In contemporanea con l’uscita in sala e su Netflix di Asteroid City , arriva in streaming una nuova trilogia di corti diretta ancora da Anderson e da lui annunciata già al Festival di Venezia .
Uno di questi è Il Cigno – The Swan una storia breve tratta da Roald Dahl che racconta di un intelligente ragazzino perseguitato spietatamente da due bulli .
Il cigno | Sito ufficiale Netflix
Il Cigno la trama
Peter Watson (Rupert Friend) è un ragazzo che si sta affacciando all’adolescenza. Dopo la scuola, gironzola assieme ai suoi due amici, in realtà due crudeli bulletti. I due amici gli chiedono di mettere in atto delle ‘prove di coraggio’ che Peter compie ubbidendo.
Prima lo costringono a sdraiarsi al centro dei binari di una stazione ed aspettare che passi il treno sopra di lui, poi lo umiliano facendogli indossare due ali di un cigno ucciso a sangue freddo e convincendolo a salire su un albero e buttarsi in volo sopra lo stagno. Peter Watson, che racconta da adulto questi eventi che lo hanno segnato, è un ragazzo in apparenza debole, ma in realtà ha una grande forza interiore e una viva intelligenza.
La parola scritta
Secondo cortometraggio scritto e diretto da Wes Anderson, Il Cigno è tratto da uno dei racconti meno noti del famosissimo scrittore americano Roald Dahl. Il cineasta riprende quello che è un po’ il leit motiv predominante già in Asteroid City: il passaggio magico dalla parola scritta alla forma quasi teatrale delle sue pellicole. Il concetto di scrittura come veicolo di contenuti letterari era presente anche nell’ elegante ma ‘giornalistico‘ The French Dispatch; qui Anderson si inoltra invece nel mondo della letteratura dell’infanzia, che, paradossalmente diviene più metaforico e quasi incomprensibile.
Essenzialità
In soli 17 minuti Il cigno si mostra come un adattamento essenziale. Il protagonista, l’ adulto Peter Watson col volto del britannico Rupert Friend, prende letteralmente le parole del racconto breve di Dahl ( ispirato ad un articolo di giornale dell’epoca) e le recita col volto verso la macchina da presa, in un dialogo continuo tra personaggio e pubblico.
Sebbene il tema centrale sia il trauma subito da un allora adolescente Peter, Anderson preferisce indugiare sugli aspetti estetici del paesaggio che fa da sfondo alla storia. I giardini, gli alberi, i campi di grano, le rotaie e il cigno stesso divengono oggetti di un’essenzialità eccessiva . Un apparato minimal, ma troppo minimal che sullo schermo paradossalmente distrae, smorza e ostacola l’esplosione di un pathos vanamente atteso e necessario alla trasmissione di un messaggio così importante.
The Ratcatcher di Wes Anderson e l’;assurdo di Roald Dahl