Il profumo dell’oro (Cash), diretto da Jeremie Rozan e interpretato da Raphael Quenard, Igor Gotesman e Agathe Rousselle, è il nuovo film francese disponibile su Netflix.
Una commedia originale, con un buon ritmo.
Una storia piuttosto semplice e briosa, una regia ammaliante e un montaggio incalzante, fanno de Il profumo dell’oro una piacevole sorpresa nel panorama dei film in streaming.
La trama: Il profumo dell’oro
Chartes è un piccolo centro di provincia, nei pressi di Parigi. È qui che vive la famiglia Breuil, a capo di un importante gruppo profumiero attraverso il quale riesce a regnare sull’intera cittadina. Sempre a Chartes vive Daniel, che con piccoli progetti lavorativi cerca di sbarcare il lunario. I suoi guadagni, però, non sono certo paragonabili alla potente famiglia e per questo non sopporta la ricchezza dei Breuil. Ma ecco l’idea per guadagnare una barca di soldi e distruggere per sempre la potenza della ricca famiglia.

Una narrazione circolare e sorprendente
La provincia e un giovane in cerca di riscatto è senza dubbio un binomio visto e rivisto per creare una storia, ma ne Il profumo dell’oro questa accoppiata trova una sua nuova connotazione e il successo è assicurato.
Charters è un piccolo centro con poche possibilità, la tipica provincia che ammazza le ambizioni di tutti. Un massacrante lavoro in fabbrica è il massimo che si può ottenere e nessuno si lamenta, ma questo non vale per Daniel Sauveur, il protagonista de Il profumo dell’oro.
Il film, che inizia sulle note di un noto brano raggae, è il racconto in prima persona di Daniel, interpretato da Raphael Quenard (Junkyard Dog). Una narrazione circolare che permette di creare la giusta suspense e riservare allo spettatore sorprendenti colpi di scena.
Il motore di tutto è la voglia di riscatto, il desiderio di emergere da una frustante condizione economica. A Charters sembra che gli unici ad avere il diritto di vivere nel benessere siano i Breuil, la famiglia che produce profumi di lusso. Daniel, insieme a Scania (Igor Gotesman), il suo migliore amico, è riuscito per un po’ a lavorare in modo indipendente, ma poi, come tutti, anche lui è finito per essere assunto nella fabbrica della ricca famiglia.

Il riscatto sociale ne Il profumo dell’oro
Un destino comune a Chaters, visto come un privilegio. Stipendio da operaio, ma sicuro. Questo, però, non rientra nei progetti di vita di Daniel. Il destino è un alleato prezioso per il rampante protagonista: un giorno muore Armand, il capo dell’azienda. Lo sostituisce il figlio Patrick e per l’occasione tutti i lavoratori vengono omaggiati con una boccetta contenente il lussuoso profumo, che Daniel decide di rivendere su internet. Tutto avviene senza riflettere tanto, solo per guadagnare poche decine di euro, ma un po’ di acqua, mescolata a distillato di fiori può diventare una miniera d’oro e allora che male c’è ad approfittarne.
Da quel giorno Daniel, in accordo con il suo fidato Scania, decide di sottrarre il profumo dalla fabbrica e rivenderlo al mercato nero. È così che inizia una vera è proprio scalata. Due semplici operai riescono a guadagnare milioni, sviando il sistema di sicurezza della fabbrica in cui lavorano, per uno stipendio da fame.
Il riscatto sociale e il desiderio di realizzarsi sono le dominati del film, ma non ci sono complicazioni ideologiche. Ne Il profumo dell’oro prevalgono il tono scanzonato e il registro comico. La musica reggae aiuta a creare un’atmosfera solare e serena. Nulla sembra in grado di smascherare il business di Daniel. E quando la polizia inizia a sospettare qualcosa, ecco pronta la soluzione: la sua diventa una vera e organizzazione. Un’azienda nell’ azienda, e i dipendenti comprati con un extra pulito e facile.
Un film che appassiona e diverte
Non ci sono pericolosi criminali da sfidare, mafiosi prepotenti e imboscate mortali. Il profumo dell’oro appassiona e diverte. Aiuta molto l’ambientazione da provincia, che rende tutto verosimile. Un luogo anonimo, che diventa il posto ideale in cui lo spettatore è facilitato nel proiettare i suoi sogni.
Daniel è sveglio, intelligente e intraprendente, ma è allo stesso tempo una persona comune. Il desiderio di rivalsa è il medesimo di qualsiasi suo coetaneo. Il confronto con Patrick, giovane capo dell’azienda, arricchisce la vicenda, offrendo un diverso punto di vista.
Il figlio di Armand ha la stessa età di Daniel, ma senza nessun merito è diventato il capo della florida azienda. I due sembrano distanti anni luce e vengono rappresentati come competitor. Tutto vero, Patrick (Antonie Gouy) senza alcun merito, si ritrova per le mani una fortuna; Daniel, invece, si è fatto da solo e l’ affare del profumo, venduto al mercato nero, è una sua genialata. Due personaggi, dunque, che rappresentano due mondi diversi, storie parallele, che poi si incroceranno in un finale sorprendente.

La sceneggiatura, il montaggio e la regia de Il profumo dell’oro
Il profumo dell’oro rappresenta una vicenda ben orchestrata. Il film, infatti, ha una sceneggiatura calibrata quasi alla perfezione. L’unico difetto è forse quello di sacrificare alcuni personaggi. È il caso di Virginie, la giovane donna incontrata da Daniel in un locale e che il giorno dopo ritrova nella sua azienda. Virginie, interpretata da Agathe Rousselle, dà un contributo fondamentale al progetto di Daniel. Successivamente, però, con poca convinzione e in modo repentino di lei si perdono le trecce, per poi essere semplicemente evocata nel finale.
Pecche, comunque, di poco conto se si considerano la regia e il montaggio. Entrambi articolati, originali e arguti rappresentano la storia senza mai essere sfarzosi, ma riuscendo ad ottenere un ottimo risultato.
Jeremie Rozan firma una regia brillante, la sua macchina da presa si muove fluidamente nello spazio filmico, evocando, ma senza scimmiottare, film ormai consacrati dalla storia, come Quei bravi ragazzi. Il paragone può sembrare azzardato e forse lo è davvero, ma Il profumo dell’oro regala un’ora e mezza di visione spensierata e mai banale.