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‘Winning Time’ chiude con un finale sconvolgente

L'ascesa e l'involontaria caduta di una serie nel suo prime time

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A una settimana dalla sua conclusione (almeno in Italia), gli accaniti spettatori di Winning Time – L’Ascesa della Dinastia dei Lakers potrebbero sentirsi come i loro beniamini al termine di una gara persa. Avviliti, spaesati, accusatori verso sé stessi ma anche contro il mondo, sapendo di essere inermi di fronte al risultato finale.

Dopo sole due stagioni e diciassette episodi, HBO ha deciso di cancellare Winning Time dai suoi futuri palinsesti ed interromperne la produzione. Una scelta sconvolgente, per cui ancora si cerca qualcuno a cui attribuire una colpa, che siano gli ipotetici bassi ascolti o i costi di lavoro troppo alti.

Il risultato, però, rimane il medesimo e risulta doveroso ricordare il passaggio sul campo da gioco televisivo di un’opera che diverrà leggenda. Per chi dovesse recuperare ancora qualche episodio, la serie rimane disponibile su Sky Italia e sul suo canale Sky Atlantic.

Winning Time, la trama della seconda stagione

Terminata in gloria la stagione ’79-’80, i Lakers sono pronti a dare inizio alla dinastia del futuro. Jerry Buss (John C. Reilly) vuole trasformare la squadra nel business del futuro. Pat (Adrien Brody) e Westhead (Jason Segel) fanno i conti con l’evoluzione del gioco e tutti i membri della squadra, da Kareem (Solomon Hughes) a Magic (Quincy Isaiah), vivono il peso delle loro azioni e responsabilità.

E di fronte si staglia l’arci-nemico per eccellenza, i Boston Celtics di Larry Bird (Sean Patrick Small). É la vecchia dinastia contro la nuova. Ora inizia la guerra.

Palla a due e comincia lo spettacolo

Uno schema ben orchestrato, tatticamente sempre al passo e in continua evoluzione. Quando si parla della narrazione di Winning Time i paragoni sportivi si sprecano, ovviamente.

Infatti, prese le misure con la prima stagione, la serie decide di dedicare un periodo più largo del racconto più largo e di concentrarsi sull’evoluzione della rivalità con i Celtics lungo questi quattro anni, dando più risalto ai primi scontri e ai cambiamenti che da essi nascono.

Le puntate mostrano sempre meno partite e l’aspetto sportivo va a nascondersi man mano. Una scelta che può infastidire alcuni, ma che rimane coerente allo sviluppo della serie.

I veri protagonisti rimangono i giocatori, e con loro anche i dirigenti, i sostenitori, gli antagonisti fuori dal campo, fulcro del racconto della serie dall’episodio uno.

Gli avvenimenti reali, i conflitti interni e i vari trade (scambi), sia sportivi che non, che lo spettatore vive divengono spettacolarizzata finzione che, nelle mani dello showrunner Max Borenstein, stupisce e cattura in ogni istante.

E quando si arriva alla partita, il crogiolo emotivo di tutta la serie, in trepidante attesa, tutta la carica trova conciliazione in ogni scelta tattica dell’eccellente messa in scena.

It’s Showtime!

Le già belle parole spese su Winning Time nella nostra precedente recensione al primo episodio potrebbero tranquillamente valere anche qui.

Basta vederne i primi minuti della sigla, accompagnata musicalmente dalla splendidamente ribelle My Favourite Mutiny dei The Coup, per comprenderne la potenzialità.

Su tutta la serie il tratto del regista (e produttore) Adam McKay domina incontrastato, ma c’è anche notevole spazio per sperimentare e variare.

Alcuni episodi abbandonano in parte l’edonismo americano decadente di McKay, fatto di grandi truffatori e tanti soldi, per fare uso di registri visivi completamente differenti, come quelli dei grandi registi della Nuova Hollywood come Michael Cimino.

Ne nasce un’opera deliziosamente diversa, ma dove il filo narrativo principale rimane il medesimo, e tale anche l’elevato livello qualitativo. Il coinvolgimento dello spettatore rimane sempre alto, le rotture continue della quarta parete diventano sempre più sottili, ammiccanti e ben congenate.

Dalle esaltanti partite ai semplici momenti di dialogo, tutto si mantiene su ottimi, solidi livelli, in particolare per la recitazione di ogni membro della grande squadra, dove capeggia la miglior performance della carriera attoriale di John C. Reilly, probabilmente.

Seguire ogni puntata, svolgimento e proseguo narrativo è sempre più eccitante, e l’arrivo al finale di stagione porta con sé un enorme bagaglio emotivo che, sfortunatamente, si perde sul più bello.

(Non) è il momento di chiudere la partita

La settima e ultima puntata della stagione si chiude con un finale volutamente agrodolce, volta a dare riscatto ed appetito in vista di una successiva stagione, che però non arriverà mai.

Come un Magic Johnson all’apice della sua carriera fermato da un brutto infortunio, HBO chiude la serie dopo appena due stagioni. Calo di ascolti? Poco interesse? Controversie relative alla rappresentazione di alcuni giocatori?

Solo il tempo saprà dircelo, ma al momento lo spettatore rimane con un pugno di mosche in mano. La comunicazione della cancellazione della serie è arrivata in netto anticipo agli addetti ai lavori, che hanno avuto, quindi, il dannoso compito di chiudere in fretta e furia il tutto.

Ciò che ne esce è una conclusione estremamente rapida e raffazzonata, che apre a tante porte che, però, non si chiuderanno mai. Il finale, poi, non si ricollega affatto all’inizio della serie, dove vedevamo un Magic Johnson più invecchiato, dopo l’annuncio della sua positività all’HIV, e che colpiva sin da subito l’occhio del pubblico per il modo con cui presentava ciò che Winning Time sarebbe stata.

Ma la fine è sopraggiunta e le ultime immagini, che ricordano la grande potenza della serie, sono quelle che non si dimenticano facilmente.

La delusione è tanta di fronte alla morte prematura di uno dei progetti più promettenti e gloriosi che l’intrattenimento televisivo abbia mai prodotto. Si spera possa divenire fenomeno di culto negli anni a venire e, che possa, chissà,  ritrovare un produttore che, come Jerry Buss, voglia fare la storia moderna di questo business.

I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’

Winning Time - L'Ascesa della Dinastia dei Lakers

  • Anno: 2023
  • Durata: 7 Episodi
  • Distribuzione: HBO / Sky Italia
  • Nazionalita: USA