Netflixpropone, nel suo palinsesto, il primo lungometraggio (datato 2017) dell’attore e ora regista statunitense Macon Blair.
I don’t feel at home in this world anymore.La trama
Ruth (Melanie Lynskey) è un’assistente infermiera che, per il suo lavoro presso un centro anziani, deve confrontarsi spesso con la morte. È una persona sola, depressa, che non riesce più a sopportare la volgarità e le prevaricazioni quotidiane. Una persona che, come suggerisce il titolo, non si trova più a casa nel mondo in cui vive. Soprattutto quando una sera, di ritorno dal lavoro, trova la sua abitazione svaligiata e messa a soqquadro da un ladro sconosciuto che si è portato via il suo computer e l’argenteria, ricordo della adorata nonna.
Dopo un primo momento di sconforto, di fronte all’indolenza della polizia, restia ad intraprendere alcun tipo di indagine, Ruth sente salire dentro di sé una rabbia sorda per la violenza subita, tanto da intraprendere le ricerche in proprio.
Con l’aiuto di Tony (Elijah Wood che ricordiamo nell’interpretazione dello hobbit Frodo nella trilogia del Signore degli anelli di Peter Jackson), un giovane vicino fervente cristiano, appassionato di armi ninja e incapace di rapportarsi in maniera normale con il prossimo, Ruth inizia un percorso che la farà risalire all’identità del ladro e recuperare gli oggetti rubati. Ma la strada per ottenere giustizia non è scevra di pericoli, e il prezzo da pagare sarà piuttosto salato.
Un indovinato mix fra commedia e genere thriller
I don’t feel at home in this world anymore, presentato al Sundance Film Festival dove si è aggiudicato il Gran Premio della giuria nella sezione drammatica statunitense, è un mix fra la commedia, a volte drammatica, altre volte grottesca, e il thriller. Con l’innesto di alcune scene in cui la violenza, che scoppia improvvisa, degenera nello splatter.
Si tratta di una formula che contribuisce a rendere godibile il film di Macon Blair. Grazie anche all’ausilio di una colonna sonora che mescola pop e musica country creando un indovinato, seppur spiazzante, contrasto con tutto ciò che avviene sullo schermo.
L’intento del regista era quello di fornire il ritratto di una donna come tante, che vive la sua vita senza più energia, in un mondo che fatica a considerare ancora come proprio. Un personaggio nel quale ci si può benissimo rispecchiare, che tende a farsi prevaricare da tutti ma che, a seguito della violazione della propria casa, cioè della propria intimità, riesce a trovare forza e coraggio per reagire. Grazie anche alla nuova amicizia con Tony, altro personaggio che, alla pari di Ruth, fatica a considerare il mondo come casa propria ma che, di fronte alla richiesta di aiuto della ragazza, offre tutto se stesso piuttosto che lasciare da sola l’amica.
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