Il caso Alex Schwazer è la miniserie disponibile su Netflix, scritta e diretta da Massimo Cappello e prodotta da IndigoStories. Su Netflixdal 13 aprile.
Cosa aspettarsi da Il caso Alex Schwazer
Racconta le vicende umane, sportive e giudiziarie dell’azzurro medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008 nella 50 chilometri di marcia, coinvolto in due diversi casi di doping che gli sono costati la squalifica dalle gare fino al 2024. L’incontro tra l’atleta olimpico in cerca di redenzione, AlexSchwazer, e un allenatore simbolo dello sport pulito, SandroDonati, innesca un intrigo internazionale che sconvolge le loro vite e mette in crisi il sistema dell’antidoping. È il 16 dicembre quando Schwazer si presenta in aula a Bolzano e testimonia contro il gigante dell’atletica Russia e due medici della Iaaf (Fischetto e Fiorella).
Immediatamente dopo la conclusione dell’udienza parte l’ordine della Iaaf di controllare Schwazer il giorno di Capodanno. E questo accade con metodi che suscitano sospetti, tanto da far pensare a una vendetta. Nell’estate 2012, a pochi giorni dall’Olimpiade di Londra, aveva ammesso l’assunzione di Epo in una drammatica conferenza stampa. Poi aveva iniziato una seconda vita: al rientro dopo la squalifica di 3 anni e 9 mesi, si era meritato a maggio 2016 il biglietto per le Olimpiadi di Rio. Ma già allora era forte il timore che il vero bersaglio non fosse Alex ma il suo allenatore SandroDonati.
Le quattro puntate mescolano con sapienza agonismo, vita privata e giustizia sportiva: la tecnica del documentario si lega a quella del thriller. Ci sono anche le testimonianze delle persone a lui più vicine in quel periodo: l’ex fidanzata CarolinaKostner, la moglie Kathrin Freund e i suoi genitori.
Le parole del protagonista
Al centro indubbiamente il carattere di Alex, un uomo di un’ostinazione titanica.
Volevo mettere un punto, raccontare come sono andate davvero le cose. Oggi a 38 anni sono un uomo contento anche perché in momenti difficili ho incontrato una donna super (Kathrin Freund, ndr) con la quale ho avuto due figli e mi sento realizzato almeno come essere umano.
Così Schwazer nella sede romana di Netflix ha parlato della docuserie.
Il caso Alex Schwazer: la sua storia
Ecco la sua storia in estrema sintesi: marciatore italiano e campione olimpico della 50 km a Pechino nel 2008, il 6 Agosto 2012 viene trovato positivo in un controllo effettuato dall’Agenzia mondiale antidoping e il 30 luglio escluso dal CONI dalla squadra della 50 km di marcia dei Giochi olimpici del successivo 11 agosto, e sospeso per tre anni e sei mesi.
Schwazer riconosce le sue colpe, piange e si dispera in tv, ma non molla.
Nel 2015, ancora sotto squalifica, ricomincia ad allenarsi con SandroDonati, allo scopo di partecipare ai giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016. Torna a essere il campione che è sempre stato, ma il 21 giugno 2016 risulta ancora positivo al doping per un campione di urine prelevato il 1º gennaio e squalificato fino al 2024. Dopo una lunga inchiesta piena di ombre, raccontata in tutti i particolari nella serie che non manca di denunciare e fare accuse, nonostante l’archiviazione in Italia nel 2021 del procedimento penale per doping a suo carico, Schwazer è ancora fuori gioco perché la sentenza della giustizia italiana non è stata riconosciuta da quella internazionale e dall’Agenzia mondiale antidoping.
Il trailer de Il caso Alex Schwazer
Spiegare bene la storia
Queste altre parole di Schwazer:
«Per me non è stato troppo doloroso raccontare certe cose perché sono fatti con i quali ho chiuso. È il mio carattere. Ho accettato di fare questa serie per il fatto che c’era tempo, quattro appuntamenti di 45 minuti per spiegare bene le cose come sono andate nei dettagli. Una cosa a cui tenevo molto».
Questa serie fa giustizia sulla mia vicenda? Sono un atleta e per me la giustizia sarebbe stata tornare alle gare.
Le parole di Donati
Queste, invece, le parole di SandroDonati, maestro dello sport, noto per le sue battaglie contro il doping nell’atletica leggera:
Alex si è dopato quand’era depresso. È stato abbandonato come capita spesso ai campioni che vengono usati e poi buttati via. Ma quello che gli è successo dopo è un grande imbroglio, uno schifoso imbroglio e in questo senso questa docuserie è un tributo alla verità. Certe associazioni sportive sono potenti e controllano tutto e sono anche minacciose perché gestiscono i controlli in una totale incontrollabilità.