thomas (Benoît Magimel) che era lì a festeggiare il suo compleanno: ci ha rimesso una gamba, ma si rivela un compagno utile per metabolizzare il dolore traumatico dell’inaspettato e imparare a ricominciare. C’è una ragazza (Nastya Golubeva Carax) che non era lì quel giorno, ma c’erano i suoi genitori e non ha potuto dirgli addio. Vi è anche una donna che incolpa Mia di essersi chiusa in bagno.
Ognuna di queste persone ha una parte importante nella vicenda di Mia. Non è tanto distante da quella di esistenze reali che hanno dovuto affrontare la città dopo gli attentati, in una sera come le altre. C’era anche un’altra persona a fianco di Mia quella notte: era uno sconosciuto che le teneva la mano, vicino nel momento incredibile di panico e di terrore. E Mia ha bisogno di trovare quella persona.
Ri-cominciare per combattere
“Non sono sicuro che ricordare possa aiutarti”
A quasi dieci anni dalla strage, Riabbracciare Parigi è una testimonianza che porta anche un messaggio d’amore e di solidarietà. La ferita è ancora aperta nella capitale francese, tanto che Alice Winocour ha raccontato di dover segnalare con dei cartelli il fatto che si stesse girando un film e che le immagini non fossero reali. In questo film il ritmo e il sonoro giocano un ruolo parlante, al pari dei personaggi, che riescono a trasmettere emozioni con un’intensità non indifferente. Lenti movimenti di macchina in sequenza con voci basse in sottofondo si alternano a suoni secchi e puntuali e sequenze con immagini rapidi e confuse. Le luci fredde del giorno si alternano a quelle degli interni calde e soffuse che chiamano condivisione. Il tempo del racconto ovviamente non può essere lineare.
Riabbracciare Parigi è un film fatto di spots, di flash in cui si cerca qualcosa o qualcuno, si cerca di ricostruire fatti sfocati da sentimenti traumatici. Eppure Mia vuole vederci chiaro, tra questi ricordi confusi: parlare, confrontarsi, incontrare persone come lei può aiutarla ad andare avanti in questa città e in questa vita. Se nulla si può fare davanti a certi eventi, un messaggio di speranza resta nei rapporti umani: avvicinarsi per trovare qualcosa, per sentirsi meno soli e rimanere in questa vita che va pur sempre vissuta. É uno dei modi per andare avanti di fronte ad atti disumani; una maniera per ricordare e omaggiare persone che ingiustamente devono ricordare un evento del genere (o non sono più qui a ricordarcelo).
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