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Arriva in dvd la gaia scienza godardiana

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

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Jean-Pierre Léaud è Émile Rousseau, il quale, colpito al cuore da una pallottola, si è salvato grazie a una copia dei Cahiers du cinéma che gli ha fatto da scudo; mentre Juliet Berto è Patricia, figlia del leader Lumumba e della rivoluzione culturale, che è stata cacciata dagli stabilimenti Citroën.

E’ sulla bizzarra storia d’amore tra i due, propensi a incontrarsi tutte le sere, per tre anni, al fine di capire meglio due o tre cose del mondo, di se stessi e delle immagini e dei suoni che ci circondano, che Jean-Luc Godard costruisce Le gai savoir-La gaia scienza (1969), concepito nel momento in cui la ORTF gli propose di realizzare un film tratto dall’ Émile o dell’educazione di Jean-Jacques Rousseau, ma rifiutato dalla stessa televisione che lo produsse e proibito dalla censura per la distribuzione in sala.

Circa ottantotto minuti di visione concretizzati prima ancora del periodo del collettivo “Gruppo Dziga Vertov”, ma dopo lo sguardo alla Parigi neocapitalista di Due o tre cose che so di lei (1967) e il fallimento delle illusioni de La cinese (1967); pellicola da cui vengono recuperati i due protagonisti, immersi nel décor semplice e spoglio rappresentato da uno studio televisivo con fondo nero in cui si ritrovano per sfoderare le proprie critiche e domande.

Fondo nero che, appunto, sembra il sostituto della lavagna vista nel citato lungometraggio riguardante i giovani rivoluzionari maoisti parigini; mentre il dialogo amoroso tra i due tratteggia, in realtà, un film politico, man mano che si riflette sul sesso, sul fare cinema e, ancora una volta, sul capitalismo, e ci si chiede se è possibile dire che l’erotismo sia il riconoscimento della vita fino alla morte.

Con il tipico anticonformismo godardiano che provvede qui a dissolvere continuamente immagini, suoni, scritte, disegni, riprese di attualità, caricature, fotografie fisse, cartoline, copertine di libri, pagine di giornali e di fumetti, quando non abbiamo lo schermo nero o momenti privi di sonoro.

Come già avvenuto per altri lavori del maestro della Nouvelle Vague, è Ripley’s Home Video a riscoprirlo su supporto dvd in lingua originale con sottotitoli italiani; oltre che corredato di sezione extra costituita da Dans le noir du temps, cortometraggio diretto da Godard per il film collettivo Ten minutes older: The cello, nel quale otto registi, nello spazio di dieci minuti, propongono una propria interpretazione del tempo.

All’interno della confezione, anche un interessante booklet a cura di Roberto Turigliatto, riportante, inoltre, il giudizio pastorale del Centro Cattolico Cinematografico italiano, di cui proponiamo questo significativo estratto: “Per quanto il film non risulti per nulla comprensibile, la reiterata presentazione di immagini-ossessioni, nonché di slogan marxisti-leninisti e di richiami di temi assai cari al pessimismo disfattista di certa politica extraparlamentare, dà nel complesso l’impressione che il regista voglia riproporre non una libera presa di coscienza, bensì una visione di parte ben precisa, nichilista demolitrice, demoralizzante. Tale impressione generale è senz’altro negativa anche se la stessa nebulosità del discorso ne attenua la portata”.

Francesco Lomuscio

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