L’incidente, film del regista Giuseppe Garau, è in concorso al Lucca Film Festival nella sezione lungometraggi. Il film, in anteprima mondiale, è stato proiettato al festival presso il Cinema Centrale di Lucca.
L’incidente : la trama
Marcella, trentacinque anni, è una madre separata, sempre di fretta e in ritardo. Non solo va perdendo il marito, ma anche il lavoro e, a seguito di un incidente d’auto, persino il rapporto con la figlia.
Per provare a rimettersi in sesto, compra un carro attrezzi, un Iveco Daily 1983, con cui spera di guadagnare qualcosa. Entra, però, in un mondo di squali, dove vince chi riesce a trovarsi, e inventarsi, il lavoro prima degli altri.
Marcella, pura e gentile al limite dell’ingenuità, sembra non avere speranza nella gara tra carrozzieri.
Escogita così una maniera per ingranare: chiunque l’avvisi di un incidente in tempo per caricare il carro, riceve cinquanta euro. I soccorritori avversari però soffrendone la concorrenza, le incendiano il veicolo.
Per tornare al lavoro Marcella dà la sua auto in cambio di un nuovo carro attrezzi, un Iveco Daily 1987.
Tra minacce e intimidazioni, la donna è sul punto di rassegnarsi quando un’opportunità, inaspettata quanto pericolosa, le appare tra le mani come unica soluzione ai suoi problemi. Un dispositivo, in grado di far scattare i colori dei semafori, le permette di manometterlo a suo piacimento causando incidenti che le procurano lavoro.
L’inadeguatezza di un animo gentile
L’incidente, unico lavoro italiano in concorso, è un film indipendente, artigianale e realizzato con pochi mezzi. Giuseppe Garau gira in pellicola 16 mm, sistemando la macchina da presa sul sedile del passeggero per l’intera durata del film.
Siamo a fianco di Marcella quando si scontra contro l’autobus insieme alla figlia. Siamo vicino a lei sul carro attrezzi e siamo sopra le macchine che carica.
Così come le siamo vicini in questo viaggio in un mondo sconosciuto, pericoloso e corrotto.
Marcella è un personaggio dall’animo buono e innocente che si scontra con questo mondo, in cui sembra non trovare il proprio posto.
Appare sospesa tra sogno e vita. Le cose sembrano accaderle, passare senza che lei se ne renda veramente conto.
Alle persone che le chiedono come sta, lei risponde sempre che va tutto molto bene, anche quando l’evidenza la contraddice.
La patina delle immagini e le scelte registiche coraggiose ma efficienti del regista trasmettono forte e diretto il senso di solitudine e inadeguatezza della protagonista, di cui noi stessi diveniamo compagni. Lo spazio ristretto anche se a tratti claustrofobico dell’interno del carro attrezzi dà un senso di maggiore intimità, tra Marcella e noi che guardiamo, assistiamo e diveniamo partecipanti, passivi, di quello che le accade.
La vediamo ridere soltanto quando trova il telecomando, risolutivo per i suoi problemi economici, ma rischioso e pericoloso sul piano morale e legale. È in questo momento che Marcella sembra, in qualche modo, trovare il suo posto, perdendo però, allo stesso tempo, parte della sua innocenza.
Nonostante ciò, la sua purezza e delicatezza continuano a trasparire fino alla fine del film e noi che fin qui l’abbiamo accompagnata, la sentiamo ancora affine e vicina. Perché, nella lotta al più forte e in un mondo crudele e spietato, a volte, scendere a patti è l’unico modo per sopravvivere.
