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Medfilm Festival

‘Dancing on the Edge of a Volcano’ Alive and Kicking in Libano

Un "backstage" sul film Costa Brava, Lebanon, che si allarga sulla tragica realtà del Libano. Girare un film per non soccombere.

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Il Libano è un vulcano, sempre sul punto di eruttare. Guerre civili su guerre civili che si susseguono dal 1975, con brevi intervalli sostanzialmente mai distensivi. Un paese martoriato, da cui sarebbe ormai necessario scappare per raggiungere un luogo più sicuro e pacifico. Ma gran parte del popolo ama il Libano, la propria terra. È questo che ci confida Mounia Akl, regista di Costa Brava, Lebanon (2023).

Vediamo e sentiamo questo suo amore, e della troupe e finanche del popolo, attraverso Dancing on the of a Volcano (2023) di Cyril Aris, presentato al MEDFilm Festival 2023.

È un “backstage” sulla funestata produzione di Costa Brava, Lebanon. Un “dietro le quinte” che si allarga alla realtà recente del Libano, partendo dall’enorme esplosione che avvenne nel porto di Beirut il 4 agosto 2020, causando 218 morti e oltre 7.000 feriti.

Le macerie di quella deflagrazione restano tuttora, e come dice il regista rendono la città un luogo da film distopico.

Dancing on the Edge of a Volcano, la trama

Il 4 agosto 2020 un’enorme esplosione colpisce il porto di Beirut, distruggendo gran parte della capitale del Libano. La regista Mounia Akl, la troupe e gli attori, decidono comunque di girare Costa Brava, Lebanon, sebbene il Libano sia soffocato da una crisi economica, dal collasso sociale e dalla lotta contro il Covid.

Nella sventura, sebbene ci siano tensioni e paure su cosa potrebbe succedere ancora, il buonumore non manca. L’ironia è un antidoto fondamentale durante le disgrazie.

Alive and Kicking

Continuare a girare, nonostante le avversità, come reazione a quanto sta accadendo. Una caparbia azione che va oltre il fare cinema, divenendo necessario atto politico e sociale. E soprattutto si rivela una vitale forma di resilienza. La Akl resiste a tutto ciò, e Aris la filma, per testimoniare che si deve reagire, e non soccombere.

Dancing on the Edge of a Volcano è un documentario affiancabile a Lost in La Mancha (2003) di Louis Pepe e Keith Fulton, che era incentrato sulla complicatissima, e a quel tempo bloccata, realizzazione de L’uomo che uccise Don Chisciotte (2018) di Terry Gilliam. Ma il parallelismo termina qua, sulla registrazione delle difficoltà, per lo più inaspettate e sfortunate, che possono accadere durante la produzione di un film.

Il documentario di Aris parte dalle difficoltà realizzative di Costa Brava, Lebanon, e dalle reazioni della troupe, per allargare il punto focale sul presente del Libano. La pellicola della Mounia Akl è un’opera a tematica ambientalista, ma la realtà (l’esplosione, il Covid, la crisi economica), è entrata direttamente nel film (e di conseguenza nel “backstage” di Aris).

I fatti che accadono a Beirut, come ad esempio l’esplosione o le proteste del popolo, sono filtrati attraverso i protagonisti del film dell’Akl, che le vivono e le commentano. E la difficoltosa, ma tenace, produzione del film della Akl scandisce – come riportano le didascalie “diaristiche” in sovraimpressione – anche i fatti che accaddero tra il 2020 e il 2022.

Riuscire a portare a termine il film, che sarà poi presentato al Festival di Venezia, indica un “happy-end”: essere sopravvissuti, scalciando, a una realtà ancora non pacificata. Pertanto il documentario di Aris è un doveroso inchino alla forza di Akl e di tutta la troupe, che rappresentano quella parte del popolo che lotta per la propria terra.  

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Dancing on the Edge of a Volcano

  • Anno: 2023
  • Durata: 87'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Libano
  • Regia: Cyril Aris