‘Decision to Leave’. Park Chan-wook al ‘Noir in Fest’ e la chiusura
Avvincente, originale caleidoscopico. Il regista coreano ci abitua troppo bene. Già presentato in concorso al 75º Festival di Cannes, il lungometraggio è valso al regista il 'Prix de la mise en scène'. 'Decision to Leave', chiude un festival interessante: 'il Noir'. Che ahimè è già finito.
Presentato in chiusura del Noir film festival, il potente Decision to Leave –La donna del mistero,già al 75º Festival di Cannes, il lungometraggio è valso giustamente al regista il ‘Prix de la mise en scène’. E’ un film di mistero e drammatico del Coreano Park Chan-wook.
Apparentemente un thriller, ma tutto sommato un film d’amore. C’e il detective. Ci sono gli omicidi, c’è un amore per Hitchcock, ma la virata emozionale è dietro l’angolo. Quella del detective verso la donna sospetta. O viceversa. L’intelligenza visiva, le riprese, le idee e come queste sono motivate, le sorprese di movimenti di macchina, che non spoileriamo, rendono la perfezione di realizzazione indubbia, anche se a tratti sfocia in un leggero auto-compiacimento.
Un uomo muore cadendo dalla cima di una montagna. Il detective Hae-joon, (Park Hae-Il) uomo interessante, è incaricato delle indagini. Fa la conoscenza della moglie del defunto Seo-rae (Tang Wei) e se ne invaghisce pur essendo sposato, ma lei diventa una sospettata. Impassibile, cinese e apparentemente gelida, la donna sembra algida e priva di sentimenti, soprattutto in rapporto al lutto che l’ha privata del marito.
Poi, al contrario, essendo una badante, riversa tutte le sue cure (fittizie?calcolate?) verso gli anziani che cura. Una certa capacità calmante che la identifica viene spesa anche verso le cure del detective insonne che, cade tra le braccia di Morfeo liberamente, solo quando è in sua prossimità.
Non parlando bene il Coreano, si aiuta col telefono nel tradurre dal cinese, la sua lingua. Non solo le risposte, mai scontate, deviano sempre l’attenzione dall’indagine, ma rimane anche il dubbio di quanto ci faccia o di quanto ci sia. Il regista ingenera davvero un personaggio enigmatico e alquanto misterioso.
Il festival
13 film in anteprima europea o italiana, 5 eventi speciali per il cinema, 20 tra romanzi e graphic novel presentati dagli autori nelle affollate conversazioni tra la Casa del Manzoni e la Libreria Rizzoli. 7 i premi assegnati tra cinema e letteratura. Spiccano il Raymond Chandler Award a un gigante del nuovo noir multimediale come Harlan Coben, adesso in libreria con The Stranger (edito da Longanesi). Poi il Premio Scerbanenco a Enrico Pandiani con Fuoco (edito da Rizzoli), il Black Panther Award al film di Patricia Mazuy Bowling Saturne, raro esempio di Noir al femminile. Questo il sintetico bilancio della fortunata 32ma edizione del Noir in festival che si conclude oggi a Milano nel segno di Quentin Tarantino e del suo film d’esordio Reservoir Dogs che proprio 30 anni fa si rivelava al festival con la consegna di uno “speciale” Raymond Chandler Award al folgorante talento di un regista non ancora trentenne destinato a diventare il più famoso autore della sua generazione. Per questo l’immagine dell’anno 2022, affidata alla matita dell’artista e fumettista Paolo Bacilieri, rappresenta un ponte ideale tra la tradizione del noir e i suoi nuovi orizzonti del nuovo millennio. Al festival del 1992, illuminata dalla presenza di maestri come Jules Dassin o James G. Ballard, è stata dedicata nei giorni scorsi l’anteprima assoluta work in progress del documentario di Davide Rapp e Michele Boroni C’era una volta a Viareggio.
“Thank you, thank you, thank you”. Cosi amava ripetere incessantemente Quentin Tarantino 30 anni fa a Viareggio dove è nato il nostro festival”, dicono oggi Giorgio Gosetti e Marina Fabbri che lo dirigono insieme a Gianni Canova per la IULM. Ora che la rassegna si è spostata a Milano.
I ringraziamenti e le parole conclusive dell’organizzazione
“Grazie, grazie, grazie diciamo adesso al pubblico, agli studenti, agli appassionati, al Ministero della Cultura e a CinecittàNews, alla Cineteca di Milano, a Casa Manzoni, alla Rizzoli Duomo, all’Institut français e all’Instituto Cervantes che ci hanno accolti con straordinario calore. Firmiamo un’edizione fortunata come quella del 1992 che abbiamo voluto rievocare, perché siamo convinti che anche quella del 2022 rimarrà nella piccola/grande storia del genere grazie a protagonisti d’eccezione come Maurizio De Giovanni, Vicente Vallés, Donato Carrisi, Maria Oruña, Irvine Welsh, Steven Soderbergh, Patricia Mazuy, Alessio Cremonini, Mark Cousins, Lee Jung-jae e Park Chan-wook.
Un festival che oggi nasce e cresce in un campus universitario (unico esempio al mondo) e conquista la città di Milano nei suoi luoghi iconici; un festival dedicato alla scoperta e alle trasformazioni del noir di oggi; un festival che celebra la memoria ma si proietta nel futuro con la nuova sezione del programma dedicata al gaming multimediale; un festival che ha parlato di spie, di Russia e Ucraina, di serialità e cinema, di letteratura italiana ed europea, del maestro del brivido con il memorabile film-ritratto di Mark Cousins My Name is Alfred Hitchcock.
Un festival che ci consegna infine una nuova generazione di talenti italiani come Alessio Cremonini con il suo sorprendente nuovo film, Profeti. Appuntamento quindi già fissato al 2023 quando festeggeremo i 30 anni del Premio intitolato a Giorgio Scerbanenco, il pioniere del noir italiano”
Il Noir in Festival è diretto da: Giorgio Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (Delegato IULM). Una realizzazione: Studio Coop. Parte di Milano è Viva, iniziativa del Comune di Milano. Promosso da: MiC – DGCA. In collaborazione e con il sostegno di: IULM. Main Media Partner: Cinecittà News. In collaborazione con: Cineteca Milano, Casa Manzoni, Instituto Cervantes Milano, Institut français Italia, Milano Film Network, Rizzoli Galleria. Media partner: Ciak, Cinefilos.it, Coming Soon, Hot Corn, laFeltrinelli, Maremosso, MilanoNera.it, Radio Popolare, Rai Radio 1, Sky Cinema. Technical partner: Audioluci.com, Sub-Ti, Tecnografica. Associato: AFIC, FIAPF.