fbpx
Connect with us

Cannes

The New Boy: spiritualità aborigena e religione tradizionale a confronto.

Una magnifica Cate Blanchett, nei panni di una suora che accoglie, in un remoto monastero australiano, un bambino aborigeno legato ai culti magici del suo popolo. Splendidi paesaggi e grandi attori in un film che spazia tra immaginazione e antropologia.

Pubblicato

il

the new boy

Sono passati 18 anni da quando il regista, sceneggiatore e direttore della fotografia australiano Warwick Thornton ha scritto la sceneggiatura di The New Boy, riuscendo a realizzarne un film solo oggi, e finalmente presentandolo al 76° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Régard, con protagonista una magistrale Cate Blanchett, nel ruolo di sorella Eileen, una suora che negli anni Quaranta in un luogo remoto del deserto australiano, gestisce a modo suo un convento dove sono ospitati i Lost Boys, ragazzi perduti, orfani o senza famiglia. La storia è ispirata ad un’esperienza realmente vissuta dal regista, che per volere di suo madre, fino ai 13 anni, è stato ospite a convitto di un monastero, in una delle poche città australiane, a ovest del paese, che ne hanno uno. Thornton aveva già vinto a Cannes la Camera d’or nel 2009 con il film Sansone e Dalila presentato in Un Certain Regard, storia di due adolescenti aborigeni.

The New Boy: il potere magico degli antenati

Catturato nel deserto, il ragazzino aborigeno (il giovanissimo ed intenso Aswan Reid), viene messo in un sacco e trasportato al monastero più vicino: accolto da Suor Eileen con intelligenti strategie educative, poco a poco inizia a fidarsi, pur mantenendo vive le sue abitudini (dormire per terra sotto al letto, giocare con scintille segrete accese fra le dita, mangiare con le mani) e, soprattutto, spiazzando il piccolo gruppo di ragazzi perduti con i suoi poteri di guarigione, con la sua forza eccessiva per l’età, in generale con i suoi piccoli, grandi miracoli. Il bambino si fa rispettare infatti con l’imposizione delle mani, restando fondamentalmente non violento, tranne in una scena dove è costretto a difendersi.

D’altro canto il monastero, pur recitando preghiere e cantando bellissimi salmi, non è certo legato alla più ferrea tradizione: gestito da una suora presumibilmente rinnegata, che battezza come un prete (in mancanza d’altro) e tiene nascosto, per non avere seccature dalla casa madre, che Dom Peter, il titolare del monastero, è morto da un anno. Suor Eileen è coadiuvata nella sua azione evangelizzatrice ed organizzativa dalla suora indigena Sister Mum (Deborah Mailman), che cucina e aiuta nei servizi, e da George (un solido Wayne Blair perfetto nel ruolo), un tuttofare aborigeno che aiuta a spegnere incendi e a raccogliere il grano. Si respira un’aria benevolente e tranquilla, nessuna imposizione apparente.

In alcune scene il potere del new boy è forse troppo ’evidente’, quasi naïf, ma l’aria della terra australiana si respira tutta con i soli eventi, senza eccessi di spiegazioni o dialoghi , di certo gli antenati guidano il ragazzo, ed inizia un interessante gioco di contaminazioni. Le immagini, degli esterni (il film è girato nel sud dell’Australia) come degli interni, lasciano emergere la forza estetica del film, cui il regista imprime un tocco quasi pittorico in alcune scene, che ricordano quadri e foto d’autore.

Dalle Vie dei Canti all’evangelizzazione

Oltre a far immergere subito lo spettatore in un paesaggio e in una cultura degli antipodi, con una scena iniziale potente e fortemente evocativa, nella cornice di una natura sovrana e misteriosa, il film affronta senza ‘spiegarle’ – inserendo quasi per caso il bambino aborigeno in un mondo della tradizione cristiana orientato da regole precise – le difficili contraddizioni tra due mondi spirituali e culturali lontani e poco armonizzabili, quello della missione cristiana, incarnato dalle suore e dalla religiosità ufficiale, e quello delle Vie dei Canti, percorsi invisibili degli aborigeni e vero emblema della metafisica del loro nomadismo, raccontate da Bruce Chatwin.

Quando arriva presso la missione un grande crocifisso, il New Boy ne è affascinato e colpito, lo abbraccia come fosse un grande albero, ne riceve le stimmate, auto-procurate o meno poco conta, entra in una sorta di fascinazione del Gesù cristiano con la corona di spine, ne comprende l’altezza spirituale e gli porta in offerta grappoli di serpenti. Suor Eileen, ad un bivio tra le sue convinzioni e l’evidente dono ricevuto da questo bambino, dopo un iniziale sconvolgimento, già chiaro nella postura del corpo e nelle genuflessioni ripetute, riprenderà le redini della situazione, volgendola laddove tutti i colonizzatori si dirigono, cioè verso la normalizzazione del diverso, dell’indigeno, con il tentativo (non di rado forzato) di riportare i ragazzi (e i popoli) ‘selvaggi’ sulla retta via, privandoli della loro cultura, storia e spiritualità.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

  • Anno: 2023
  • Durata: 116'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Australia
  • Regia: Warwick Thornton