Nella sezione più in linea con il cinema d’avanguardia all’interno della Festa romana nr. 17, La divina cometa si presenta come una delle proposte più originali ed eccentriche di Freestyle, costituendo il ritorno al cinema di un apprezzato artista come Mimmo Paladino, trascorso oltre un quindicennio dal suo apprezzato ed avanguardistico Quijote.
Nonostante ci si trovi dinanzi a un’opera non proprio alla portata di ogni fruizione, il film di Paladino vanta un cast di nomi eccezionali, che annoverano nel nutrito cast attori del calibro di Toni e Peppe Servillo, Nino D’Angelo, Alessandro Haber, Sergio Rubini, il cantautore Francesco De Gregori, Giovanni Esposito, Cristina Donadio.
Che c’azzecca Dante col presepe napoletano?
Già nel titolo il lavoro appassionato ed eccentrico dell’artista Mimmo Paladino tenta di coniugare l’arte della rappresentazione della natività con i versi, i personaggi, e le vicissitudini narrate dal Sommo Poeta nei Canti dell’Inferno.
Lo scopo finale è omaggiare l’arte in tutte le sue sfaccettature.
“-Papà, ma nel presepe ci può stare anche Dante?
-Figliolo, nel presepe ci può stare chiunque.”
L’arte vista e rappresentata come una serie di doni che tre, anzi quattro magi improvvisati e dalle idee un po’ confuse circa la strada da intraprendere, si prodigano a compiere per salvaguardare uno scibile umano prezioso e in pericolo di essere sperperato, dimenticato, non compreso.
Nel frattempo una famiglia vaga tra paesaggi tipici di un Sud Italia bello e povero, alla ricerca di un numero civico che non a caso trova il numero 25 come destinazione finale.
In mezzo a questo viaggio, ecco che accorrono personaggi danteschi come Paolo e Francesca, Virgilio, il Conte Ugolino e personaggi storici come l’eretico Giordano Bruno.
E se i magi si moltiplicano perché l’arte non si limita ad includere poesia, pittura e teatro, ma si apre alla musica (ben rappresentata da Francesco De Gregori e il suo fedele compagno asino), ecco che il concetto di nulla si rivaluta alla stregua di un dono che, pur nella sua inevitabile inconsistenza, permette di includere ogni cosa del creato.
“Essere vuoti ti riempie di sostanza. Essere vuoti è tutto”
Mimmo Paladino compone un presepe che intende omaggiare l’arte in tutte le sue nobili e sfaccettate forme, senza esclusioni o preclusioni di sorta.
Ne scaturisce un film eccentrico ma suggestivo che, come in un presepe, riesce ad unire avanguardia e tradizione senza preoccuparsi di azzardare accostamenti che sembrerebbe altrimenti incauto tentare di incanalare in uno stesso teatro rappresentativo, senza correre il rischio di uscire fuori tema.
Del resto l’arte è spesso azzardo e il genio dell’artista permette di coniugare sacro e profano all’interno di un mondo che si nutre di realtà e fantasia, senza preoccuparsi troppo di rivelarsi opportuno o pertinente.