Ci sono Professori e professori. Fabrizio Natalini rientrava di diritto nel gruppo dei Professori, con la P maiuscola, per aver dato realmente lustro alla professione, mettendo passione in quello che insegnava.
Non lezioni soporifere e polverose, ma vivaci, genuine (evidenziate dal suo parlare papale papale in romano), e infatti moltissimi studenti hanno apprezzato questo suo approccio amichevole, lontano dal noioso accademismo.
Per non parlare degli esami, in cui lasciava lo studente di turno parlare a ruota libera, sempre che rimanesse in argomento. Un metodo molto socratico, si potrebbe definire.
Poi, se eri uno studente zoppicante nella storia del cinema, ma vedeva che ci mettevi passione ed eri una persona spontanea, ti trattava come un amico, ti dava consigli; e se poteva, ti aiutava. Molti degli studenti lo chiamavano direttamente per nome, e a lui faceva piacere.
Natalini era uno dei massimi esperti di Ennio Flaiano. Per lui era quasi una “ossessione”; scrisse infatti diversi saggi/articoli su di lui, oltre al fondamentale libro “Ennio Flaiano – Una vita nel cinema” (2005).
Quando era nella fase di scrittura di un libro, era meticolosissimo nelle ricerche, leggendo e valutando tutto quello che era stato scritto sull’argomento in esame. Rompeva le scatole a tutti gli archivisti.
Io una volta mi sono ritrovato in mezzo a una di queste “tormentose” ricerche. Era per Un amore a Roma (2010), in cui analizzava approfonditamente il film di Dino Risi, che lui riteneva pellicola sfortunata, accolta male a suo tempo e presto dimenticata. Teneva talmente tanto a questo film, che considerava l’altra faccia de La dolce Vita, che fece ricerche di materiali fino all’ultimo giorno prima della messa in stampa del volume; e infatti il libro è una miniera di informazioni. Dino Risi (1916-2008) avrebbe certamente apprezzato.
La mia conoscenza con lui, e la breve “collaborazione” seguente, non avvenne perché io ero un suo studente, ma solo perché aveva “sentito parlare di me”. Voglio precisare: non per eccezionali qualità di studente, ma semplicemente perché a quel tempo ero un discreto ricercatore, e qualche argomento di cinema lo conoscevo. In ogni modo, non lo chiamai mai per nome, ma sempre Professore.
Non fui suo studente, per una questione di piano di studio, ma accettò di essere il correlatore della mia tesi, quella riguardante la parte cinematografica.
Mi diede carta bianca… anzi, di più. In quei mesi, mi fece una caterva di malleverie per poter visionare gratuitamente, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, i film che mi servivano per la tesi. Lesse la tesi solo alla fine, e mi fece soltanto un piccolo appunto su un film, che non avevo citato: Mio padre monsignore di Antonio Racioppi. Forse adesso posso anche dirlo: spesse volte ha rabbonito la mia correlatrice, che non amava (eufemismo) il mio modo di lavorare.
Laureatomi nel 2012, mi allontanai dall’università, ma molto sporadicamente rimanevamo in contatto. Nel novembre del 2015 mi chiese se potevo fare ai suoi studenti un paio di lezioni su Sergio Citti. Ricordo due cose di quei lontani (mis)fatti: quando chiese all’ex Preside Rino Caputo se si ricordava di me (e lui fece di sì, facendomi preoccupare), e quando in quelle due lezioni, dove io cercai di usare il suo stesso metodo amichevole d’insegnamento, era stra-contento che gli avessi portato su pennetta due opere introvabili (“Roberto, tu vai avanti a spiegare, che io intanto mi scarico queste cose”).
Un ultimo aneddoto, che riguarda gli studenti zoppicanti (ma che si definiscono cinefili). Il Professore, prima d’iniziare l’anno accademico, dava agli studenti un questionario, per valutare il loro livello di cultura cinematografica. Assistetti a uno di questi test (era febbraio 2012, secondo semestre), e quando Natalini finì di consultare tutte le risposte date, sconsolato benché ormai abituato, fece a me e a un mio collega di studi: “Molti hanno risposto che Quinto potere di Sidney Lumet è il seguito di Quarto potere di Orson Welles”
Roberto Baldassarre
È difficile non commuoversi davanti al ricordo del Professore.
Quando ero una studentessa non potei frequentare il suo corso e, dovendo dare l’esame da non frequentante, contattai il Professore. In pochi minuti mi rispose non solo dandomi del “Tu” ma consentendomi di avere accesso a tutto il materiale messo a disposizione ai solo studenti frequentanti. Poi, arrivò l’impensabile, mi disse :«Aggiungimi su facebook… per qualsiasi cosa mi scrivi».
Impensabile per una persona timida come me chiedere “amicizia” virtuale a un Docente. Eppure, da quel momento, iniziammo a scambiarci aneddoti, immagini su Roma nel cinema.
Era questo Fabrizio Natalini. Un pozzo cinematografico. E non solo. Bastava scorrere la sua pagina per leggere e vedere l’importanza che la settima arte aveva nella sua vita. Quante parole, ben scritte, quanta saggezza in un Professore che non hai dimenticato di essere prima di tutto un uomo. Perché il Prof! (nei nostri messaggi l’ho sempre chiamato così) oltre a saper insegnare, sapeva che ogni studente aveva un potenziale. Disponibile, entusiasta e appassionato. Rendeva unica ogni mente che si affacciava nella sua aula.
Quando arrivò il momento della tesi domandai al mio Relatore, Luca Mazzei, se potesse essere Fabrizio Natalini il co-relatore. Ovviamente il professore accettò, e Natalini, oltre a leggere in poco tempo ciò che inviavo, alimentava la mia sete di conoscenza spingendomi sempre più a cercare informazioni.
Ricordo l’abbraccio nel giorno della laurea, ricordo gli scambi epistolari di immagini e citazioni. E ricordo, con affetto, quando mi offrii di aiutarlo nei suoi lavori e mi chiese di verificare la sceneggiatura de Nell’anno del Signore di Luigi Magni. Un lavoro fatto con devozione per restituirgli, in qualche modo, tutto quello che mi aveva dato come studentessa e persona.
Un’esperienza indimenticabile, leggere la sceneggiatura e confrontarla con la versione finale. Nel tempo libero aprì una sua pagina youtube, Roma nel cinema, in cui vi è parte della sua devozione alla città e ai luoghi che l’hanno resa protagonista anche nel mondo che più amava.
Il giorno in cui ho appreso la notizia, gratitudine e solitudine si sono fatte avanti. Non ci sarà più un Fabrizio Natalini ma, forse, noi che stiamo provando ad emularlo, possiamo amare i nostri studenti proprio come ha fatto lui.
Simona Grisolia
Bibliografia di Fabrizio Natalini :
Ennio Flaiano, Una vita Nel cinema, 2005
Un amore a Roma, dal romanzo al film, 2010
Luigi Magni e Roma tra cinema, storia e cultura popolare, 2021