In concorso alla ventesima edizione delle Giornate degli Autori, dove ha vinto il Premio del Pubblico, arriva un’opera prima che emoziona e fa riflettere. Quitter la nuit (Through the night) porta la firma della canadese Delphine Girard, che riprende un suo cortometraggi, Une sœur, tra i candidati agli Oscar del 2020, e ne approfondisce l’argomento.
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Incuriosita e affascinata da quelle che possono essere le conseguenze di un atto di violenza, l’autrice costruisce una storia semplice, lineare (ma non nella struttura) e potente. Le domande, che emergono nel corso della narrazione, lasciano qualcosa di profondo nel petto di chi se le è poste. In Quitter la nuit è un particolare aspetto della società a essere messo sotto la lente d’ingrandimento.
Quitter la nuit | La trama
Aly (Selma Alaoui) si trova in macchina con un uomo di nome Dary (Guillaume Duhesme), ma l’atmosfera non sembra delle più rilassate, anzi. Quando la donna prende in mano il suo telefono e compone il numero della sorella, l’uomo si agita visibilmente e stringe le mani sul volante.
Dopo un breve scambio di battute, capiamo che Aly sta, in realtà, chiamando la polizia. Quella che doveva essere una serata piacevole e spensierata, si sta rivelando un incubo. Sentendosi in pericolo, la donna trova nella voce di Anna (Veerle Baetens) un’ancora di salvezza, a cui si aggrappa disperatamente.
L’arresto avviene in pochi minuti, ma lo strascico di ciò che è avvenuto durerà molto di più. Aly decide, suo malgrado, di sporgere denuncia, finendo in un vortice di emozioni e burocrazia difficile da gestire. Dary deve fare i conti con la madre e con la nuova compagna.
Facciamo cose strane quando abbiamo paura.
Il cinema d’autore che sfrutta il suo potenziale
Quitter la nuit ha il classico aspetto di un film d’autore. Perché, in fondo, lo è. La Girard, che lo scrive e lo dirige, lo fa con eleganza, durezza, intelligenza e passione. Solo chi ama il cinema in un certo modo, sa come valorizzarne le potenzialità.
Il mezzo viene quindi sfruttato ad hoc per accrescere la tensione, movimentare il ritmo e fornire una base al confronto. Aly e Dany sono costantemente avvicinati, nei loro gesti, nei ricordi, negli sguardi. Il flashback permette di rivivere gli attimi che li hanno portati all’incontro e a ciò che ne è seguito.
Il trauma scava nell’animo dell’una quanto dell’altro. Entrambi dovranno fare i conti con il proprio io, con una coscienza che insinua dubbi, pone domande di cui non si vorrebbe conoscere la risposta e fa sì che la verità resti nebbiosa.
Traumi e femminilità
Quitter la nuit alterna momenti di pura drammaticità a quelli delle indagini e del processo, procedendo verso una risoluzione finale più che soddisfacente. Almeno in un’ottica di realismo.
Cuore della storia, le figure femminili presentano varie sfumature di donne e madri. E sono infatti queste ultime a definire, per così dire, alcuni tratti importanti dei personaggi. L’affetto, l’incredulità, l’interesse, l’amore incondizionato, appartengono alla sfera materna, ma talvolta non vengono espressi in maniera utile.
Non voglio sapere.
Anche il passato ci mette, ovviamente, lo zampino. Tutto sta nel riuscire a superare le ferite e nel trovare qualcuno disposto ad ascoltare. Esattamente come succede ad Aly con Anna. Il futuro potrebbe riservare nuove amicizie, amori e normalità.
*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.