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In Sala

Henry

Dopo essersi aggiudicato il Premio del Pubblico al Festival di Torino 2010, “Henry”, opera terza di Alessandro Piva, approda nelle sale, muovendo, forse, qualche critica a una certa intellighenzia radical-chic, al mondo del cinema e a una frangia delle forze dell’ordine

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Anno: 2012

Distribuzione: Iris Film

Durata: 86′

Genere: Noir

Regia: Alessandro Piva

Nazionalità: Italia

Prendi un pusher così smilzo e spigoloso (Max Mazzotta) che nel quartiere lo chiamano Spillo. La  roba la spinge da casa. Metti che ha deciso di fottere i cattivi. Tanto cattivi (Alfonso  Santagata, Vito Facciolla, Dino Abbrescia, David Coco). Prendi due tossici (Pietro De Silva e Michele Riondino) in astinenza e un’insegnante di aerobica (Carolina Crescentini), bella e sregolata, alla ricerca irrefrenabile della coca. Metti che, mentre “la bianca” inonda la città, un gruppo di neri cresce, dà fastidio a qualcuno e ci scappa il morto. Prendi due poliziotti, uno un pò anomalo (Paolo Sassanelli), l’altro troppo normale (Claudio Gioè) che devono indagare e risolvere il caso prima che sia troppo tardi…

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo, Henry è l’opera terza di Alessandro Piva, il regista pugliese classe ’66 che ha folgorato il pubblico nel 1999 con La Capa Gira.

Dopo aver ambientato i precedenti lavori nei sobborghi degradati della sua Bari, Piva sceglie di girare il suo terzo noir a Roma. “Con questo film ho voluto ritrarre la città che i non romani conoscono e vivono, quella delle zone centrali. Desideravo raccontare le ombre della città nei posti da cartolina, nella sua parte centrale e più patinata. Volevo rappresentare la periferia dell’animo umano nel centro della capitale: la Roma del Tevere e la Roma del Muro Torto, altro bacino di flussi di solitudine che scorrono nella notte“. Queste le parole spese dal regista (che di Henry è stato anche montatore e produttore in associazione con Donatella Botti) durante la conferenza stampa che si è tenuta a Roma lo scorso 27 Febbraio, in cui ha dato vita ad un irresistibile siparietto in barese per i nostalgici del “periodo pugliese”.

Girato con un budget minimo, montato con sapienza sulle musiche originali e indovinatissime di Andrea Farri, il film si è aggiudicato il Premio del Pubblico al Festival di Torino 2010. “I personaggi sono fumettistici“, nota Michele Riondino, “si confondono tra loro, i ruoli buoni/cattivi sono in qualche modo interscambiabili e questo conferisce al film un tratto, se vogliamo,  umoristico“. Contemporaneamente, le relazioni tra i personaggi mettono in luce l’aspetto dark della storia: le parti oscure di ciascuno emergono di volta in volta e secondo gradazioni diverse negli incontri che si svolgono, nei dialoghi che hanno luogo tra le fughe, gli inseguimenti e i sospiri d’amore in questo film che ha il coraggio di veicolare, forse, qualche critica a una certa intellighenzia radical-chic, al mondo del cinema e a una frangia delle forze dell’ordine.

Manuela Materdomini

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