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Sky Film

‘Palazzina Laf’: Michele Riondino azzecca il debutto alla regia

La storia dei lavoratori confinati dall'ILVA.

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Palazzina Laf

Dal 1 Maggio ‘Palazzina Laf’ in prima tv su Sky Cinema e in streaming su NowTv.

Per la prima volta l’attore Michele Riondino si mette alla prova firmando la regia di Palazzina Laf, interpretato da Elio Germano, Vanessa Scalera e Domenico Fortunato. Il film, prodotto da Palomar, Bravo, BIM Distribution e RAI Cinema, è stato presentato alla 18esima Edizione della Festa del Cinema di Roma.

Intenso, reale e magico.

Palazzina Laf racconta una storia davvero accaduta e lo scopo sociale risulta non solo evidente, ma necessario. Michele Riondino, però, non si limita a restituire i fatti crudi e nudi. Il regista e attore si spinge oltre e indaga in profondità, facendo emergere i fantasmi di un’esistenza resa prigioniera.

La trama di Palazzina Laf

Caterino, uomo semplice e rude, è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto.

Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.

Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenandosi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.

Palazzina LAF" di Michele Riondino | Trailer Ufficiale | dal 30 novembre al cinema - YouTube

Il contributo di Alessandro Leogrande in Palazzina Laf

Quella di Palazzina Laf è la storia di uno dei più famigerati reparti lager del sistema industriale italiano. 79 lavoratori, altamente qualificati, costretti a passare il loro tempo lavorativo in un luogo definito come una specie di manicomio. Con questa vicenda, per la prima volta, il confino in fabbrica fu associato a una forma di violenza privata e venne introdotto il termine mobbing, mai stato utilizzato in precedenza.

“Ai lavoratori confinanti non è chiesto di produrre, ma di trascorrere il tempo senza far niente, guardando il soffitto o girandosi i pollici, fino a quando quel lento, prolungato stato di inazione non diventa una forma estrema di violenza. In breve, il confinato diventa monito per tutti gli altri, per tutti quelli che continuano a lavorare alla catena”.

Sono queste le parole di Alessandro Leogrande, giornalista e autore di Fumo sulla città. Leogrande avrebbe dovuto firmare la sceneggiatura di Palazzina Laf, scritto insieme a Michele Riondino e Maurizio Braucci. Purtroppo, durante la lavorazione del film il giornalista è venuto a mancare. Questa morte improvvisa ha reso Palazzina Laf un omaggio al lavoro d’inchiesta di Alessandro Leogrande, diventando un affresco sociale dell’epoca dei fatti raccontati, ma riuscendo a proiettarsi nel presente.

Palazzina Laf un film fortemente politico

Detto ciò, il primo film diretto da Michele Riondino (Gabriele) è un film sociale e politico. La fabbrica è al centro di tutto, come avveniva per il cinema militante. Un luogo di sofferenze e di riscatto per operari sfruttati e oppressi.

L’idea alla base del film ricorda un vecchio progetto, mai realizzato, di Gillo Pontecorvo. Il regista de La battaglia di Algeri aveva in mente di girare un film dedicato a un fantomatico reparto della FIAT, dove venivano confinati gli operari convintamente comunisti. Pontecorvo, poi, rinunciò all’idea e si dedicò ad altro.

Sono molti i punti di contatto tra Palazzina Laf e il progetto di Pontecorvo, ma la prima differenza che balza agli occhi è senza dubbio il contesto. Il tessuto sociale, fortemente ideologizzato del decennio tra gli anni Sessanta e Settanta, è stato sostituito da un contesto molto diverso, come quello vissuto dai lavoratori dell’Ilva sul finire degli anni Novanta. Le ideologie appaiono sbiadite; nonostante ciò Michele Riondino realizza un film fortemente politico.

Una Taranto livida, a tratti tinta di rosso, come il colore della sabbia prodotta dall’acciaieria, fa da sfondo a una vicenda nata dal vero. Un succedersi dei fatti crudele, surreale e magico. Una magia, però, che non ha nulla di scintillante. piuttosto sembra evocare un mondo bizzarro, infernale, demoniaco.

La fantomatica palazzina Laf appare come una fortezza, una prigione, un lager, un manicomio e i suoi abitanti diventano prigionieri e pazzi. Questi, però, sono lavoratori a cui non è concesso lavorare. La loro colpa? Non sottostare alle regole della dirigenza. E allora la punizione che devono subire è degradante. Il loro lavoro non serve più e vengono confinati in una palazzina per intere giornate, senza far nulla.

Una situazione tipica nel contesto di oggi e purtroppo frequente. È per questo che Palazzina Laf risulta un film nato dal vero, dalla realtà che ci circonda. Il vero diventa una vocazione da seguire a tutti i costi.

Palazzina LAF: Cosa aspettarsi dall'esordio alla regia di Michele Riondino

Il cast di Palazzina Laf

Gli attori impiegati, da Elio Germano (Il giovane favoloso) a Vanessa Scalera (Filumena Marturano), passando dallo stesso Michele Riondino nei panni del protagonista, sostengono i propri ruoli con estremo realismo. I personaggi che interpretano vivono o meglio dire sopravvivono in un’amara vicenda. I loro volti sono scalfiti dalla sofferenza e dai sogni tramutati ben presto in incubi.

Un realismo confermato dal montaggio, curato da Julien Panzarasa, che riesce in nella fantastica simbiosi tra il visivo e il sonoro, nella capacità di rendere visibile ciò che si nasconde sotto la superficie delle cose.

Una visione unica e allo stesso tempo multipla, in cui gli stabilimenti dell’Ilva diventano dei mostri pronti a divorare le vite dei lavoratori. La messa in scena è vigorosa, rifacendosi a sprazzi, allo stile dei grandi maestri russi.

Il realismo, dunque è una costante in Palazzina Laf. Michele Riondino, però, non si limita a districare la vicenda su un unico piano. Il regista – attore realizza un vero affresco della società. Un’inchiesta mirata a far luce su ogni aspetto della vicenda e dei suoi protagonisti. Ed ecco che al realismo viene accostato un secondo piano visionario e intimo. Immagini oniriche rallentante, sospese nel vuoto rivelano l’umiliazione subita, uno stato d’angoscia descritto con un enorme impatto emotivo, a volte cinicamente ironico.

È questa duplice visione tra realismo e magia che fa di Palazzina Laf un film estremamente contemporaneo. L’utilizzo di uno stile che va oltre la realtà rende possibile una decontestualizzazione degli eventi. Questi escono dal loro tempo e si proiettano nel presente, senza rinunciare alla denuncia sociale e politica, vera architrave dell’intero lungometraggio.

‘Palazzina LAF’ L’esordio alla regia di Michele Riondino – Taxidrivers.it

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Palazzina Laf

  • Anno: 2023
  • Durata: 1h e 30 minuti
  • Distribuzione: BIM DISTRIBUZIONE
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Michele Riondino
  • Data di uscita: 30-November-2023