Halloween Ends è un film prodotto da Miramax e Blumhouse, uscito in sala il 13 ottobre 2022 e diretto da David Gordon Green. Attualmente, è disponibile in streaming su SKY e Now TV.
Halloween Ends LA TRAMA
Quattro anni dopo gli eventi di Halloween Kills del 2021, Laurie vive con la nipote Allyson e sta finendo di scrivere le sue memorie. Michael Myers non è più stato visto da allora. Laurie, dopo aver permesso allo spettro di Michael di determinare e guidare la sua realtà per decenni, ha deciso di liberarsi dalla paura e dalla rabbia e di abbracciare la vita.
Ma quando un giovane, Corey Cunningham, viene accusato di aver ucciso un ragazzo a cui faceva da babysitter, si scatena una cascata di violenza e terrore che costringerà Laurie ad affrontare finalmente il male che non può controllare, una volta per tutte.
LA RECENSIONE
Come tornare ancora una volta a raccontare una storia di un personaggio usato, abusato e (narrativamente) martoriato senza farsi martoriare dal pubblico e dalla critica?
Potrebbe essere stata questa la domanda che David Gordon Green si è posto quando si è trovato a dover girare la conclusione della sua trilogia su Michael Myers; o, più probabilmente, quando nel 2018 si è imbarcato nella impervia missione di rinnovare la storia del serial killer creato nel 1978 daJohn Carpenternel suo capolavoro seminale Halloween – La Notte Delle Streghe.
Il risultato è una sorta di reboot (considerando Halloween del 2018 e il sequel Halloween Kills del 2020 poi uscito nel 2021 causa lockdown) che, strano a dirsi, riesce nel suo intento meglio di quanto avesse fatto tra il 2007 e il 2009 Rob Zombie, regista apparentemente ben più dotato di una potenza autoriale rispetto a Green, almeno sulla carta.
Perché alla fine della fiera Halloween Ends chiude un cerchio e lo fa nel modo più imprevisto che ci si potesse aspettare. Non che questo sia un male.
La forza iconica di Myers risiede nelle caratteristiche che gli diede Carpenter quasi cinquant’anni fa: non un brutale assassino, ma un angelo del Male, una forza primigenia oscura e imperscrutabile e proprio per questo ancora più spaventosa. Conseguentemente, l’errore di Zombie fu proprio nel dare al personaggio un background, a levargli la maschera per farlo diventare un uomo, con un passato e un vissuto, per capirlo e comprenderlo.
Ma il Male non può essere compreso: e lo dice chiaramente Jamie Lee Curtis alias Laurie Strode nel sorprendente film di Green. Il Male può venire da dentro di noi. É allora che prende le forme di un virus. Che si diffonde e cresce, senza una giustificazione logica.
Halloween Ends inizia da queste basi per diventare il film più anarchico e radicale dell’intera saga: avvicinandosi al terzo capitolo, quello finora (ingiustamente) considerato il più spurio e lontano dal canone, Halloween III, Il Signore Della Notte. O meglio, Halloween III: Season Of The Witch, a firma di Tommy Lee Wallace, neanche l’ultimo arrivato. Visto che è lui a firmare Max Headroom, serie folle e visionaria degli anni 80, e che fino ad oggi era l’unico capitolo della saga a non presentare una storia inerente il personaggio principale, ovvero proprio Myers.
Fino ad oggi, perché Green compie un gesto analogo nel suo film. Che diventa un apologo dai contorni kinghiani, un’iterazione che si muove in uno spazio altro, potremmo dire autoriale, indipendente, in cerca di confronto con il cinema mainstream.
Halloween Ends potrebbe essere lo slasher che si porta al Sundance e che vuole sovvertire i termini tra prodotto d’autore e prodotto commerciale: quello che tiene il protagonista iconico (il serial killer con la maschera) fuori campo per parlare dichiaratamente e lucidamente dell’America moderna più paranoica e giustizialista. Per essere insomma un horror politico, come profondamente lo era l’Halloween di Carpenter.
In questo senso -che è l’unico senso nel quale può leggersi questo film anomalo, monstre nella durata, impensabile in quello che rende visibile- Halloween Ends è un parassita che si incista nel cinema di grosso consumo, lo assorbe e lo usa, lo cavalca per iniettare massicce dosi del suo nucleo genotipico. E diventa così un’opera punk, sgangherata ma forzuta, che mette da parte Michael Myers lasciandolo sullo sfondo per permettere ai veri protagonisti di riflettere su sé stessi e sul mondo che li circonda; che vuole ripensare il franchise e renderlo finalmente libero, pronto ad essere indossato di nuovo a prendere altre forme.
Proprio come quella maschera logora, bruciata, insanguinata, dimenticata su un tavolo. Pronta ad essere riutilizzata.
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