‘Il peggior lavoro della mia vita’, il film con Gérard Depardieu al cinema dal 24 marzo
Gérard Depardieu non basta a salvare l’intero film. Il peggior lavoro della mia vita è al cinema dal 24 marzo distribuito da Notorius Notorious Pictures.
Il peggior lavoro della mia vita è al cinema dal 24 marzo distribuito da Notorious Pictures.
Il peggior lavoro della mia vita, la storia
Il film racconta le vicende di Milann Rousseau, un ragazzo inetto di natura che non è mai riuscito a prendere in mano la sua vita. Tutto però cambia quando, pur di non andare in prigione, viene costretto a compiere 300 ore di servizi sociali in una casa di riposo, instaurando un legame profondo con alcuni degli ospiti presenti all’interno della struttura.
Il peggior lavoro della mia vita, la recensione
Guardando i primi istanti del film per un attimo il nastro dei ricordi era tornato indietro nel tempo. Noi, svogliati e incapaci di alzarci dal letto per una sorta di accordo implicito con la gravità che proprio al mattino, tra le 7 e le 8, aumenta di botto la sua forza. A un certo punto arriva il momento di alzarsi, ma per Milann Rousseau (Kev Adams) non è mai arrivato. La sua vita, bisogna dirlo, ci ha messo lo zampino, ma almeno l’ amico – con cui condivide la casa – ha messo la tesa a posto affrontandola giorno dopo giorno. Lui no. Steso sul divano con davanti a sé l’unico oggetto che abbia davvero un valore: la Playstation. Quei pochi sforzi portano solo guai, con il carcere pronto ad attenderlo. Per evitarlo deve sacrificare la sua scarsa preparazione e imboccarsi per una volta le maniche in una casa di riposo. Anche perché di scelte non ne ha proprio.
La solitudine non ha età
Il peggior lavoro della mia vita, diretto da Thomas Gilou, inizia con un buon ritmo, sfruttando i meccanismi impliciti della commedia. I tempi, le battute, lo humor che molto spesso si sono visti in alcuni film francesi come Quasi Amici strappano dei sorrisi, pur mantenendo in certi casi la linea drammatica che prima o poi emergerà fino a mescolarsi alle parti comiche. Nel caso di questa storia, emerge una solitudine che non viene subito mostrata al pubblico.
La prima parte viene usata per delineare la cornice del racconto, le ritualità dentro la casa di riposo e i primi screzi tra gli ospiti e il povero Milann. In pratica, non viene mai data l’occasione per potersi parlare, e in un certo senso fino a metà del film tutto questo ha un suo senso. Lui non vuole minimamente saperne di relazionarsi con loro, e la cosa inizialmente era reciproca per via dei suoi comportamenti al limite della maleducazione.
Un buon Depardieu non basta
I punti dolenti però arrivano nella seconda parte della storia, quando invece la narrazione prende una piega del tutto diversa da quella iniziale. Tutti cominciano ad aprirsi al ragazzo, comprendendo la sua situazione e il suo passato non proprio idilliaco già da bambino.
Ma il film prosegue per una direzione opposta, continuando in maniera forzata a proporre sketch che alla lunga perdono il loro appeal (soprattutto quella con i due anziani in camera da letto), e rifiutandosi di lasciare la parola ai vari personaggi che ruotano attorno a Milann. Il peggior lavoro della mia vita sarebbe stato un ottimo ibrido se non fosse per alcune scelte di scrittura che non hanno valorizzato appieno il senso di tutto il film. E in questo caso, pure Gérard Depardieu, che poteva avere un ruolo di co-protagonsita importante, deve purtroppo arrendersi al secondo round.
Il peggior lavoro della mia vita, Cast
Kev Adams
Gérard Depardieu
Daniel Prévost
Mylène Demongeot
Jean-Luc Bideau
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