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Festival Cinema Africano, Asia e America Latina

‘Fremont’ di Babak Jalali, alla ricerca di un sogno

Un ritratto femminile su una ragazza in cerca della felicità, dell'amore e di un proprio equilibrio. Un film sussurrato al FESCAAAL

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Presentato al Rome Film Festival  in concorso nella sezione Progressive Cinema, Fremont di Babak Jalali inaugura ora la 33ª edizione del Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina, la cui Cerimonia d’apertura sarà ospitata anche quest’anno nel Cinema Godard di Fondazione Prada.

Fremont – Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina (fescaaal.org)

Fremont di Babak Jalali apre il 33° FESCAAAL

Fremont di Babak Jalali è un ritratto minimalista di una giovane ragazza afghana che cerca la felicità e un suo equilibrio.

Un’opera che attraverso un raffinato bianco e nero, e un andamento narrativo sfumato ma pratico come la protagonista, presenta la tipica alienazione di un emigrato, che vive in una tripla collettività. Quella di appartenenza etnica, che in parte la evita; quella ospitante, gli Stati Uniti, in cui è accettata soltanto per benevolenza; quella cinese, che vede in lei un valido strumento di lavoro.

Fremont, la trama

Fremont, cittadina vicina a San Francisco, è denominata “Little Kabul”, per la presenza di uno dei maggiori enclave di afghani negli Stati Uniti. Qui vivono diversi immigrati in cerca di un senso di appartenenza e di comunità, la stessa cosa che cerca Donya (Anaita Wali Zada): comunità, connessione e amore.

Donya lavorava a Kabul come interprete per gli Americani e ora conduce un’esistenza solitaria, divisa tra il lavoro come scrittrice di frasi profetiche dei biscotti della fortuna di una piccola ditta cinese e le sedute con un eccentrico psicoterapeuta. Tormentata dall’insonnia e dal ricordo di coloro che ha lasciato a Kabul, Donya cerca l’amore.

Nel cast Anaita Wali Zada e una delle star attualmente più richieste a Hollywood, l’attore americano Jeremy Allen White.

Donya, una zanna bianca afghana

Può far ridere la spiritosa scena in cui lo psicologo, un personaggio degno di un film di Woody Allen, legge a Donya un passo di Zanna Bianca di Jack London per metterle in evidenza che lei è come quel lupo, che non riesce a integrarsi, sebbene desideroso di entrar a far parte di una comunità.

Ma, a differenza del noto cane lupo del romanzo, le reazioni di Donya non si manifestano mai in scatti di rabbia, anche quando, ad esempio, la macchinetta del caffè le ruba i soldi. La sua reazione si esprime soltanto in una timida rabbia. Affronta la vita con calma, non per remissività, ma per il suo modo di essere concreta. Scomporsi non servirebbe a nulla.

Fremont (2023) trailer on Vimeo

Il peso del passato

La sua risolutezza è forgiata dal passato in Afghanistan, in cui svolgeva la mansione di traduttrice per l’esercito americano (i nemici), e soprattutto dall’essere stata l’unica donna in un gruppo di uomini. Il passato però non l’ha resa insensibile, come dimostra la scena in cui le scendono le lacrime dopo aver ascoltato la canzone cantata dalla sua collega di lavoro.

Nell’attesa del suo sogno, osserva in silenzio, al di là di questa vita che è costretta a vivere per necessità. Gli Happy End ci sono soltanto nelle soap opera (quella che guarda con il gestore del ristorante).  Donya non ha una visione della vita come quella adolescenziale della sua collega di lavoro, che rispecchia quella di molte ragazze americane.

E un differente approccio alla vita è quello dei proprietari cinesi della fabbrica in cui lei lavora, che sono calcolatori. E mentre il padrone mantiene una certa saggezza, da biscotto della fortuna, la moglie è spietata e capitalista (come si vede nella scena della richiesta esosa di soldi per il caffè offerto).

Nel raccontare il pezzo di vita sospesa di una ragazza emigrata, il regista Babak Jalali, coadiuvato in fase di sceneggiatura da Carolina Cavalli, regista di Amanda (2022), mette in immagini questo agire pragmatico, senza mai eccedere con i toni nelle scene.

È un’apparente freddezza, una necessaria metodicità di rappresentazione, in cui anche le scene ironiche sono sotto tono, come fossero sussurrate. Gli incontri con lo psicologo, la lettura dei biglietti dei biscotti della fortuna, lo scambio di battute con il ristoratore sortiscono bene il loro effetto.

E Jalali nel finale fa bene a fare un Freeze Frame su Donya, che dopo aver osservato l’orizzonte, si volta e ritorna nella storia. Un fermo immagine che lascia sospeso il probabile sogno realizzato.

Cinema Godard – Fondazione Prada:

Ven 3 Maggio ore 20:30
Con Alessandra Speciale e Annamaria Gallone (direttrici artistiche del FESCAAAL), Babak Jalali (regista di Fremont), Paolo Moretti (curatore della programmazione di Fondazione Prada) e Anastasia Plazzotta (CEO di Wanted Cinema e membro della Giuria ufficiale del Concorso Lungometraggi).

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Fremont

  • Anno: 2023
  • Durata: 91'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Babak Jalali