fbpx
Connect with us

Latest News

‘Forever Young’ La conferenza stampa con Valeria Bruni Tedeschi

Si è tenuta, presso il Cinema Quattro Fontane, la conferenza stampa de Les Amandiers, alla presenza della regista e co-snegettiatrice Valeria Bruni Tedeschi, sbarcata nella capitale con una dichiarazione importante da fare.

Pubblicato

il

bruni tedeschi conferenza forever young

In occasione dell’uscita in sala – distribuito in 120 copie, dal 1° dicembre 2022, da Lucky Red – de Les Amandiers – Forever Young, si è tenuta la conferenza stampa con la regista e co-sceneggiatrice Valeria Bruni Tedeschi.

La sala del Quattro Fontane la accoglie con un applauso caloroso e sentito, mente lei ci tiene ad aprire l’incontro con la dichiarazione rilasciata a un’agenzia di stampa francese, riguardo le accuse a uno dei suoi attori, Sofiane Bennacer – che nel film interpreta Etienne.

Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi: il teatro, la giovinezza, la vita

Ecco uno stralcio della Conferenza stampa e le parole di Valeria Bruni Tedeschi che ha parlato delle accuse di molestie sessuali pubblicate su Liberation a scapito di Sofiane Bennacer. 

Video di Giovanni Battaglia

Valeria Bruni Tedeschi apre la conferenza con la dichiarazione contro il quotidiano Libération

Nella Giornata contro la violenza sulle donne, la cineasta sottolinea il suo «rispetto per la libertà di parola delle donne e il suo attaccamento al fatto che possano essere ascoltate». Ricordando di essere stata lei stessa vittima di abusi, durante la sua infanzia, ha spiegato quanto sia fondamentale che i figli vivano in una società in grado di ascoltarli e proteggerli.

Da qui la sua sorpresa e la delusione, nell’apprendere il titolo nella prima pagina del quotidiano francese Libération e il trattamento riservato a Bennacer, accusato di stupro. La Bruni Tedeschi pone l’accento sulla mancanza di rispetto nei confronti della presunzione di innocenza, per cui è stato messo in atto un vero e proprio linciaggio mediatico.

bruni tedeschi conferenza

«Sono rimasta artisticamente sbalordita da Sofianne – ricorda la regista, impegnata in una relazione amorosa con Bennacer, da dopo la fine delle riprese –  e l’ho subito voluto come attore principale, nonostante le voci che circolavano. Ovviamente i produttori avevano delle riserve e dei timori, ma non hanno mai messo in discussione la mia scelta, di cui mi sono presa la piena responsabilità.

Successivamente abbiamo saputo della denuncia, ma cambiare attore a quel punto poneva degli ostacoli giuridici impensabili. Da mesi conoscevo Sofianne sul lavoro, durante le prove, ed ero totalmente sicura delle sue qualità umane».

Quando filmi qualcuno, vedi chi hai davanti a te.

Il materiale autobiografico alla base di Forever Young

A questo punto, si passa a parlare solo ed esclusivamente del film, Les Amandiers – rititolato in Italia, Forever Young. «Io e le mie sceneggiatrici, Noémie Lvovsky e Agnès De Sacy, siamo partite da un materiale autobiografico. Poi ci siamo divertite a mettere ordine nel caos della realtà, facendo della finzione. 

Mi sono ispirata ai registi che ho avuto davvero, perché volevo raccontare questa strana scuola, questo laboratorio, diversi da una scuola convenzionale. Ci hanno dato il gusto di cancellare la frontiera tra vita e scena, di dare le nostre verità ai personaggi. La frontiera cancellata ci metteva un po’ in pericolo. Mi è rimasto questo, anche se ho imparato a proteggermi.

Non recitare, ma essere.

Ho imparato, capito, piano piano, dopo la scuola e non nella scuola, come proteggere il mio strumento, anche grazie al metodo Strasberg. Per noi attori lo strumento siamo noi stessi. Più uno lavora, meglio è, anche questo ho imparato.

Quello che invece critico più duramente è la circolazione della droga. Penso sia totalmente irresponsabile che chi doveva essere d’esempio, considerato quasi un dio, si drogasse. Io sento la responsabilità dei giovani attori che hanno preso parte al film».

La Bruni Tedeschi svela le difficoltà e la parola chiave del progetto durante la conferenza stampa

«Verità era la parola chiave – spiega la Bruni Tedeschi – e ho sempre chiesto questo agli attori e alle attrici. Volevo filmare loro, non delle imitazioni, ma loro in questa finzione degli anni Ottanta, le loro anime.

Il nostro lavoro non può ammettere l’ipocrisia, sebbene la società sia basata su di essa.

La grande difficoltà è stata scegliere cosa raccontare. Volevo raccontare la stranezza della scuola, ma semplificandola perché arrivasse. E volevo raccontare eros e thanatos, con questo slancio di vita e di desiderio, parallelo alla paura della morte.

forever young film

L’altro problema era il personaggio di Patrice Chéreau (interpretato da Louis Garrel, ndr.). Io ero intimidita, rispettosa, seria. Con Noèmie e Agnés cercavamo di essere intelligenti come lui, che era un genio.

Il pensiero che lui leggesse la sceneggiatura, mi ha fatto mettere tutto in disordine. Lui amava la complessità dell’essere umano, ed è ciò che raccontava. E volevo farlo anche io. Louis ha improvvisato e ha portato il suo Chéreau, con cui non ha mai lavorato, ma avrebbe sognato di farlo. Io l’ho lasciato fare».

Resistenza e ottimismo nel mestiere d’attore

«Voglio rimanere ottimista – prosegue l’artista, e lo dimostra durante tutta la conferenza stampa, in più di un’occasione – anche oggi, in questo giorno difficile, sul fatto che un film, un libro, una musica, salvi l’essere umano.

Il nostro lavoro di artisti sia un modo di resistere.

Amo molto il lavoro di attrice, ma è quasi come una vacanza, è più spensierato. Ora per esempio, sul set con Valeria Golino, sono felice come non mi accadeva da tanto tempo. 

Fare un film è una più grande responsabilità.

È un grande piacere passare dal ruolo di bambina a quello di adulta. Se proprio dovessi scegliere, lo preferirei. Ma per fortuna non devo scegliere! (ride, ndr.)».

forever young film

Per quanto riguarda la scelta della canzone finale, svela il suo «speciale attaccamento a Fred Buscaglione. Ho avuto l’intuizione sulla scena dell’overdose, creando un contrasto tra il dramma e la canzone un po’ allegra. Ho sempre avuto il gusto del contrasto, fa parte della vita. Io la vedo e la racconto così.

La canzone è poi tornata per la scena finale: è stata un’idea della montatrice (Anne Weil, ndr.), quella di farla cantare al personaggio di Etienne, come fosse un modo supplementare della sua presenza.

La musica è come un trapianto. O prende subito oppure no.

Il riferimento a Bernardo Bertolucci c’è. Ho fatto un cortometraggio con lui, che è stato una persona decisivo nel mio lavoro e nella mia vita. Per questo l’ho chiamato giù. E credo che la potenza del film dipenda anche dalle persone che ho chiamato giù, come Bernardo, Pierre. E c’è anche mio fratello. Il cinema mi permette di convocare i morti, di dar loro la parola».

Fare un film è un pretesto per stare con le persone che amo.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers